Ambiente

COHIVD-1980

18 Maggio 2020

Eppure questa non sembra essere soltanto una stagione che passerà.

Non lo sono i pannelli di plexiglas, le mascherine obbligatorie, i mezzi pubblici deserti e soprattutto l’abolizione di tutta la vita pubblicamente condivisa.

C’è qualcosa di simbolicamente sinistro nell’impossibilità di andare a teatro o al cinema o a un concerto. Non possiamo partecipare alle rappresentazioni della vita poiché è la vita stessa ad essere sospesa.

Sparisce il margine tra la vita e la sua rappresentazione, resta la sopravvivenza perché per la vita adesso ci vuole troppo talento.

Per sostenere la realtà che abbiamo davanti servirà una rappresentazione esorcizzante e abbastanza lucida di come tutto questo sia potuto accadere, serviranno spettacoli, film e tantissima arte.

Copio e incollo che i retrovirus esistono da mezzo miliardo di anni e che la loro comparsa è probabilmente servita alla costituzione dei sistemi immunitari degli organismi più complessi, come ad esempio il nostro.

E già basterebbe il fatto che qualcosa che esiste per salvarci torni indietro (o avanti) per ammazzarci per soddisfare la voglia di una metafora.

Sono tanti gli aspetti ignoti del Covid-19: dove si annida se non compare? Si propaga anche col PM10? Può causare danni permanenti? Tornerà con il freddo? Si risulterà sempre positivi? Perché avviene una risposta boomerang del sistema immunitario? Perché Montagnier sostiene che è frutto del tentativo di trovare un vaccino HIV? Che cosa ha in comune Covid-19 con il più famoso dei retrovirus, l’HIV?

A far luce su tangenze e differenze ci pensa questo articolo di Forbes dove ci viene spiegato che nonostante venga decimata la popolazione linfocitaria, come evidenziato in diversi studi , questa stessa tribù di globuli bianchi pur essendo infettata non diventa come nel caso di HIV, il serbatoio del virus realizzando invece quella che si definisce infezione abortiva.

Il fatto che sia Covid-19 che HIV siano entrambi virus zoonotici, entrambi virus RNA e che abbiano in comune enormi misteri sul loro impatto, sulla fase di siero conversione, sul loro annidarsi silenti al punto di generare questi casi detti Covid-like non è sufficiente per fare di Covid-19 una sorta di HIV a diffusione aerea.

Ma se scientificamente possiamo definire nettamente differenti i due virus per capacità di mutazione, trasmissione e ricezione resta importante, a mio parere, indagare a quale sfera della nostra vita questi due virus afferiscono.

Analizzare il fenomeno AIDS ai suoi albori significa affondare lo sguardo nel senso di colpa che avvolse chi si ammalò, avere il coraggio di chiedersi perché questo sia accaduto significa assumersi la responsabilità di quella colpa.

Oggi se quella battaglia è stata in buona parte vinta è perché ci sono state ragioni culturali che hanno influenzato anche il percorso scientifico. Il concetto di guarigione implica un senso più ampio di quello medico, si tratta di ribaltare una sentenza con la pazienza.

Se Covid-19 mostra la sciagura dei consumi che dal nostro modo di vestire, mangiare, viaggiare generano un impatto ambientale insostenibile e quindi rovinoso, HIV ci ha costretto ad affrontare le ragioni assurde che discriminavano persone che nella malattia vennero inizialmente abbandonate.

Fare di certa sessualità e quindi di quella affettività il volano della colpa fu la tattica iniziale dell’amministrazione reaganiana, ma non attecchì.

L’isolamento e la marginalità vennero ribaltate in associazionismo e resistenza e la negazione divenne esibizione. L’uso discriminatorio della malattia divenne un boomerang per quel mondo che indicava l’AIDS come una punizione. 

Allo stesso modo Covid-19 ci pone davanti a una sfida: l’assunzione di responsabilità di uno stile di vita chiaramente insostenibile e quindi la necessità di un cambio di rotta per il quale abbiamo ricevuto una sorta di ultimatum.

Non ci sono dubbi sul fatto che rifiutarsi di riprendere determinate abitudini costerà molto in termini di precarietà, isolamento e forse discriminazione ma chi avrà il coraggio di imparare questa lezione avrà cambiato il mondo, e non è poco.

 

Frammenti di un discorso che finisce prendendo un aereo
C’è un deserto e accanto c’è un campo di calcio regolamentare
Non c’è bisogno di stelle luminose per riconoscere il nord
Nel deserto fiorirò e all’alba, all’alba mi alzerò, per andare al lavoro
Possano questi pianti rompere le dighe
Arriverà un ciclone forse ci lascerà stare

I Sonic Youth – Luci della Centrale Elettrica

 

 

 

 

 

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