Ambiente

Gas e nucleare sono investimenti verdi? Si decide domani al Parlamento europeo

4 Luglio 2022

Oggi si apre a Strasburgo una sessione plenaria particolarmente attesa che andrà avanti fino a giovedì. Fra i temi che verranno discussi, la povertà femminile in Europa, la tutela del diritto all’aborto in Europa a fronte della decisione della Corte suprema statunitense di abolirlo, la salute mentale nel mondo del lavoro digitale, la possibilità – in vista della COP 15 – di aumentare le ambizioni UE per quanto riguarda la biodiversità e molti altri.

Fra le questioni con un maggiore impatto e risonanza, c’è il delicatissimo problema della Tassonomia europea. Martedì 5 sul tavolo di discussione ci sarà infatti l’obiezione alla modifica proposta a febbraio 2022 dalla Commissione europea che prevedrebbe l’aggiunta di gas e fissione nucleare fra le fonti di energia verde riconosciute dalla Tassonomia. Questa Plenaria è l’ultimo momento possibile per bloccarla: mercoledì 6 sarà il momento del voto.

La Tassonomia europea, in vigore dal 2020, è una sorta di guida, non prescrittiva, rivolta a imprese e policy maker che definisce quali sono gli investimenti considerati “green”. È pensata per “raggiungere gli obiettivi climatici ed energetici dell’UE per il 2030 e gli obiettivi del green deal europeo” indirizzando gli investitori verso investimenti che possano attivamente contribuire alla transizione energetica ed ecologica e proteggendoli allo stesso tempo dal rischio di greenwashing.

Perché il riscaldamento globale resti al di sotto dei 2° dall’era pre-industriale, entro il 2050 bisognerebbe azzerare l’uso di combustibili fossili: ossia petrolio, carbone e gas. Ci troviamo proprio ora in un periodo di siccità e ondate di calore che dovrebbero ricordarci che non si parla di una minaccia futura ma di un percepibilissimo presente: come dicono gli slogan degli attivisti, questa potrebbe essere, d’ora in avanti, l’estate più fresca della nostra vita. Rispettare gli obietti è dunque della massima urgenza e al 2050 mancano solo trent’anni: incanalare oggi fondi di investimento proprio verso il gas, che nel frattempo si dovrà necessariamente abbandonare, sarebbe completamente insensato.

Oltre a mettere la nostra stabilità energetica ulteriormente nelle mani di Russia, Gazprom in testa, e di altri paesi di dubbia affidabilità invece che puntare sull’indipendenza garantita dalla rinnovabili; oltre a trovarci senza acqua sufficiente per raffreddare i reattori nucleari; oltre a investire risorse importanti per mettere le centrali a gas italiane a norma (perché delle restrizioni anche se blande ci sono e il 40% delle nostre centrali non sarebbe considerata idonea) invece che su molto più urgenti e durevoli pale eoliche o pannelli fotovoltaici – oltre a tutto questo gli stessi investitori e mercati finanziari perderebbero la fiducia davanti a una scelta così miope: se l’obiettivo è dare chiarezza e sicurezza a lungo termine, inserire il gas che di qui a qualche decina d’anni dovrà essere completamente abbandonato non può che provocare diffidenza.

Nei prossimi giorni il Parlamento europeo si troverà a discutere di questa misura e il 6 luglio si terrà, in mezzo a tantissime altre, anche questa votazione: servirà il voto di 353 deputati su 705 per bocciare interamente il provvedimento della Commissione europea. Altrimenti d’ora in poi gas fossile e nucleare saranno ufficialmente parte della lista di investimenti green verso cui le aziende saranno stimolate a rivolgersi.

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