Ambiente
Greta Thunberg, l’Europa e la rivincita del nucleare
Sembrava un argomento chiuso, un’eredità pesante del passato, da chiudere un passo alla volta: l’uso dell’energia nucleare per la produzione di elettricità, dopo i disastri di Three Mile Island, di Chernobyl e di Fukushima, sembrava bandita per sempre dalle nazioni in cui per anni movimenti popolari hanno combattuto per impedire non sollo che questi impianti esplodessero, causando l’avvelenamento di intere regioni e la contaminazione di interi continenti, ma per fermare la crescita di scorie radioattive, per le quali non esiste alcun sistema sicuro di smaltimento, che vengono nascosti sottoterra, o gettati in mare, con il rischio di causare tragedie apocalittiche.
E invece ci risiamo. Sotto la spinta della necessità impellente di ridurre la quota di CO2 liberata nell’atmosfera, che sta sciogliendo i poli, aumentando il livello delle acque, pronte a sommergere intere nazioni, e che sta allargando i deserti ed aumentando in modo preoccupante le temperature, ovunque, anche nella parte d’Europa (soprattutto Italia e Germania) che, da anni, si è pronunciata contro l’energia nucleare, la lobby delle centrali inizia a crescere, presentando questi impianti come la soluzione più rapida ed efficiente ai problemi ambientali del pianeta. In alcune nazioni ci sono persino politici della sinistra storica e dei partiti che si definiscono ambientalisti che sono pronti a ridiscutere la questione – e tra costoro c’è anche l’icona Greta Thunberg.
A che punto siamo
Si è chiusa da pochi giorni, a Glasgow, la Conferenza delle Nazioni Unite (31 Ottobre – 12 Novembre 2021), COP26 sui cambiamenti climatici. Obiettivi: azzerare le emissioni nette a livello globale entro il 2050 e puntare a ridurre l’aumento delle temperature a 1,5°C nello stesso arco di tempo – e l’Unione Europea, entro quella data, intende divenire il primo continente a zero impatto sul clima[2]. Uno studio elaborato dalle società di consulenza Agora Enegiewende ed Ember, ha indicato che la produzione eolica, solare, idroelettrica e da biomasse ha soddisfatto nel 2020 il 38% del fabbisogno di energia elettrica nell’Unione europea (rispetto alla quota 34,6% del 2019), mentre il ricorso ai combustibili fossili è diminuito al 37%[3].
Da questo punto in poi, per arrivare a sostituire questo 37% con delle energie rinnovabili, il tempo a disposizione è estremamente scarso, anche perché due cose sono assolutamente certe: il bisogno di energia elettrica, di carburante per i trasporti e per il riscaldamento continuerà ad aumentare, e secondo la World Nuclear Association e le Nazioni Unite, la quantità di energia elettrica usata, già nel 2040, sarà il doppio di quella usata nel 2019, anche perché la popolazione mondiale aumenterà dagli attuali 6,7 miliardi ad oltre i 9 miliardi di abitanti[4].
La relazione annuale della IEA International Energy Agency conferma: non ce la faremo, non importa cosa venga promesso dai politici[5]. IRENA (International Renewable Energy Association), invece, sostiene che i due terzi dell’energia necessaria venga prodotta con il petrolio o il carbone[6], ed indica una “road map” per ottenere i risultati promessi per il 2050. Le condizioni necessarie sono:
a) una scelta politica comune a tutto il mondo, senza eccezioni, che capisca come l’investimento finanziario nell’energia rinnovabile non solo creerà un imponente sforzo, ma anche grandi risultati positivi a livello industriale, e diminuirà l’aumento (che già oggi si percepisce di anno in anno, di tragedia in tragedia) delle catastrofi naturali dovute al riscaldamento del pianeta[7];
b) promuovere l’uso di energia verde nei processi di trasformazione industriale – poiché, per costruire impianti di energia rinnovabile e metterli in funzione, si usano quantità crescenti di idrocarburi e di carbone, o di energia prodotta da queste fonti[8];
c) aumentare l’uso dell’energia elettrica nei trasporti, e non solo aumentando la quantità di autoveicoli elettrici, ma producendo elettricità verde per le ferrovie ed arrivando a produrre navi ed aerei ad elettricità – una sfida tecnologica ancor prima che industriale, per cui una scelta politica è necessaria ma non sufficiente, se non ci sarà al contempo uno sforzo comune degli Stati Uniti, dell’Unione Europea, della Cina e del Giappone nella ricerca scientifica e nella diffusione dei brevetti[9];
d) un impiego massiccio di risorse finanziarie a sostegno della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica che necessariamente prescinda dall’egoismo nazionale e che, pur garantendo proventi a chi produce la tecnologia, eviti i dazi e promuova la divulgazione globale delle nuove scoperte e dei nuovi procedimenti industriali[11];
e) un impegno globale per accompagnare questo sforzo con una divulgazione che permetta alla società di capire e partecipare consensualmente a questa ciclopica trasformazione: fallire significa avere da un lato l’occidente egoista, nel quale i consumi individuali aumentano e le rinunce all’energia fossile sono politicamente insostenibili, se non con una dittatura – e dall’altro popolazioni di milioni e milioni di persone che scappano dai territori devastati dall’aumento della temperatura, dalla distruzione delle fonti d’acqua e di approvvigionamento alimentare, dalle devastazioni derivanti dall’aumento del livello delle acque dei mari[12];
f) è necessario che costi e benefici della transizione energetica siano distribuiti in modo equo, senza penalizzare i paesi in via di sviluppo ma, al contrario, facendo in modo che questa trasformazione li avvicini finalmente ai paesi ricchi, salvi la loro agricoltura, implementi la loro produzione energetica e quindi la produzione industriale, e migliori, fino a portarla al livello di quella dei paesi occidentali, l’offerta di infrastrutture di welfare, a partire dalla sanità e dall’istruzione[13].
