Ambiente

Foreste e biocities, il futuro è verde

14 Agosto 2020

Sappiamo bene che la questione ambientale è il problema dei problemi, il tema principale con il quale il nostro Pianeta deve fare i conti, in questo tempo. Le notizie che leggiamo ed ascoltiamo quotidianamente sono allarmanti: surriscaldamento globale, plastica e microplastica diffusa anche nelle più remote fosse oceaniche, l’annosa questione delle mascherine usa e getta obbligatorie a causa della pandemia che si stanno già rivelando un dramma per l’ambiente. Eppure ci sono anche potenziali buone notizie.

L’avanzata di boschi e foreste in Italia, Datawrapper per Il Sole 24 Ore

L’Italia delle foreste

Secondo un interessante articolo riportato su Il Sole 24 Ore, l’Italia sarebbe sempre più verde. Boschi e foreste si ingrandiscono e crescono, avanzando e impossessandosi delle campagne abbandonate da contadini e agricoltori che si trasferiscono in città cercando nuove opportunità e prendendo parte a quella gentrificazione urbana che ormai da decenni è uno specchio sociale del nostro Paese – e non solo. La notizia è stata diffusa dal Global Forest Resources Assessment (FRA) nel contesto della revisione quinquennale del patrimonio forestale mondiale commissionata dalla  FAO (Food and Agriculture Organization, agenzia interna all’ONU). Secondo il report, la superficie forestale italiana sarebbe aumentata di 270mila ettari negli ultimi 5 anni, che arrivano a 320mila se si considerano anche le aree boscate, assimilabili alle foreste. In virtù di ciò, le foreste e le aree boscate ricoprono ora oltre 11 milioni di ettari nel nostro Paese, il 40% della superficie nazionale. Si tratta di un incremento percentuale del 2,9% nel quinquennio di riferimento.

Foreste Italia

L’abbandono delle zone montane, rurali e dei terreni agricoli è il principale alleato delle foreste. Il fenomeno è nato negli anni ’60, a seguito del boom economico, quando tantissimi connazionali decisero di lasciare campi e fattorie per spostarsi in città. Il trend non sembrerebbe essersi ancora concluso. Unica eccezione a questa moda è la provincia di Bolzano, la quale finanzia da tempo l’agricoltura e l’allevamento di montagna e dunque non soffre dei ritmi elevati di abbandono che contraddistinguono il resto della penisola.

La gestione dei boschi

Se la notizia che il patrimonio forestale italiano cresce e si fa più ricco e variegato è indubbiamente buona cosa, non dimentichiamoci che l’area boschiva può diventare un rischio e un problema, qualora non venga gestita con accortezza. La foresta va governata e curata.

Grazie alla peculiare composizione dell’area boschiva italiana, la quale si compone al 68% di querceti, pini e specie mediterranee – la cosiddetta foresta subtropicale – e per la restante parte di faggeti e boschi alpini – la foresta temperata, i boschi italiani sono più ricchi di biodiversità rispetto a quelli del resto d’Europa. Le specie più diffuse in Italia sono faggi e querce. Una maggiore biodiversità significa una foresta più forte e resistente, maggiormente capace di assorbire CO2. È grazie all’azione dei nostri boschi se l’Italia rispetta, da anni, quegli obiettivi del protocollo di Kyoto che tanti altri Paesi trascurano in tutta tranquillità.

I nemici delle foreste

Come ben sappiamo, negli ultimi tempi il mondo ha dovuto fare i conti con un clima sregolato, imprevedibile, impazzito. Quando le condizioni meteorologiche variano in maniera così repentina, il bosco corre grossi pericoli. Non è sbagliato affermare che il clima è il principale nemico della foresta.

Le forti ondate di calore causano siccità e favoriscono incendi che diventano in breve difficili da domare; nel corso dell’anno 2017 l’anidride carbonica assorbita dalle macchie è stata completamente azzerata da quella prodotta in estate dai roghi boschivi. Senza acqua, naturalmente, la foresta deperisce e gli alberi diventano facile preda di parassiti nocivi. Il bosco, il quale è un essere vivente, si difende come può da questa minaccia; non pensiamo alla foresta come a un’entità statica, perché sbaglieremmo, essa è estremamente dinamica come comunità; molte specie si muovono verso nord, in cerca di fresco e umidità per avversare il cambiamento climatico. Spesso però, esso è più veloce e l’ecosistema non riesce a difendersi per tempo.

Gli incendi in Italia dal 1988 al 2017, Datawrapper per Il Sole 24 Ore

Programmare il futuro

Questa tendenza della foresta italiana ad espandersi potrebbe concludersi intorno al 2030, secondo alcune stime del Ministero dell’Ambiente. In fin dei conti, per motivi di spazio ben ovvi, l’espansione non può certo essere infinita. Come fare, dunque? In che modo ricercare nuovi sbocchi per le foreste? La risposta migliore è quella della forestazione programmata.

Il metodo è sostenuto e promosso dall’Unione Europea, la quale ha elaborato una strategia comunitaria per la biodiversità, sollecitando progetti di forestazione pianificata. Tra i progetti vagliati in risposta a questi sollecito, l’Italia ha elaborato l’idea proposta dai frati francescani della comunità Laudato Sì: un albero per ogni italiano. La cosa è più difficile a farsi che a dirsi, soprattutto a causa della difficoltà dovuta al reperimento delle piantine. Qualora poi fossero reperiti gli oltre 60 milioni di steli necessari, ecco che ci si ritroverebbe a dover pelare una seconda gatta, ancora più lamentevole della prima: un Paese ad alto consumo di suolo come il nostro, ha spazio per la piantumazione di tutte queste piante?

La soluzione sta nelle biocities, le città biologiche che integrano il verde degli alberi all’interno della loro architettura urbana e periurbana. Progetti come quello del bosco verticale di Stefano Boeri si stanno moltiplicando in Europa, caldamente incoraggiati dalla UE.

Foreste Italia Autunno

Le foreste e i boschi, in fin dei conti, sono strategicamente cruciali per Bruxelles, se davvero l’Unione vuole puntare forte sulla decarbonizzazione e la green economy come si ripromette il Green New Deal – ancora, però, soltanto a parole. Tutelare, proteggere e rispettare le macchie forestali è una delle chiavi per invertire la rotta che sta portando il nostro Pianeta a scontrarsi contro l’iceberg dell’inquinamento e del surriscaldamento globale. Difficilmente da come accadde al celeberrimo Titanic, però, se dovesse succedere, non ci sarebbero scialuppe di salvataggio per nessuno.

 

 

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