Ambiente
Ecco il Green Diesel, così le auto si muoveranno grazie agli oli vegetali
Quanto inquinano le auto oggi? Molto, soprattutto nelle città, e gli studiosi ad oggi sembrano non concordare sul confronto tra diesel e benzina in termini di inquinamento.
Una ricerca pubblicata a metà dello scorso anno da Scientific Report, condotta e firmata da un gruppo di ricercatori di diversi istituti europei, compreso il Centro Ispra di Varese, ha stabilito che le auto a benzina producono più particolato (polveri sottili) delle auto diesel attrezzate con i filtri più moderni. Il particolato è l’inquinante che oggi è considerato di maggiore impatto nelle aree urbane, ed è composto da tutte quelle particelle solide e liquide disperse nell’atmosfera, con un diametro che va da pochi nanometri fino ai 500 µm e oltre (cioè da miliardesimi di metro a mezzo millimetro).
La maggior parte degli studi però dice che i motori diesel producono più particolato e ossidi di azoto, altrettanto dannosi. I diesel sono sempre stati considerati migliori, invece, dal punto di vista della produzione di anidride carbonica, che è un gas inquinante e pericoloso per gli effetti sul cambiamento climatico, ma non è tossico per l’uomo (a differenza del monossido di carbonio). Il problema sono i filtri dei motori.
Non tutti gli oli però sono uguali. Una delle risposte a questa grande problema si chiama Green Diesel, un prodotto che vuole migliorare radicalmente il settore dei carburanti per automobili. Una specie di recupero ecologico che oggi rappresenta il 6,5% della composizione del carburante con la prospettiva di portare entro il 2020 la percentuale al 10% per ogni litro e via via salire di quantità.
Ma cos’è il green diesel? All’anagrafe scientifica il nuovo carburante si chiama Hvo, ovvero Hydrotreated Vegetable Oil ed è ottenuto dall’idrogenazione di oli vegetali. Questo nuovo componente presenta caratteristiche migliori dei biodiesel tradizionali. Prodotto nella bioraffineria Eni di Venezia, primo esempio al mondo di riconversione “bio” di una raffineria tradizionale, addizionato al gasolio, dà vita a Eni Diesel +. Il processo Ecofining™ trasforma materie prime di origine biologica in biocarburante, utilizzando qualsiasi tipo di carica, di prima o seconda generazione. Stiamo parlando di oli vegetali quali l’olio di palma o, nel secondo caso, di oli alimentari usati, biomasse da rifiuti urbani (FORSU), sottoprodotti di lavorazioni di materie prime vegetali e animali. Gli oli vengono testati nel Centro Ricerche Eni per le Energie Rinnovabili e l’Ambiente di Novara ma il Centro Ricerche Upstream e Downstream di San Donato Milanese sta testando anche nuove cariche per la produzione di biocarburante, costituite da lipidi.
Grazie al 15% di componente rinnovabile (l’innovativo Green Diesel), si riduce significativamente le emissioni inquinanti: fino al 40% di idrocarburi incombusti e ossido di carbonio. Inoltre grazie a un ciclo produttivo più sostenibile contribuisce a ridurre le emissioni di CO2 in media del 5%. La partenza a freddo del motore è facilitata e la rumorosità è ridotta grazie all’elevato numero di cetano il cui valore è superiore a 55 (contro i 51 di specifica).
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