Qualora mancasse una sola di queste condizioni, secondo IRENA fallirebbe l’intero programma di Glasgow, ed il mondo verrebbe confrontato, già nel 2037, con un aumento vertiginoso della quantità di CO2 presente nell’atmosfera, un aumento medio di 2° della temperatura del pianeta, e danni irreparabili: tutto ciò produrrebbe una serie di catastrofi naturali di dimensioni finora sconosciute[14].
Greta Thunberg ed il blablabla globale
La ragazzina svedese, simbolo della protesta giovanile ambientalista, è stata costretta a prendere una posizione univoca. Il 25 ottobre del 2021, ai giornalisti che le chiedevano proposte costruttive, Greta Thunberg ha sostenuto che, oramai, gli argomenti contro il nucleare si riducono al fatto che è “estremamente pericoloso e costoso” e “che richiede tempo” per la realizzazione di nuove centrali[16].
Le grandi potenze la pensano come lei, a partire dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che sostiene che le 94 centrali nucleari attualmente attive in America sono “essenziali” per realizzare i traguardi stabiliti a Glasgow ed ammette che le cifre fornite dal Dipartimento Federale dell’Energia[17] siano corrette: per sostituire una centrale nucleare servono 3 milioni di pannelli solari o più di 400 pale eoliche[18]. Per questo motivo, già nell’aprile del 2021, annunciando un pacchetto di investimenti federali per la transizione energetica che costerà 2000 miliardi di dollari, aggiunge che la costruzione di nuove centrali nucleari è parte integrante del progetto[19].
La Russia sta realizzando fin dal 2007 un programma che prevede l’aumento della produzione di uranio a ritmi che toccano anche il 9% annuo, ma anche la costruzione di nuove centrali nucleari dell’azienda statale Rosatom in Russia, in Mongolia, in Kazakistan, in Ucraina ed in Uzbekistan[20]. Il 2 novembre del 2021, richiamandosi alle promesse fatte a Glasgow, il governo Cinese ha annunciato un piano di 440 miliardi di dollari per la costruzione di 150 nuove centrali nucleari[21], alcune delle quali in Africa o addirittura ai confini dell’Europa: in Gran Bretagna[22].
È di fondamentale importanza capire quale scelta farà l’Unione Europea, partendo dal presupposto che l’Italia ha rinunciato al nucleare decenni fa e la Germania, che è il paese più ricco e più industrializzato, ha deciso da 20 anni di chiudere le sue centrali entro la fine di dicembre del 2022[23]. Una decisione contestata soprattutto dai più giovani, che non hanno memoria delle catastrofi di Three Mile Island, di Chernobyl e di Fukushima, e non hanno la percezione dei danni a lungo termine di cui tuttora soffre il pianeta[24].
Greta Thunberg ed i suoi sostenitori ritengono che tutti gli accordi internazionali siano soltanto “blah-blah”[25], poiché finora non sono stati seguiti da un’azione visibile: una verità dolorosa ed incontrovertibile, dovuta agli interessi di partito di singoli movimenti nazionali, all’ignoranza dell’elettorato, ma anche alla complessità della questione, ovvero la necessità di trovare sistemi di produzione di energia “pulita” per quello che oggi è oltre un terzo della produzione elettrica ed energetica e che, nell’arco di un decennio, dovrà per lo meno raddoppiare – il che porta paesi come la Cina[26] e l’India ad affermare che, per loro, il 2050 è una data inconciliabile con la realtà dei fatti[27].
Ma non sono soltanto gli Stati nazionali a ripensare la loro politica sull’energia nucleare: nonostante la pretesa di neutralità, la Commissione Europea sarebbe preda degli stessi dubbi, come documentato da un report di Greenpeace[29], che mette in luce le strette relazioni che intercorrono tra il Joint Research Centre (JRC) – un centro di ricerca della Commissione europea, in teoria indipendente – e l’industria dell’atomo: l’inclusione del nucleare tra le attività da considerare green è stata fin dall’inizio nel lavoro uno dei temi più dibattuti della Commissione per definire i confini della definizione di economia sostenibile[30].
I forti interessi economici hanno spinto non solo nazioni per cui il nucleare ha già un notevole peso, come la Francia, ma anche alcune nazioni dell’Europa dell’Est, a promuovere forti pressioni sulla politica comune europea, con l’intento di far sì che questo comparto fosse incluso tra le attività considerate sostenibili[31]. In una prima fase, il TEG (Tecnical Expert Group) – il gruppo di esperti istituito dalla Commissione Europea per compilare la tassonomia delle fonti d’energia considerate “verdi”, ha espresso un parere negativo sul nucleare: non tanto per l’inquinamento causato dalle centrali durante la loro attività, quanto per la gestione delle scorie radioattive[32] Dopo intense sollecitazioni da parte delle lobbies a favore dell’atomo, recentemente la Commissione europea ha chiesto al TAG di riesaminare il dossier, aprendo così la strada al possibile inserimento del nucleare nella lista delle attività sostenibili[33].
