Ambiente

Il Cile brucia

29 Gennaio 2017

Nove morti finora, oltre 4000 sfollati e una intera area di 238mila ettari in fiamme. Sono questi i numeri dell’incendio più grande della storia della nazione. L’intera area centrale del Cile è coinvolta. Da Valparaiso, la splendida città poco più a sud di Santiago che ha dato i natali a Salvador Allende e Pablo Neruda, fino a Valdivia, a quasi 1000 km di distanza più a sud, alle porte della Patagonia, il Cile brucia. I numeri descrivono bene la gravità della situazione, e la quantità di vittime è stata contenuta – rispetto alla vastità dell’incendio – grazie alla tempestività delle forze intervenute: esercito, pompieri e volontari.

Stiamo parlando di un’area meravigliosa, fitta di boschi e vegetazione, dalla bellezza incontaminata. I distretti di Valparaiso, Araucania e la regione dell’O’Higgins sono tutte avvolte dalle fiamme. L’intera cittadina di Santa Olga è stata spazzata via e il fuoco lambisce i territori verdissimi e meravigliosi del parco nazionale di Torres del Payne. La situazione è gravissima. I danni sembrano ammontare, a una stima provvisoria, a quasi 40 milioni di dollari.

La Presidente cilena Michelle Bachelet conforta la nazione, sorvola l’area e chiede aiuto all’estero. Finora i suoi appelli non sono rimasti inascoltati. Sono stati ricevuti tempestivamente aiuti e macchinari dalla Russia e dagli Usa – in una inedita comunione di azioni. Come il jet Ilyushin Il-76 – inviato da Putin-, o il Boeing 747 SuperTanker – l’aereo cisterna più grande del mondo -, il cui affitto è stato finanziato dalla miliardaria cilena Lucy Ana Avilès.

Nonostante tutti questi sforzi però, l’incendio divampa da più di due settimane, e il fumo è visibile da Santiago a occhio nudo. In Italia la notizia non ha avuto la giusta attenzione, eccezion fatta per la copertura della pur bella scena di un reporter che si rifiuta di riprendere una famiglia disperata dopo aver perso la casa, perché “non si inquadra il dolore” (abbiamo molto da imparare dall’America latina).

Il lato peggiore di questa storia è che l’origine di tutti i focolai da cui è divampato l’enorme incendio sembra essere dolosa. Le fiamme, infatti, si sarebbero allargate in maniera innaturale rispetto ai venti e alla conformazione dei terreni. Venti persone sono attualmente trattenute e indagate, di loro quattro sono sicuramente responsabili. Tra loro, due sono ex funzionari dei pompieri. Rimangono ignote le motivazioni. Si inseguono, quindi, su internet i pareri apocalittici e le visioni distopiche. Il Cile non è immune dall’opinionismo internettiano fuoriluogo e di politicanti vergognosi, di fronte a una tragedia.

Chi desidera può rivolgere il suo aiuto – ovviamente e come sempre in questi casi: anche minimo – attraverso la rete di pagamenti internazionale Swift ai dati riportati qui sotto:

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