Ambiente
Dal Vertice di Glasgow arrivano dati impietosi sull’emergenza ambientale
Dalle automobili, ai vestiti fino alle nostre abitudini digitali nulla è ad impatto zero sulla nostra qualità di vita
La Carbofotoprint, una società di consulenza per la transizione verde, con sede nel Regno Unito, ha diffuso gli ultimi dati europei che, impietosamente, delineano come nulla della nostra vita quotidiana non contribuisca a produrre emissioni di CO2. Secondo il programma per l’Ambiente Onu, perfino acquistare capi di vestiario, aumenterebbe l’inquinamento ambientale. Negli ultimi dieci anni, il 10% delle emissioni di CO2 imputabili all’uomo sarebbe riconducibile alla fabbricazione di vestiti. Un buon 14% delle emissioni globali, deriverebbe dagli allevamenti, e a detta della FAO, in particolar modo, dalla produzione di mangimi e fermentazioni enteriche dei ruminanti. Sappiamo perfettamente che ad essere dannatamente nociva per l’ambiente e per la nostra salute, è la carne rossa. Basti pensare che per una razione di manzo, vengono impiegati fino a 12 kg di gas.
Il 25%dell’inquinamento è generato dai trasporti. Agli aerei viene ricondotto il 5% del riscaldamento globale. Ed anche le nostre abitudini digitali, derivanti dall’utilizzo sistematico e smodato delle nuove tecnologie, nel raggio dei prossimi 4 anni, saranno responsabili dell’8,5% di emissioni di CO2.
Le sfide da vincere per il Pianeta
Per provare a salvare il nostro Pianeta, innanzitutto, si dovrebbe eliminare l’utilizzo di combustibili fossili come il carbone, il petrolio ed il gas, che rappresentano i principali responsabili del declino climatico ed ambientale. In questo solo l’Unione Europea, pare, sia riuscita a strappare un buon risultato: entro il 2030, le 162 centrali a carbone, dovrebbero cessare di funzionare. Mentre altre Superpotenze, e Paesi in via di sviluppo, non intendono nemmeno lontanamente sentirne parlare nel medio termine. Inoltre, non è possibile volgere lo sguardo altrove, ignorando l’urlo di dolore che la Natura ci lancia di continuo. Occorre puntare, in modo serio e avveduto, sulla salvaguardia di foreste ed oceani, che assorbono la maggior parte delle nostre emissioni di CO2, e permettono alla vita di continuare a fluire. Solo una questione di tempo, quel poco che resta, prima che la nostra incuria e cementificazione selvaggia, ci chiedano il conto, facendo implodere il nostro meraviglioso Pianeta. In ultimo, ma non meno importante, vi è la questione sviluppo dei Paesi più poveri che hanno un sacrosanto diritto a progredire. L’impegno dei Paesi con un tasso di reddito più alto è quello di donare annualmente, 100 miliardi nel quinquennio 2020-2025, per quelle aree geografiche che necessitano di migliorare e rendere accettabili le proprie condizioni sociali e sanitarie, troppo spesso, ai confini della realtà. Il report dell’ Ocse, ha riferito che nel 2019, poco prima che scoppiasse la Pandemia, vi erano stati Paesi che avevano donato 70,6 miliardi, ma che i finanziamenti poi sono stati dirottati per ridare ossigeno alle economie locali fiaccate da una crisi economica mondiale. Insomma, per approdare nel futuro, non vi è altra strada percorribile, se non quella di una rivoluzione e salvaguardia del presente, partendo da un riequilibrio dei consumi, ed una riduzione delle emissioni nocive di cui siamo responsabili pienamente ed individualmente. E la responsabilità individuale per i danni cagionati a noi stessi e agli altri, incluso il Mondo in cui viviamo, non è delegabile!
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