Il nucleare oggi
L’impiego industriale dell’energia nucleare è iniziato negli Anni 50 del secolo scorso, dapprima con degli esperimenti negli Stati Uniti[35], e poi con l’entrata in funzione della prima centrale, quella di Obninsk, 100 km a sud di Mosca, nel 1954[36]: nel 1957, a Vienna, è stata istituita l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), che controlla lo sviluppo globale del nucleare[37]. In seguito alla catastrofe di Fukushima del marzo del 2011, la questione è più controversa che mai. Nel contesto UE, però, ciascun Stato membro è libero di scegliere il proprio mix energetico[38].
Nel mondo sono in funzione circa 440 centrali nucleari, disseminate in 32 Paesi, oltre metà delle quali ha più di 30 anni di età: l’energia nucleare rappresenta il 10% dell’energia prodotta a livello mondiale[39]. L’AIEA sostiene che fino al 2050 la parte di elettricità di origine nucleare continuerà a crescere in tutto il mondo: in diversi Paesi sono stati realizzati 53 nuove centrali e 118 sono in fase di costruzione o di progettazione, gran parte delle quali in Cina, India e Russia[40].
La ragione di questa proliferazione è stata, finora, l’instabilità dei prezzi del petrolio e del carbone, così come i problemi politici causati dalla dipendenza dai paesi produttori. L’aumento nei prezzi delle materie prime e, a cascata, dei prezzi dell’energia elettrica e del metano utilizzato nelle abitazioni, tocca i livelli più alti nell’area del Mediterraneo: in Italia, Spagna e Portogallo i costi sono già oltre i 200 euro per megawattora (MWh)[41]. Il gas usato dall’Unione europea proviene per circa il 90% dalla Russia, dalla Nigeria e dai paesi del Golfo Perisco, ed è utilizzato per produrre un quinto dell’elettricità[42].
I prezzi di questo combustibile fossile sono saliti al 170% all’inizio del 2021 a causa di una combinazione di elementi: la ripresa a pieno regime delle attività produttive, le ondate di calore che hanno innalzato i consumi di corrente per l’aria condizionata prima e quelle di freddo che richiedono più riscaldamento poi[43]. I rifornimenti, nel frattempo, secondo uno studio dei consulenti di Bruegel, sono stati limitati da una scelta politica della Russia[44]. Anche per questo motivo la transizione energetica è fondamentale: l’Unione europea paga oltre mille miliardi di euro all’anno, il 5,6% del Prodotto interno lordo continentale, per soddisfare i ricatti politici dei paesi produttori[45]. A partire dall’Italia[46], in diversi paesi dell’Unione Europea si alzano le voci di coloro che, per accelerare la transizione energetica, sono pronti ad investire sull’energia nucleare[47], oltre che sull’energia solare ed eolica[48]. Una scelta dovuta a motivi geopolitici prima ancora che di ecocompatibilità.
Attualmente, l’elettricità prodotta dalle centrali nucleari genera quasi un terzo di quella dell’Unione e copre un settimo dell’energia (oggi) necessaria[49]. A Bruxelles si cerca di restare neutrali: “l’approccio della Commissione è tecnologicamente neutrale. La cosa importante è che siano rispettati i requisiti di sicurezza”. Lo afferma Jacob Werksman, membro della Direzione generale per il clima dell’esecutivo comunitario[50]: “Dobbiamo trovare un modo per incentivare ogni investitore, dalle istituzioni, alle banche ai consumatori privati, a fare la scelta giusta“ (…). La questione dei mezzi di produzione energetica come “un nodo cruciale, in quanto parte di una più ampia strategia sulla finanza climatica sostenibile”[51]. Ma le vere scelte, come detto, vengono fatte dai singoli Parlamenti nazionali.
Il quadro dei paesi dell’Unione Europea
Nell’ambito dell’Unione europea il primato del nucleare spetta alla Francia con 56 centrali, Belgio e Spagna ne hanno 7, Svezia, Germania e Repubblica Ceca 6, Slovacchia, Svizzera, Finlandia e Ungheria 4, Bulgaria e Romania 2, l’Olanda e la Slovenia una ciascuna. Portogallo, Grecia e Irlanda non ne hanno, esattamente come l’Italia che ha abbandonato definitivamente i progetti per il nucleare negli anni ’90, a seguito del referendum del 1987[53].
La Francia ottiene più di due terzi della sua elettricità dal nucleare[54]: tre delle sue centrali (Gravelines, Paluel e Cattenom) sono tra le dieci più grandi del mondo[55]. Il presidente Emmanuel Macron si è impegnato a ridurre la percentuale di nucleare al 50% entro il 2035, aumentando nel contempo l’energia rinnovabile, ma i fatti contraddicono le promesse, visto che il presidente ha deciso che i suoi reattori più vecchi, quelli che entro il 2030 raggiungeranno i 40 anni di attività, potranno continuare a produrre energia per altri 10 anni, arrivando a 50 anni di attività[56].
La Germania invece ha intrapreso un percorso inverso. Dopo la catastrofe di Fukushima a marzo del 2011, Berlino ha fatto marcia indietro sul nucleare: l’obiettivo è abbandonare definitivamente l’energia atomica entro il 2022: l’addio costerà alla Germania 2,4 miliardi di euro, che serviranno per metter fine a tutte le controversie legali sorte a seguito dell’annuncio del “phase out”[57]. Durante la campagna elettorale dell’autunno del 2021 per il parlamento federale, l’ecologia è stato il tema più dibattuto: tranne il partito di estrema destra (AfD) e, in modo più discreto, la CSU bavarese[58], tutti gli altri confermano la scelta politica contraria all’energia nucleare, e mettono l’accento (specie i democristiani ed i verdi) sul fatto che, per accelerare la fine dell’uso di gas, petrolio e carbone, il passo più importante sia il trapasso dell’intero sistema abitativo della Germania all’energia geotermica[59].
