Ambiente
Ci ricordiamo del sud ai primi di agosto per dimenticarlo nel resto dell’anno
Sarà la patente di terrone doc, sarà che a un certo punto diventa stantio ascoltare la nenia sulla questione meridionale. Ma siccome a settembre è atteso il famoso masterplan per il rilancio del sud, sarebbe opportuno lanciare giusto qualche riflessione; volendo esagerare potrei dire che serve fissare qualche paletto dopo quello della necessità di affrontare il dissesto idrogeologico in regioni come la Calabria.
Si diceva della questione meridionale, dunque. In questi giorni di estasi da ferie, sui social circolano centinaia di foto delle bellezze meridionali. La Sicilia, la Calabria, la Campania e ovviamente la Puglia dominano i profili Facebook e rimbalzano sugli account Instagram, con tanto di status strappalacrime sul bel meridione. E in effetti quando vedi tanta bellezza e la associ alla tanta povertà di quelle zone, viene davvero da piangere. Non so più se per la commozione per l’incanto di quei paesaggi o per il disastro che li circonda. Ma qualche lacrima sgorga di sicuro.
Io inizio, ahimè, a pensare che sia dovuto al rammarico per la condizione meridionale, l’arcinota questione meridionale. Basta sfogliare le cronache degli ultimi giorni, al di fuori delle pagine social. A Sorrento, per esempio, il mare è finito nella merda. Nel vero senso della parole. Un’ordinanza del sindaco, Giuseppe Cuomo, parla di “consistenti sversamenti di materia fecale” nelle acque marine. Il problema risiede nel sistema fognario che non riesce a reggere l’afflusso di turisti che in estate vogliono godere dei panorami mozzafiato della penisola sorrentina. Poi a mozzare il respiro giunge la puzza della melma che appesta il mare, proponendo uno spettacolo vomitevole per la vista, ma – ancora peggio – dannoso per la salute. Altro che eccellenza meridionale.
A rincarare la dose, c’è l’inchiesta sulla Sicilia realizzata da l’Espresso che parla di “rifiuti tossici mai bonificati”, “dune lungo la costa sbancate per far posto a coltivazioni intensive e abusive di pomodorini a grappolo”, “laghi di petrolio che contaminano la falda”, oltre alle immancabili “fogne che finiscono nel mare”. L’isola, altra perla di bellezza, viene così violentata, lasciando in bella mostra – almeno per i mesi estivi – solo la sua immagine agghindata per il turismo. Ma mettendo sotto il tappeto la sporcizia che la deturpa e complica la vivibilità. Un mix perfetto tra interessi malavitosi e totale assenza dello Stato, con la politica in testa sul banco degli imputati.
I due casi sono solo un esempio: l’elenco potrebbe, purtroppo, proseguire mostrando i tanti orrori che continuano ad azzoppare il sud. Partendo banalmente da Napoli e via discorrendo. Tuttavia, non è mia intenzione fare la lista. Ma vorrei per un attimo capovolgere la prospettiva per capire cosa evitare di fare per peggiorare la ‘questione meridionale’. E cito in tal senso un’ipotesi che negli anni scorsi aveva inquietato la mia Irpinia. Si tratta di pensiero che mi è frullato in testa nei giorni scorsi, quando ho visitato Calitri, provincia di Avellino. Qualche anno fa era stata proposta la creazione di una discarica sull’altopiano del Formicoso. Con un risultato certo: la distruzione dei panorami caratteristici di quella zona con paesi arroccati in cima a colline. Che sarebbero stati circondati da munnezza per dirla nell’idioma locale. Per fortuna è andata diversamente. Ma per intenderci: quello della devastazione del paesaggio non è un modello da seguire per il futuro.
Ecco anche questo è solo un altro fatto tra i tanti che animano la vita in quel sud flagellato dalla questione meridionale, oggi come dopo l’Unità d’Italia. Al momento non conosco il masterplan del governo, perché è in fase di elaborazione. Ma credo che il punto di partenza sia evidente: bisognerà fare pulizia di tanta spazzatura, alias munnezza, sia in senso metaforico (con un’incisiva azione sul malaffare) che in senso reale (ripulendo le aree devastate dagli affari criminali con la bonifica dei territori). Altrimenti il prossimo agosto torneremo a ricordarci del sud. Giusto per dimenticarlo nel resto dell’anno.
Foto credits: movimento ‘La Grande Onda’
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