L'iter per aprire un impianto di energia rinnovabile può durare da molti mesi a molti anni

Ambiente

In Italia è più facile aprire una sala slot che ottenere le autorizzazioni per un impianto solare

Il paradosso kafkiano delle rinnovabili

21 Marzo 2025

Negli Stati Uniti, in alcuni Stati, comprare un’arma da fuoco è questione di minuti. Presenti un documento, viene controllata la fedina penale e, se non hai precedenti, puoi uscire con un fucile d’assalto lo stesso giorno. Tempo medio: meno di un’ora In Italia, aprire un casinò richiede al massimo tre passaggi: una richiesta all’Agenzia delle Dogane, una verifica dei requisiti e, se tutto è in regola, il via libera. Tempo medio: 3-6 mesi Ma se vuoi costruire un grande impianto fotovoltaico o eolico, per produrre energia pulita, devi prepararti a un’attesa di 3, 5, persino 14 anni. Perché? Perché il sistema è una giungla di enti, permessi, vincoli, ricorsi e opposizioni locali. Vediamo nel dettaglio l’intero iter.

Una corsa a ostacoli: i passaggi per realizzare un grande impianto fotovoltaico o eolico in Italia

Fase 1 – Studio di fattibilità e progettazione preliminare

  • Analisi del sito e valutazione economica.
  • Primo contatto con il Gestore della Rete Elettrica per la connessione.
  • Durata: Variabile (da pochi mesi a un anno, a seconda della complessità).

 Fase 2 – Presentazione delle richieste e iter autorizzativo

Se l’impianto è grande – Autorizzazione Unica (AU)

  • La richiesta viene presentata alla Regione o Provincia delegata.
  • Viene indetta una Conferenza dei Servizi, coinvolgendo molti degli enti già elencati in seguito. La composizione varia in base alla localizzazione e alle caratteristiche del progetto, includendo quelli con competenza diretta sull’autorizzazione.
  • La legge prevede 90 giorni, ma raramente vengono rispettati.
  • Tempo reale: dai 2 ai 5 anni.

Fase 3 – Valutazioni ambientali e altri vincoli

  • Se necessario, avvio della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA).
  • Coinvolge ARPA, Sovrintendenze, Enti Parco, Autorità di Bacino.
  • Tempo reale: da 6 mesi a 3 anni.

Fase 4 – Possibili ricorsi e il ruolo dei “Comitati per il No”

  • Comitati locali e associazioni possono presentare ricorsi al TAR, bloccando il progetto per anni.
  • L’effetto Nimby (“Not In My Back Yard”) si manifesta in ogni regione: le rinnovabili vanno bene, ma “non vicino a casa mia”.
  • Alcuni comitati nascono da reali preoccupazioni, altri vengono cavalcati da interessi politici o economici.
  • Tempo reale: fino a 14 anni (caso reale: impianto eolico offshore di Taranto).

 Fase 5 – Costruzione dell’impianto

  • Una volta ottenute tutte le autorizzazioni, la costruzione di un impianto richiede circa 1 anno.
  • Paradosso: il problema non è la realizzazione fisica, ma l’attesa infinita prima di iniziare.

Tutti gli enti coinvolti: una folla di decisori e blocchi

Ecco l’elenco completo dei soggetti che possono intervenire nel processo:

  1. Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE)
  2. Regioni e Province Autonome
  3. Province e Città Metropolitane
  4. Comuni
  5. Soprintendenze Archeologia, Belle Arti e Paesaggio
  6. Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale (ARPA)
  7. Aziende Sanitarie Locali (ASL)
  8. Autorità di Bacino Distrettuali
  9. Enti Parco e Aree Protette
  10. Gestore dei Servizi Energetici (GSE)
  11. Terna S.p.A. (Gestore della rete di trasmissione nazionale)
  12. Distributori Locali di Energia Elettrica
  13. Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA)
  14. Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (per aspetti fiscali)
  15. Comitati Locali e Associazioni Ambientaliste (opposizioni e ricorsi)
  16. Tribunali Amministrativi Regionali (TAR) (contenziosi e blocchi)

In caso di impianti eolici offshore:

  • Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (per concessioni marittime)
  • VIA statale (iter ancora più lungo rispetto agli impianti a terra)

Il costo invisibile della burocrazia: quanto costa davvero un impianto prima ancora di nascere?

Abbiamo milioni di ettari di terra inutilizzati. Abbiamo le tecnologie. Abbiamo gli investitori pronti.
Eppure, per installare pannelli solari o pale eoliche, si aspetta più che per comprare un’arma negli USA o aprire un Casinò in Italia.

E anche la resistenza sociale: il Paese dei “Comitati per il No” blocca ogni innovazione, nascondendo il problema dietro finti ambientalismi. Tutto va bene, basta che non sia “qui”.

Tempo medio per un grande impianto in Italia: da 3 a 5 anni per il fotovoltaico, fino a 14 anni per l’eolico offshore.

E poi ci sono i costi. Quelli di cui nessuno parla.

Costruire un impianto fotovoltaico o eolico in Italia non è solo questione di ottenere un permesso: è un’attesa infinita che si paga a caro prezzo. Ogni anno trascorso tra uffici e conferenze dei servizi significa denaro bruciato, risorse ferme, capitali bloccati. Prima ancora di posare un solo pannello solare o montare una pala eolica, un’azienda deve sostenere costi che in alcuni casi arrivano a milioni di euro.

Per un progetto di media grandezza, tra studi di fattibilità, consulenze legali, spese per valutazioni ambientali, iter autorizzativi e oneri finanziari, si può facilmente superare il 5-10% dell’investimento totale, ovvero centinaia di migliaia di euro per piccoli impianti e milioni per quelli più grandi.

E poi c’è il tempo. Un cantiere può nascere in un anno. Ma se il progetto è bloccato per 3, 5, 10 anni, i costi lievitano, gli investitori si stancano, il mercato si sposta altrove. La Spagna e la Germania corrono. L’Italia attende, impantanata in un gioco perverso di carte bollate.

Domanda finale: La transizione ecologica è un progetto serio o una scusa per convegni e dichiarazioni di facciata? Quanti investitori siamo disposti a perdere prima di capire che il tempo è denaro, e che in Italia l’energia pulita costa troppo già prima di essere prodotta?

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