Anche il Belgio intende chiudere le sue centrali nucleari: lo scorso anno una richiesta dei proprietari, l’azienda di proprietà francese Electrabel, di allungare la vita di alcuni di essi di altri 20 anni è stata respinta dal governo[60], e nel frattempo Bruxelles sta lavorando a un’asta per sostituire la chiusura del primo reattore nucleare con un gruppo di nuovi impianti a gas[61], andando quindi nella direzione opposta a quella stabilita a Glasgow. Per questo motivo i Verdi, che sono al governo con i Liberali, autori del programma di governo sull’energia, minacciano di uscire dalla coalizione e, pur senza dirlo pubblicamente, dietro il sipario stanno negoziando con Electrabel per un possibile prolungamento del contratto fin quando le fonti di energia rinnovabili non avranno raggiunto la quota stabilita dagli accordi internazionali[62].
La lobby del nucleare è in pieno fermento, allo scopo di salvare le 7 centrali costruite nel dopoguerra, una delle quali serve allo smaltimento dei rifiuti e due vengono smantellate in questi mesi[63]. In Olanda, invece, esiste un’unica centrale nucleare in funzione presso il sito di Borssele e due impianti adibiti a scopi di ricerca medicale e accademica[64]. Le cose stanno per cambiare: con il sostegno di quasi tutti i partiti, Verdi compresi, lo Stato ha votato per la costruzione di una nuova centrale[65].
Svezia e Finlandia invece continuano a puntare sul nucleare, che genera il 42% dell’elettricità svedese e l’espansione di questa quota è una parte vivace del dibattito in vista delle elezioni parlamentari del prossimo anno: il governo uscente ha votato il “phase out” ed il passaggio alle energie ecocompatibili, ma il fronte dei favorevoli al nucleare rischia di vincere le elezioni e rovesciare questa decisione[66]. Islanda, Norvegia e Danimarca invece hanno sempre rifiutato questa tecnologia, preferendo puntare sulle energie rinnovabili[67]. La Danimarca non ha più impianti attivi, e l’ultimo a chiudere è stato quello sperimentale di Risø[68].
In Finlandia viene costruita quella che, alla conclusione dei lavori, diventerà la più grande centrale nucleare d’Europa[70]. Al momento è sotto esame anche una proposta per la realizzazione di un ulteriore reattore presso Pyhäjoki[71]. La centrale chiamata Olkiluoto, situata nel territorio del piccolo comune di Eurajoki, nel sud del paese, è stata iniziata nel 1973[72] e non è ancora stata completata a causa degli enormi problemi legati alla sicurezza insufficiente, ai danni ambientali che genera ed allo smisurato aumento dei costi di produzione[73].
Il Parlamento finlandese continua a sostenere il progetto, nella speranza che il cantiere di Olkiluoto venga completato nel 2022, ma nel frattempo i Verdi, che sono al governo, iniziano a pensare che, invece di costruire una centrale enorme che non funziona, sarebbe meglio costruirne di più piccole e meglio gestibili, specie a causa del fatto che la Finlandia (come tutti) ha enormi problemi con lo smaltimento delle scorie radioattive[74]. Una posizione minoritaria, visto il potere della lobby degli industriali dell’atomo[75].
In Spagna, il governo socialista nel 2019 aveva annunciato che avrebbe spento i sette reattori nucleari del paese tra il 2025 e il 2035[76], con l’obiettivo di affidarsi completamente alle energie rinnovabili entro la metà del secolo, ma l’aumento dei prezzi dell’energia elettrica del 2021 ha riaperto il dibattito sull’energia nucleare, che attualmente fornisce un quinto dell’elettricità del paese[77]. I socialisti sono al governo con il movimento di sinistra Podemos, che chiede l’uscita dal nucleare e dal carbone entro il 2030[78], ma i tecnici temono che, a causa di problemi tecnici, il “phase out” totale ci sarà solo nel 2035[79]. Il Portogallo, invece, non ha impianti nucleari attivi – l’unico presente per scopi di ricerca è in fase di smantellamento[80].
L’Austria, tramite referendum nel 1978 e mediante legge costituzionale nel 1999 ha ufficializzato il divieto di costruzione e impiego degli impianti nucleari. Il reattore TRIGA Mark II è di proprietà dell’Università Tecnica di Vienna ed è offline, e le scorie vengono smaltite negli Stati Uniti[81]. Lo stesso vale per la Grecia, che ha solo un impianto per fini di ricerca[82]. In entrambi i paesi la questione è considerata risolta, e non è attualmente un tema del dibattito politico.
L’Italia, infine, ha quattro centrali nucleari dismesse nei siti di Garigliano, Latina, Trino e Caorso: la chiusura è stata decisa con il referendum del 1987[83]. Ci sono quattro piccoli impianti attivi adibiti alla ricerca presso l’Università di Pavia, l’Università di Palermo e l’Ente Nazionale per l’Energia Atomica a Roma, le cui scorie radioattive vengono smaltite in Francia e nel Regno Unito. Ciò nonostante, l’Italia è il primo paese importatore di energia elettrica del mondo (il 15% del totale), e questa elettricità proviene dalle centrali nucleari francesi[84].
Se l’Europa occidentale, con l’eccezione della Francia, sta cercando di ridurre la quantità di energia nucleare o ha proibito la costruzione di impianti, i paesi dell’ex Patto di Varsavia hanno fatto la scelta opposta al fine di ridurre la dipendenza delle loro economie dal carbone[85]. La Bulgaria ha 6 reattori, tutti situati presso la centrale nucleare di Kozloduy, dei cui solo due in funzione. La Croazia condivide la proprietà della centrale nucleare di Krško in Slovenia, costruita nel 1981 nell’allora Jugoslavia. La Slovenia ha due impianti, uno per l’energia elettrica e uno per la ricerca[86].
