Ambiente

Turisti in fuga da Ischia, troppo bella ma senza misure di sicurezza

22 Agosto 2017

Stiamo scappando da Ischia dopo il terremoto del 21 agosto. E non per il sisma, ma per l’irresponsabilità di tanti ischitani. A ora il bilancio delle vittime è di due morti, 37 feriti e un numero di dispersi imprecisato. E potrebbe facilmente salire, nonostante la “bassa” magnitudo: solo 4.0. Com’è possibile?Ma andiamo con ordine: erano le 21.57, eravamo a cena, mia madre ed io, sulla terrazza altezza suolo di un rinomato hotel 4 stelle a Forio d’Ischia e la terra si mette a tremare. Un boato si alza dal mare. Salta la luce; i clienti urlano. I secondi di scosse e paura sembrano durare ore.

Poi tutto tace. Dopo un po’ torna la luce. Cerchiamo di mantenere tutti la calma e ci rifiutiamo di entrare nell’hotel finché non scopriamo che la magnitudo è solo 3.6 (ma è solo una prima stima: più tardi sarà innalzata a 4) e che l’epicentro è dall’altra parte dell’isola. Sul momento non si contano danni a persone o cose e così ci tranquillizziamo e decidiamo di andare in camera.

Ed è qui, paradossalmente, che iniziano i problemi. Chiediamo ai camerieri se la struttura è sicura. Uno non risponde; un altro prima cerca di cavarsela con una battuta, poi, alla nostra insistenza, ci dice che il palazzo è degli anni ’80, costruito prima delle norme antisismiche, che derivano dal grande terremoto dell’Irpinia: “Ma l’edificio è sopravvissuto proprio a quel sisma, per cui state tranquille”. E invece non mi sento per nulla rassicurata: di fatto non ci è stata data alcuna garanzia.

Entriamo nella nostra stanza. Mio padre e i miei fratelli sono in apprensione per noi. Mia sorella da Londra ci domanda: “Avete individuato l’uscita di sicurezza più vicina?”. Io guardo e mi accorgo per la prima volta (sono in questo hotel da tre giorni) che non c’è alcun piano antincendio: avete presente le mappe degli edifici incorniciate e appese sui muri con il classico “Voi siete qui” e la freccia verso l’uscita e accanto un estintore? Zero, e l’hotel ha almeno quarant’anni. Sembrerebbe che non abbia mai ricevuto un’ispezione.

Così improvvisamente mi torna in mente che in tre giorni non ho mai visto nessun uomo o donna in divisa a pattugliare le strade o le spiagge, precauzione che dovrebbe essere normalissima in una località turistica in piena alta stagione.
E mi ricordo anche della “navetta” dell’hotel che ogni giorno ci accompagna nel tragitto da e verso la spiaggia: un pulmino vecchissimo, omologato per 9, dove saliamo in 12 ogni giorno e dove, la volta che ho provato a mettere le cinture, l’autista mi ha detto: “Signora non c’è bisogno”, con un tono offeso, come se adempiere a una norma di sicurezza fosse come insinuare che lui non sa guidare.

Ecco, mi sono immaginata, cosa succede se c’è un’altra scossa forte mentre dormo in una struttura così o mentre sono sulla “navetta” senza cinture? Meglio rientrare e subito. E mia madre e io non siamo le uniche a pensarla così: ora in coda alla biglietteria del traghetto ci sono decine di persone in fuga come noi. È un bel danno economico per il turismo locale. Gli Ischitani sono giustamente orgogliosi della loro terra e consapevoli della sua unicità. Ma si rendono conto che ai turisti bisogna offrire sicurezza oltre che bellezza?

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