Ambiente
La noia del solito design elettrico abbattuta dalla “cortina di ferro”
La “guerra calda” e le sue tragedie erano terminate e la voglia di riprendersi la vita muovendosi, inventando ed osando con la tecnologia che si faceva avanti era incontenibile.
Apparire, distinguersi ed innovare dopo un periodo di oppressioni e di brutture, l’unica via per risalire la china di un’europa disincantata con una grande voglia di vita. L’azienda Čezeta ne è protagonista.
Pur essendo un tecnico, appassionato e coinvolto in tanti progetti e prototipi, questa volta non ho voglia di annoiarvi con la classica recensione di uno scooter elettrico, ci sono colleghi molto più in gamba che fanno recensioni eccelse piene di dati e comparazioni.
Il Čezeta 506 mi ha travolto in tutto e per tutto alla vista, pur non avendo vissuto gli anni in cui questo razzo progettato da un corridore motociclistico ingegnere vide la vita parallelamente alla Vespa che nel mio paese imperversava, mi sento legato ad un periodo che ha regalato al mondo la voglia di ripartire.
All’epoca la repubblica cecoslovacca era il più grande produttore di moto, l’essenza della libertà. Si sbirciava oltre quel muro tra est e ovest per prendere ispirazione dagli stili, il muro come un tappo che deve cedere all’acqua frizzante che spinge sulle pareti e comprime la voglia repressa di libertà ed esplorazione: ecco che il “maiale” come viene soprannominato a Praga vince l’Expo del 1958 ma segna anche un nuovo passaggio grazie alla sua qualità costruttiva, quel passaggio che coinvolge preparatori, designer, ingegneri che stravolgendo i tecnicismi lo trasformano in sidecar, roulotte, mezzo da trasporto trailer, fuoristrada, minivan….
Gli anni ’50 sono stati magnifici, ma c’è anche da dire che ubriachi di libertà, i nostri genitori persero di vista la sobrietà dell’efficienza, lanciandosi in un periodo di consumismo sfrenato e sfruttamento energetico senza precedenti che oggi ci ha regalato l’infausto onere di ripulire dopo la festa: cambiamenti climatici e migliaia di pratiche scorrette e sopratutto abitudini errate, tramandate a molti della nostra generazione.
I nostri genitori sono ancora li, spesso in ruoli che permetterebbero loro di dare una svolta, ma ancora non sono del tutto sobri ed ecco che forse l’innovazione ce la porta una delle aziende che di quel periodo ha usato il successo di un’idea innovativa.
Questa voglia di innovare, osando, ritorna ancora oggi a spezzare la monotonia di motorini carenati con la plastica, di stili molto simili tra loro, quasi noiosi per quanto efficienti e silenziosi, ma ognuno clone di un’altro. Con l’elettrico si può osare, lo dice chi nel 2011 viaggiava su una Delorean elettrica, la prima al mondo: l’elettrico stravolge senza distruggere e accompagna un’azienda con 60 anni di storia verso il 2020 nel migliore dei modi.
Tantissime startup nascono e nasceranno per proporre mezzi a due ruote elettrici, con interfacce digitali e app, intelligentissimi ma forse dallo scheletro fragile: se Čezeta lo avesse fatto, avrebbe forse perso una parte del suo fascino ultra sessantenne. Ed invece ha innovato senza stravolgere, e sta bene la frase di Neil Eamonn Smith di Čezeta “Anche se non compri uno dei nostri Čezeta elettrici, almeno compra una moto elettrica e non un’auto elettrica – scusa, Elon 🙁 “, chiede scusa ad Elon, ma con una grande verità: le nostre città meritano due ruote efficienti e belle da vedere, non c’è più spazio per fumo e carrozzerie enormi, largo alle due ruote.
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