Consumo di energia nell’Unione Europea diviso per fonti energetiche[87]
La Repubblica Ceca ha sei impianti nucleari: due attivi per la ricerca e quattro per la produzione di energia elettrica. L’Ungheria ha quattro impianti. La Slovacchia ha due centrali nucleari per la produzione di energia presso i siti di Bohunice e Mochovce[88]. Le repubbliche baltiche hanno solo due impianti, entrambi nella centrale di Ignalina. La Polonia completerà nel 2024 la sua prima centrale nucleare, mentre la Romania ha due impianti per l’energia elettrica e altrettanti in fase di costruzione presso la centrale nucleare di Cernavoda[89]. In generale, già da anni tutti questi paesi, usciti con quote gravissimo di inquinamento da CO2 dagli anni del dominio sovietico, hanno fatto la stessa scelta russa: meglio le centrali nucleari che quelle a carbone.
Il crescente fabbisogno di elettricità
Come già descritto, il bisogno di elettricità è in costante aumento, anche se non in misura uguale in tutti i paesi: i tassi di crescita maggiori sono, ovviamente, nei paesi in via di sviluppo. Nel 2019 la Germania ha registrato il livello più elevato di produzione netta di energia elettrica tra gli Stati membri dell’UE, pari al 20,8% del totale dell’UE, poco prima della Francia (19,7%) e dell’Italia (10,2%)[91].
Nel decennio 2009-2019 si è registrato un aumento complessivo del 3,1% del livello di produzione netta di energia elettrica nell’UE: gli aumenti più consistenti sono stati registrati in Svezia (24,2%), Lettonia (14,9%) e Irlanda (11,4%). All’altra estremità della scala, 16 nazioni dell’Unione Europea hanno segnalato una diminuzione del loro livello di produzione di energia elettrica nel 2019, con le maggiori riduzioni in Estonia (-39,6%), Lussemburgo (-13,6%) e Portogallo (-10,3%)[92].
Più della metà (56,4%) dell’energia elettrica prodotta nella UE proviene da fonti non combustibili. Il (43,6% da fonti combustibili (come gas, carbone e petrolio), un quarto (26,2%) da centrali nucleari. Tra le fonti di energia rinnovabile, la quota più elevata proviene da turbine eoliche (13,0%), seguono le centrali idroelettriche (12,2%) e i pannelli solari (4,5%)[93]. Tra il 1990 ed il 2019 la quota di energie rinnovabili è cresciuta del 222%, quella dei combustibili fossili è diminuita del 56%[94].
Per quanto riguarda il consumo interno lordo di energia, nel 2019 il petrolio deteneva la quota maggiore (34,5%), seguiti dal gas (23,1%) e dai combustibili fossili solidi (11,6%). In altre parole, il 69,3% di tutta l’energia nell’Unione viene prodotta con fonti altamente inquinanti: il calore nucleare e le energie rinnovabili rappresentano il 13,5% e il 15,8% del totale[95]. Sono cifre che rendono evidente il fatto che le promesse fatte a Glasgow siano veramente difficili da realizzare.
In Italia, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) si inserisce all’interno del programma Next Generation dell’Unione Europea: il pacchetto da 750 miliardi di euro, costituito per circa la metà da sovvenzioni 312,5) e per il resto da prestiti a tassi agevolati (360 miliardi), è stato concordato in risposta alla crisi pandemica[96].
Finora, nei piani del governo non c’è traccia di un cambio di strategia politica sul nucleare – e del resto questo sarebbe difficilmente possibile senza un nuovo referendum popolare che cancelli quello del 1978. Ma da oramai dieci anni cresce la forza di una lobby trasversale ai partiti che chiede questo ripensamento: già nel 2010, l’allora vicepresidente della Camera dei Deputati, il parlamentare di centro-destra Maurizio Lupi, che successivamente sarà ministro delle Infrastrutture nel governo prima da Enrico Letta e poi da Matteo Renzi, pubblica un documento, insieme ai vertici della società dell’energia nucleare francese EdF, a favore del nucleare italiano[98]. Un anno più tardi, un gruppo di studio del Parlamento, nato su iniziativa del ministero da lui diretto, si scioglie dopo le veementi reazioni popolari al disastro di Fukushima[99]. Il 4 novembre del 2021 Lupi è tornato all’attacco, e stavolta ha dietro a sé diverse personalità del mondo industriale e politico[100].
La tentazione sembra fortissima. Personalmente, però, credo che sia una chimera contro cui sia necessario esprimere la propria voce. Checché ne dicano i managers delle lobbies e delle multinazionali, le centrali nucleari sono pericolosissime, e non esiste al mondo alcuna soluzione per lo smaltimento delle scorie radioattive (c’è addirittura chi pensa di spararle sulla luna[101]), e gli stessi Stati Uniti, ragionando su questo fatto, stanno valutando la possibilità di costruire una centrale nucleare automatizzata sul satellite terrestre, da usare come avamposto mentre si cerca una soluzione per poter trasportare sulla Terra l’energia prodotta sulla Luna[102].
Un altro fattore importante: l’energia nucleare costa almeno il doppio dell’energia rinnovabile ed il triplo dell’energia prodotta con combustibili fossili, ed il tempo necessario perché una centrale venga progettata, costruita, testata e messa online sfiora o supera i 25 anni[103] – troppo tardi perché ciò abbia la benché minima incidenza sulla trasformazione industriale necessaria per raggiungere gli obiettivi stabiliti dalla Conferenza di Glasgow per il 2030.
