Ambiente

Il filtro elimina l’inquinamento: l’invenzione del chimico milanese under 35

14 Luglio 2017

Eliminare l’inquinamento dalle acque di falda contaminate da sostanze organiche si può. Come? Con un filtro speciale.

L’idea è di Andrea Chiodini, chimico industriale, che con il Centro Ricerche Eni per le Energie Rinnovabili e l’Ambiente di Novara, dove lavora dal 2008, ha vinto il premio messo in palio da Mit-Technology Review e dalla Bologna Business School destinato a giovani innovatori con meno di 35 anni. Chiodini ha sviluppato un innovativo sistema automatico per il disinquinamento delle acque di falda contaminate da sostanze organiche.

Classe 1983, nata a Cuggiono, in provincia di Milano, Chiodini oggi lavora nell’unità Process Technologies che collabora con l’unità Environmental Technologies. Dal 2013, dopo numerose attività di studio e ricerca, partecipa al progetto Oil Spills, e studia lo sviluppo di filtri idrofobici (o membrane) per la separazione selettiva delle fasi organiche dall’acqua e la loro applicazione in dispositivi automatici autonomi da adottare nella separazione dell’olio presente nell’acqua sotterranea nello sviluppo dei suoi sensori, attuatori e procedure.

Il chimico ha avviato così un processo innovativo ed ecologico per la rimozione di inquinanti organici che contaminano le acque sotterranee, mettendo a punto un progetto che gli è valso il riconoscimento prestigioso da Mit e Business School di Bologna.

Oggi, come ci spiega Technology Review, la rimozione di fattori di inquinamento organici insolubili nelle acque sotterranee si realizza per mezzo di  sistemi statici che pompano semplicemente miscele di acqua e inquinanti. La componente principale del liquido estratto è l’acqua che poi deve essere trattata come un rifiuto speciale prima di essere riutilizzata o smaltita.

Nel Centro di Novara è stata sviluppata una nuova generazione di filtri idrofobici formati da supporti di acciaio sinterizzato sui quali è depositato uno speciale polimero che rende la superficie idrofobica e lipofila, cioè impermeabili all’acqua, ma che permettono benzina, diesel, olio o altri idrocarburi di attraversarla. Il chimico è partito da qui. Vediamo il suo progetto.

Chiodini ha inventato e realizzato una serie di apparati automatici basati su questi filtri idrofobici in grado di eseguire l’estrazione in un modo rivoluzionario ed ecocompatibile, in autonomia totale dalla supervisione umana e senza sottoprodotti di acqua. I filtri costituiscono così il cuore dei dispositivi che, immersi direttamente nella falda contaminata attraverso un pozzo artesiano, recuperano e pompano in superficie la sola sostanza organica inquinante e non tutta la miscela olio-acqua. In questo modo si evitano numerosi trattamenti di separazione e smaltimento del liquido estratto che, secondo le normative, deve essere infatti interamente considerato come un rifiuto. Questo metodo può essere adottato in ogni area in cui l’acqua sotterranea è contaminata da idrocarburi ed è efficace su una vasta gamma di contaminanti: dal petrolio grezzo al diesel, dalla benzina al kerosene o agli oli leggeri.

Le sperimentazioni sul campo hanno dimostrato finora la selettività dei filtri in condizioni reali e l’efficacia del sistema automatico di disinquinamento, che è in grado di funzionare per più di venti giorni consecutivi. Dopo le prove effettuate in Sicilia nel 2014 e in Sardegna nel 2015, ora la terza generazione del dispositivo sta lavorando da mesi in totale autonomia presso un terzo sito in Sicilia, eliminando efficacemente le eventuali sostanze contaminanti presenti.

Andrea Chiodini e il gruppo di lavoro interdisciplinare di cui fa parte presso il Centro Eni di Novara stanno ora lavorando su ulteriori miglioramenti del sistema e della sensoristica del dispositivo automatico, di cui è prevista la produzione industriale e la commercializzazione. Il dispositivo si chiamerà “Eni Hydrocarbon Recovery” e sarà commercializzato con il marchio “e-HyRec”.

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