Ambiente
La Grande Barriera Corallina lotta per non scomparire
A causa dei continui e pericolosi cambiamenti climatici il 98% dei coralli è stato sbiancato dal calore eccessivo
La Grande Barriera Corallina, considerato il sistema di coralli più esteso ed importante al mondo, rischia di perire per i troppi ed allarmanti cambiamenti climatici degli ultimi vent’anni.
Infatti, una percentuale di coralli pari al 98% ha subito uno sbiancamento per il caldo anomalo impossibile da dominare.
La prestigiosa rivista australiana “Current Biology” ha pubblicato una recente ricerca a cura di diversi esperti del luogo, che evidenzia una situazione molto compromessa e che rischia di peggiorare sempre di più, fino a volgere al peggio.
L’esiguo 2% della Grande Barriera Corallina che, per il momento pare, essere scampato a questo fenomeno distruttivo, sembrerebbe aver iniziato il suo declino causato dai continui cambiamenti climatici a partire già dal 1998 e raggiunto, poi, picchi ancora più gravi e preoccupanti negli ultimi anni.
Sono state tre le ondate di calore più massicce e nocive che hanno sbiancato numerosissimi coralli, precisamente nel 2016, 2017 e 2020, appesantendo ancor di più l’agonia di questi preziosi abitanti dei fondali marini.
Il sempre più crescente innalzamento del livello di riscaldamento globale che, fino ad oggi, non è risultato possibile riuscire a contrastare in maniera radicale e risolutiva, traccia una prospettiva per nulla incoraggiante per la sopravvivenza della Grande Barriera Corallina.
Cosa ha determinato in particolare lo sbiancamento dei coralli?
Ciò che ha determinato il drammatico scolorimento dei coralli è imputabile soprattutto all’aumento della temperatura delle acque oceaniche, che ha generato una espulsione di alghe simbiotiche che sono atte a conferire il colore al corallo ed a nutrirlo soprattutto.
A fungere da nemico per il sistema corallino in questione, non è solo il caldo anomalo, quanto il verificarsi, anche, di sempre più frequenti eventi atmosferici avversi,come i cicloni, e la proliferazione della cosiddetta “Stella di mare”, propriamente denominata –Acanthaster viola– che influisce negativamente sul tasso di inquinamento e cosa ancora più devastante, divora i coralli.
Nell’inerzia generale, a causa dell’inquinamento selvaggio messo a punto dall’uomo e dalle sue forsennate attività produttive, il rischio concreto di veder scomparire definitivamente una risorsa di tale pregio e bellezza, è tutt’altro che remoto. Con le temperature destinate ad aumentare ancora, i coralli, perdendo il loro colore naturale, metteranno a rischio anche la sopravvivenza di molte specie marine che popolano le nostre distese salate da tempo immemore. Gli ecosistemi destinati a scomparire potrebbero essere molti di più di quelli che crediamo.
L’Università di Barcellona attraverso il dipartimento di Ricerca delle biodiversità e l’Istituto di Scienze Marine, in uno studio di fresca divulgazione, ha palesato come vi sia stata una riduzione che oscilla tra l’80% ed il 90% della biomassa di coralli presente nel Mar Mediterraneo, ed in alcune aree particolari, addirittura si è assistito alla distruzione totale dei diversi tipi di coralli dislocati nei fondali marini.
Quello che gli studiosi spagnoli hanno registrato, analizzando l’aria marina di Scandola, sull’isola della Corsica, mette in risalto la morte di due particolari specie di coralli: la Gorgonia rossa Paramuricea clavata, ed il corallo rosso Corallium rubrum che, dall’anno 2003 fino ad oggi, sono state considerate estinte a livello funzionale, proprio a causa delle ondate di caldo infernale verificatesi rispettivamente nel 2009, 2016, 2017 e2018.
Lo stesso Joaquim Garrabou, esperto del gruppo di ricerca succitato, ha affermato che, la drammatica scomparsa di sempre maggiori specie di coralli, di fatto, equivale ad un aggravarsi disastroso della crisi climatica che attanaglia tutto l’universo marino ed i suoi tesori.
Le emergenze ambientali continuano a moltiplicarsi esponenzialmente e non lasciano presagire nessuna inversione di tendenza che conduca ad epiloghi favorevoli, in grado di preservare ecosistemi marini e non. E, l’indubbia responsabilità di una devastazione tanto scellerata, non può essere addebitata a nessun altro se non a noi stessi, che delle immense risorse posteci a disposizione per abitare la Terra, siamo riusciti a farne pedine sacrificabili per i nostri squallidi e mortiferi interessi.
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