Questo dibattito, oltretutto, sposta malauguratamente il centro del dibattito: come è possibile aumentare la produzione di elettricità diminuendo le emissioni di CO2? Ci sono due risposte semplici e molto più economiche dell’alternativa nucleare: l’imposizione del riscaldamento geotermico per le abitazioni e gli uffici, come viene promosso in Germania[104]; la riforestazione dei deserti[105] e la messa in funzione di sistemi per l’eliminazione del CO2 presente nell’atmosfera: suona come un progetto fantascientifico, ed invece questa tecnologia esiste già ed è già in funzione in alcune località sperimentali[106] – al progetto manca soltanto una lobby potente che imponga queste due soluzioni. Attualmente questo brevetto, registrato in Svizzera, è stato acquistato soltanto dalla ARAMCO, ovvero la compagnia petrolifera statale dell’Arabia Saudita[107]. Strano, ma vero.
Ma nella corsa per frenare lo sterminio della vita sulla Terra, le questioni militari e geopolitiche sono di importanza meno che relativa. Quanto a Greta Thunberg, con tutta l’ammirazione dovuta a questa giovane donna, ora non è più il suo momento, ma quello degli specialisti. O ci salviamo tutti, o moriamo tutti. Almeno sappiamo da che parte stare, e cosa pretendere.
[1] https://www.dreamstime.com/photos-images/nuclear-explosion.html
[2] GLASGOW RIGUARDA L’AMBIENTE GLOBALE, MA ANCHE IL POTERE GLOBALE | IBI World Italia
[3] https://cordis.europa.eu/article/id/428997-in-a-first-the-eu-produced-more-energy-from-renewables-than-fossil-fuels-in-2020/it
[4] https://world-nuclear.org/information-library/current-and-future-generation/world-energy-needs-and-nuclear-power.aspx
[5] https://www.iea.org/reports/global-energy-review-2021 ; https://www.iea.org/news/world-energy-outlook-2021-shows-a-new-energy-economy-is-emerging-but-not-yet-quickly-enough-to-reach-net-zero-by-2050
[6] https://www.irena.org/-/media/Files/IRENA/Agency/Publication/2018/Apr/IRENA_Report_GET_2018.pdf , page 3
[7] https://www.irena.org/-/media/Files/IRENA/Agency/Publication/2018/Apr/IRENA_Report_GET_2018.pdf , pages 68-69
[8] https://www.irena.org/-/media/Files/IRENA/Agency/Publication/2018/Apr/IRENA_Report_GET_2018.pdf , page 70
[9] https://www.irena.org/-/media/Files/IRENA/Agency/Publication/2018/Apr/IRENA_Report_GET_2018.pdf , page 70
[10] https://www.nei.org/resources/fact-sheets/lessons-from-1979-accident-at-three-mile-island
[11] https://www.irena.org/-/media/Files/IRENA/Agency/Publication/2018/Apr/IRENA_Report_GET_2018.pdf , page 71
[12] https://www.irena.org/-/media/Files/IRENA/Agency/Publication/2018/Apr/IRENA_Report_GET_2018.pdf , pages 71-72
[13] https://www.irena.org/-/media/Files/IRENA/Agency/Publication/2018/Apr/IRENA_Report_GET_2018.pdf , pages 72-73
[14] https://www.irena.org/-/media/Files/IRENA/Agency/Publication/2018/Apr/IRENA_Report_GET_2018.pdf , pages 21-22
[15] https://www.reuters.com/breakingviews/cox-how-greta-can-transition-blah-blah-blah-2021-10-04/
[16] https://www.reuters.com/breakingviews/cox-how-greta-can-transition-blah-blah-blah-2021-10-04/ ; https://www.latimes.com/opinion/story/2021-10-26/climate-change-nuclear-power-biden-crisis
[17] https://www.voanews.com/a/usa_white-house-cautiously-embraces-nuclear-power-meet-green-goals/6206602.html
[18] https://www.energy.gov/sites/prod/files/2019/01/f58/Ultimate%20Fast%20Facts%20Guide-ebook_1.pdf
[19] https://world-nuclear-news.org/Articles/Nuclear-investments-included-in-Bidens-American-Jo
[20] https://world-nuclear.org/information-library/country-profiles/countries-o-s/russia-nuclear-fuel-cycle.aspx
[21] https://www.bloomberg.com/news/features/2021-11-02/china-climate-goals-hinge-on-440-billion-nuclear-power-plan-to-rival-u-s
[22] https://www.thetimes.co.uk/article/china-threatens-to-pull-plug-on-new-british-nuclear-plants-727zlvbzg
[23] https://www.bmu.de/themen/atomenergie-strahlenschutz/nukleare-sicherheit/aufsicht-ueber-kernkraftwerke/kernkraftwerke-in-deutschland
[24] https://www.welt.de/debatte/kommentare/article234364140/Offener-Brief-Liebes-Deutschland-bitte-lass-die-Kernkraftwerke-am-Netz.html ; https://www.grs.de/5-jahre-fukushima
[25] https://www.youtube.com/watch?v=ZwD1kG4PI0w
[26] https://www.politico.com/news/2021/11/13/coalglasgow-climate-deal-521802 ; https://chinadialogue.net/en/climate/roundtable-should-cop26-be-delayed/
[27] India at COP26: Not Likely to Commit for Net Zero Emissions by 2050; Could Choose the Other Way | The Weather Channel – Articles from The Weather Channel | weather.com
