Ambiente

La difesa passa dalla cura del territorio

29 Ottobre 2017

L’Italia spende per la difesa 23,4 miliardi di euro all’anno. Una cifra mastodontica per noi comuni mortali, abituati a conteggiare anche i centesimi per riuscire a far quadrare il bilancio familiare a fine mese, ma una cifra ancora troppo bassa secondo chi vorrebbe un paese più militarizzato e più attivo sui fronti geopoliticamente più caldi. Spendiamo 23,4 miliardi di euro per navi da guerra, F-35, carri armati e ammennicoli vari, eppure quando la “vera difesa” chiama non siamo in grado di rispondere in modo sufficientemente efficace.

Un chiaro esempio? Eccolo servito!

Le montagne del Piemonte sono un incendio unico da ormai dieci giorni. Dalla Valle di Susa alla Valle dell’Orco, passando per il Cuneese e il Pinerolese, le fiamme stanno devastando ettari di boschi, mettendo in pericolo i residenti e costringendo all’esodo forzato la popolazione animale che li abita. Il tutto è dovuto principalmente all’anomalia climatica e precipitativa di questi ultimi mesi, che ha contribuito a rendere la vegetazione particolarmente secca, e dall’azione del vento di foehn, che ha favorito la propagazione dei focolai, contrastando l’azione delle squadre di spegnimento (le uniche a mettere in atto, effettivamente e in modo valoroso, la difesa), composte da Vigili del Fuoco, da volontari AIB e dal supporto aereo di canadair ed elicotteri. È necessario inoltre spezzare una lancia in favore dei Carabinieri e delle forze di Polizia, operanti nelle zone in pericolo, che stanno facendo di tutto per assistere la popolazione locale.

Dell’esercito nemmeno l’ombra. La Protezione Civile (secondo quanto riportano i quotidiani locali) vorrebbe la presenza delle Forze Armate almeno in qualità di deterrente contro piromani e sciacalli, ma finora non ne è stata confermata la presenza. Stesso discorso di mancanza di truppe e mezzi vale per il supporto aereo dei canadair. Un aeroplano anti-incendio sarebbe in arrivo dalla Croazia, per operare nella zona di Locana, in valle Orco, al momento la situazione più critica, mentre i pochi velivoli della nostra flotta stanno lavorando senza sosta in tutte le altre aree in cui le fiamme continuano a prendere vigore.

Eppure spendiamo 23,4 miliardi all’anno per la difesa della Patria, ma al primo sussulto della natura la Patria è in pericolo e ci accorgiamo che con gli F-35 non possiamo spegnere gli incendi e che con i sottomarini non siamo in grado di spalare il fango. Ci accorgiamo che se finanziassimo maggiormente i Vigili del Fuoco e comprassimo qualche canadair in più forse sarebbe più utile per il Paese, anziché sperperare un patrimonio in spese militari di fatto del tutto inutili. Ma soprattutto ci rendiamo contro che servirebbe un investimento continuo e meticoloso nella prevenzione delle catastrofi naturali; sarebbe necessario mettere in sicurezza il territorio, costruire argini resistenti, pulire i boschi, dragare i fiumi, finanziare le costruzioni antisismiche. Il tutto sta nel valore che diamo al termine “difesa”, se un significato puramente militare o se una visione d’insieme rispetto alla tutela della popolazione Quando lo capiremo però sarà ormai troppo tardi e saremo costretti a fare la conta dei danni della nuova calamità naturale tra le lacrime, ignorando quanto avremmo potuto realizzare prima se i finanziamenti fossero stati dirottati dove sarebbero stati davvero necessari. Purtroppo però la politica è assordata dal rombo degli F-35 e l’Italia continua ad essere in pericolo.

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