Ambiente
Ambiente, democrazia, Europa. Cappato non aspetta che i rappresentanti decidano
Il riscaldamento climatico suona come un argomento da fichetti o una fissazione da giovani idealisti. Quest’inverno con temperature primaverili, d’altronde, non fa per nulla paura, anzi. Scienziati ed esperti ci spiegano però come l’inarrestabile ascesa del termometro ambientale prefiguri sciagure, cataclismi, morti. Tsunami e smottamenti, inondazioni, frane, colate di fango. Distruzione di case, attività economiche, infrastrutture. La questione quindi non dovrebbe essere derubricata alla nicchia “ecologia”. E’ una questione sociale, economica, democratica che impone ora, non a catastrofe compiuta, che i decisori passino all’azione.
Ma i decisori non decidono. I rappresentanti politici – a parole tutti consapevoli e sensibili di cosa già significhi e quanto già ci costi l’affaire – non esitano nei fatti a subordinare le loro scelte alle opportunità (elettorali, corporative) del momento. Non è mai il momento per occuparsi delle conseguenze, che tra qualche anno saranno irreversibili, delle scelte opportunistiche, pavide, pericolose compiute oggi.
Emmanuel “schiena dritta” Macron fa marcia indietro sulla sacrosanta tassa sui carburanti perché gli automobilisti in gilet giallo non democraticamente protestano. E i grillini gratificano i concessionari autostradali bloccando i lavori per la TAV mentre ci ripensano pure sugli incentivi alle auto elettriche in attesa che l’antiquato produttore di automobili FCA, dopo aver modernizzato la governance finanziaria del gruppo, si applichi a modernizzare anche il prodotto.
Ma se i decisori non decidono, come può un cittadino normale attivarsi per evitare che si arrivi a decidere quando è ormai troppo tardi? Gli scienziati ci danno 13 anni. Dopo di ché, quel che alle stagioni avverrà non dipenderà più da noi.
L’idea di Marco Cappato è che la questione ecologica debba essere portata “al cuore della politica” – in Europa – e che questo possa essere fatto con l’unico metodo democraticamente possibile, la mobilitazione popolare.
Il 2 e 3 marzo – a Milano ma in mezzo alla natura – Cappato ha convocato il primo di due seminari (il secondo incontro a Napoli due weekend dopo) dedicati a come passare Dal dire al fare, attraverso il Noi. Partecipano esperti, attivisti, scienziati, contadini, filosofi, manager, economisti, studenti, giornalisti, militanti, curiosi. Tutti insieme per dialogare, confrontarsi, arrivare a un’iniziativa comune.
Cappato individua i primi piani di azione, tutti di dimensione europea, tutti fondati sulla partecipazione popolare. Tra questi, una proposta per il Carbon Pricing, una tassa su chi inquina bilanciata da un equivalente taglio alle tasse su chi lavora (a differenza di Macron, si ha consapevolezza che il costo del governo dell’ambiente non possa essere riversato indiscriminatamente sui governati), e una iniziativa popolare europea per imporre agli stati membri il rispetto dello Stato di Diritto – pilastro inalienabile dell’appartenenza all’Unione Europea, eppure già alienato (in maniera plateale) dai governi di Polonia e Ungheria.
Devastazione ambientale, democrazia, migrazione quindi demografia non suonano affatto come argomenti di conversazione adatti al “popolo” – che nel weekend ha bisogno di rilassarsi, sfogarsi allo stadio o riempire di male parole il primo malcapitato sui social.
Il fatto è però che se il pianeta non lo si mette al sicuro oggi, domani non sarà più a misura dei nostri figli. E se la democrazia non la si pratica oggi, di mancanza di democrazia inevitabilmente si morirà. Le conseguenze dell’inazione di oggi le paga il popolo, non le élite. Le quali al contrario avranno sempre modo di proteggersi, ad esempio trasferendosi in montagna se il centro città in estate diventa troppo afoso o nel pied à terre nella remota capitale europea quando la casa pieds dans l’eau sul Mediterraneo viene sommersa da muri d’acqua improvvisamente eretti dal mare. Un povero avrà molta più difficoltà a rifarsi una dimora, dopo aver perso la propria in conseguenza di una calamità.
Chi volesse ragionarci sù, porre dubbi, proporre, arrivare con il metodo Cappato al “cuore della politica” non ha che partecipare.
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