[28] https://world-nuclear.org/information-library/country-profiles/countries-o-s/russia-nuclear-fuel-cycle.aspx
[29] https://www.greenpeace.org/static/planet4-eu-unit-stateless/2021/03/5a375b88-jrc-industrie-nucleaire-briefing-final-29032021.pdf
[30] https://valori.it/nucleare-commissione-greenpeace-jrc-tassonomia/
[31] https://valori.it/nucleare-commissione-greenpeace-jrc-tassonomia/
[32] https://valori.it/nucleare-commissione-greenpeace-jrc-tassonomia/
[33].https://valori.it/nucleare-commissione-greenpeace-jrc-tassonomia/
[34] https://www.mdr.de/nachrichten/welt/osteuropa/ostblogger/hbo-serie-chernobyl-reaktionen-ukraine-100.html
[35] https://web.archive.org/web/20131102212003/http://www.ornl.gov/ornl/news/communications/graphite-reactor
[36] https://www.ceskaenergetika.cz/nezarazene_clanky/obninsk_1954_prvni_jaderna_elektrarna_na_svete.html ; https://inis.iaea.org/Search/search.aspx?orig_q=RN:45041804
[37] https://www.iaea.org/
[38] www.europarl.europa.eu/-nucleare
[39] https://www.bfe.admin.ch/bfe/it/home/approvvigionamento/energia-nucleare/compiti-dell-ufe/utilizzazione-dellenergia-nucleare-a-livello-mondiale.html
[40] https://www.bfe.admin.ch/bfe/it/home/approvvigionamento/energia-nucleare/compiti-dell-ufe/utilizzazione-dellenergia-nucleare-a-livello-mondiale.html
[41] https://www.linkiesta.it/2021/10/aumento-prezzo-energia-europa/amp/
[42] https://www.linkiesta.it/2021/10/aumento-prezzo-energia-europa/amp/
[43] https://www.linkiesta.it/2021/10/aumento-prezzo-energia-europa/amp/
[44] https://www.linkiesta.it/2021/10/aumento-prezzo-energia-europa/amp/
[45] https://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/clima-se-europa-fallira-la-transizione-energetica-andranno-persi-mille-mld-efeac1e4-a6d7-4754-bc42-49b090676bdf.html
[46] https://www.youtube.com/watch?v=xJkjPb0rrg4
[47] Jason Bordoff, “Questa crisi è diversa”, “Internazionale” n.1432/anno 28, 22-28 Ottobre 2021, pp.46-51
[48] Jason Bordoff, “Questa crisi è diversa”, “Internazionale” n.1432/anno 28, 22-28 Ottobre 2021, pp.46-51
[49] https://euractiv.it/section/energia/news/nucleare-chi-spegne-i-reattori-e-chi-vuole-accenderli-le-scelte-degli-altri-paesi-ue/
[50] https://www.lastampa.it/cronaca/2021/11/10/news/l-unione-europea-si-scinde-sull-energia-nucleare-1.40906194/amp/
[51] https://www.lastampa.it/cronaca/2021/11/10/news/l-unione-europea-si-scinde-sull-energia-nucleare-1.40906194/amp/
[52] https://www.cnbc.com/2011/05/20/Worlds-Largest-Nuclear-Power-Plants.html
[53] https://euractiv.it/section/energia/news/nucleare-chi-spegne-i-reattori-e-chi-vuole-accenderli-le-scelte-degli-altri-paesi-ue/
[54] https://euractiv.it/section/energia/news/nucleare-chi-spegne-i-reattori-e-chi-vuole-accenderli-le-scelte-degli-altri-paesi-ue/
[55] https://www.cnbc.com/2011/05/20/Worlds-Largest-Nuclear-Power-Plants.html
[56] https://euractiv.it/section/energia/news/nucleare-chi-spegne-i-reattori-e-chi-vuole-accenderli-le-scelte-degli-altri-paesi-ue/
[57] https://euractiv.it/section/energia/news/nucleare-chi-spegne-i-reattori-e-chi-vuole-accenderli-le-scelte-degli-altri-paesi-ue/
[58] https://www.greenpeace.de/sites/www.greenpeace.de/files/greenpeace_parteien_zur_atomkraft_0.pdf
[59] https://www.kernd.de/kernd/Politik-und-Gesellschaft/Wahlspezials/202109_BTW.php
[60] https://www.dw.com/en/belgium-aims-to-phase-out-nuclear-power-by-2025/a-15500989
[61] https://euractiv.it/section/energia/news/nucleare-chi-spegne-i-reattori-e-chi-vuole-accenderli-le-scelte-degli-altri-paesi-ue/
[62] https://www.politico.eu/article/belgium-nuclear-power-government-climate-greens/ ;
[63] https://world-nuclear-news.org/Articles/Belgian-nuclear-phase-out-an-irreversible-loss-PM
[64] https://mondointernazionale.com/le-centrali-nucleari-nellunione-europea
[65] https://world-nuclear-news.org/Articles/Dutch-study-finds-commercial-support-for-nuclear-n ; https://www.world-nuclear-news.org/Articles/Dutch-NGO-calls-for-government-support-for-new-bui
[66] https://world-nuclear.org/information-library/country-profiles/countries-o-s/sweden.aspx
[67] https://euractiv.it/section/energia/news/nucleare-chi-spegne-i-reattori-e-chi-vuole-accenderli-le-scelte-degli-altri-paesi-ue/
[68] https://mondointernazionale.com/le-centrali-nucleari-nellunione-europea
[69] https://www.powermag.com/startup-of-olkiluoto-3-nuclear-plant-delayed-again/
[70] https://www.youtube.com/watch?v=kYpiK3W-g_0
[71] https://mondointernazionale.com/le-centrali-nucleari-nellunione-europea
[72] https://en.wikipedia.org/wiki/Olkiluoto_Nuclear_Power_Plant
[73] https://www.euractiv.com/section/all/short_news/the-never-ending-saga-of-finlands-olkiluoto-nuclear-plant/
[74] https://www.euractiv.com/section/politics/short_news/finlands-greens-soften-stance-on-nuclear-energy/
[75] https://www.euractiv.com/section/politics/short_news/finland-lobbies-nuclear-energy-as-a-sustainable-source/
[76] https://www.euractiv.com/section/energy/news/spain-to-nix-nuclear-and-coal-power-by-2030/
[77] https://euractiv.it/section/energia/news/nucleare-chi-spegne-i-reattori-e-chi-vuole-accenderli-le-scelte-degli-altri-paesi-ue/
[78] https://www.politico.eu/article/spain-government-coalition-bad-blood-psoe-podemos/
[79] https://www.power-technology.com/comment/spain-nuclear-power-phase-out/
[80] https://mondointernazionale.com/le-centrali-nucleari-nellunione-europea
[81] https://mondointernazionale.com/le-centrali-nucleari-nellunione-europea
[82] https://mondointernazionale.com/le-centrali-nucleari-nellunione-europea
[83] https://mondointernazionale.com/le-centrali-nucleari-nellunione-europea
[84] https://mondointernazionale.com/le-centrali-nucleari-nellunione-europea
[85] https://euractiv.it/section/energia/news/nucleare-chi-spegne-i-reattori-e-chi-vuole-accenderli-le-scelte-degli-altri-paesi-ue/
[86] https://euractiv.it/section/energia/news/nucleare-chi-spegne-i-reattori-e-chi-vuole-accenderli-le-scelte-degli-altri-paesi-ue/
[87] https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Energy_statistics_-_an_overview&action=statexp-seat&lang=it#Consumo_non_energetico
[88] https://euractiv.it/section/energia/news/nucleare-chi-spegne-i-reattori-e-chi-vuole-accenderli-le-scelte-degli-altri-paesi-ue/
[89] https://euractiv.it/section/energia/news/nucleare-chi-spegne-i-reattori-e-chi-vuole-accenderli-le-scelte-degli-altri-paesi-ue/
[90] https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Energy_statistics_-_an_overview&action=statexp-seat&lang=it#Consumo_non_energetico
[91] https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Electricity_production,_consumption_and_market_overview&action=statexp-seat&lang=it#Produzione_di_energia_elettrica
[92] [92] https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Energy_statistics_-_an_overview&action=statexp-seat&lang=it#Consumo_interno_lordo_di_energia
[93] [93] https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Energy_statistics_-_an_overview&action=statexp-seat&lang=it#Consumo_interno_lordo_di_energia
[94] https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Energy_statistics_-_an_overview&action=statexp-seat&lang=it#Consumo_interno_lordo_di_energia
[95] https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Energy_statistics_-_an_overview&action=statexp-seat&lang=it#Consumo_interno_lordo_di_energia
[96] https://www.mef.gov.it/focus/Il-Piano-Nazionale-di-Ripresa-e-Resilienza-PNRR/
[97] https://it.blastingnews.com/ambiente/2018/05/nucleare-in-italia-cosa-farne-002595181.html
[98] Invece di accelerare le rinnovabili, in Italia c’è chi vuole tornare alle centrali nucleari | HuffPost (huffingtonpost.it)
[99] Invece di accelerare le rinnovabili, in Italia c’è chi vuole tornare alle centrali nucleari | HuffPost (huffingtonpost.it)
[100] Energia, Lupi (Nci): rinnovabili non bastano, mozione per nucleare green – La Stampa
[101] https://energycue.it/perche-non-possiamo-lanciare-scorie-nucleari-spazio/13223/ ; https://it.quora.com/Sarebbe-possibile-trasportare-le-scorie-nucleari-nello-spazio-o-sulla-luna
[102] https://www.dday.it/redazione/37616/il-piano-della-nasa-una-centrale-nucleare-sulla-luna-entro-il-2026-per-stabilire-un-avamposto
[103] https://www.wirtschaftsdienst.eu/inhalt/jahr/2011/heft/4/beitrag/kurz-kommentiert-kernkraftwerke-biokraftstoff-japan-unisex-tarife.html ; https://energiewinde.orsted.de/energiepolitik/kostenvergleich-atomenergie-erneuerbare-strompreis ; https://www.bund-sh.de/energie/atomkraft/hintergrund/die-wahren-kosten-von-atomkraft/
[104] Tiefe Geothermie in Deutschland (mags-projekt.de)
[105] TRA SOGNO E SPERANZA: IL PROGETTO DELLA GRANDE MURAGLIA VERDE | IBI World Italia
[106] https://www.mdr.de/wissen/entfernung-kohlenstoff-cozwei-luft-atmosphaere-dac-schon-effizient-moeglich-100.html
[107] https://www.aramco.com/en/sustainability/climate-change/managing-our-footprint/carbon-capture-utilization-and-storage?utm_source=googleads&utm_medium=ppc&utm_campaign=GO_DE_EN_Carbon_Capture_Air_EX&gclid=Cj0KCQiA-eeMBhCpARIsAAZfxZCJj8wr2eweHELHD8fOWJF9KlhgHo5Mq3YX0of5bC81DR6HDV3_am4aAt5dEALw_wcB
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