Ambiente
Ambiente a parole, parole, parole
Ambiente, che parolona: ho visto una campagna di una associazione che si occupa di ambiente. Una di quelle grosse. Ok: la più grossa.
La campagna è perfetta, graficamente inappuntabile, il claim perfetto; ogni dettaglio, dai colori ai canali social, dalla sezione per firmare la petizione/campagna alla sezione per registrarsi al sito e ricevere la newsletter è semplice, lineare, ben posizionato e strategico sotto ogni punto di vista.
Ero lì lì per aderire all’ennesima campagna, chè tanto un click non costa nulla, quando mi sono detto no.
No, basta.
Facevo le elementari [anno 1977] quando mi sono imbattuto nella prima campagna ambientalista: ve le ricordate le piogge acide? ‘Adotta un albero’, diceva la campagna. Mi colpì molto.
Da allora, ho visto centinaia di manifesti, campagne, ho letto slogan, visionato non so quanti documentari, reportage fotografici, film di denuncia. Ho ascoltato Di Caprio, De Niro, mezza Hollywood schierarsi contro i gas serra.
Sono passati 30 anni e la consapevolezza che il nostro modo di abitare il nostro ambiente è sbagliato ormai è diffusa. Lo sappiamo tutti che il nostro stile di vita è volto allo sfruttamento del pianeta e non al suo mantenimento.
Non firmo più niente: mi sono stufato. Uso la macchina [a GPL, per altro] sì e no una volta ogni due settimane, uso i mezzi pubblici o vado a piedi, faccio la differenziata, faccio la mia dannata parte. E a cosa serve? A niente. Niente. Perché la retorica della goccia nel mare va bene all’inizio, ma alla lunga il mare vince, e vedere campagne meravigliose che non servono a niente è diventato stucchevole, noioso. Non sono io che devo leggere l’ultima campagna pro ambiente: conosco il tema e francamente ne ho le palle piene. Vorrei che la leggesse con attenzione qualche dirigente di compagnia petrolifera, qualche politico in grado di influenzare e promuovere un cambiamento sostanziale, qualche leader religioso che oltre a scrivere faccia qualcosa. Vorrei che tutte queste meravigliose campagne svegliassero tutti e non i pochi. Voglio dire: c’è una gigantesca isola di plastica che galleggia serenamente nell’oceano Pacifico, ed è grande tre volte la Francia.
Oh, avete capito? TRE VOLTE LA FRANCIA!
Non c’è più un’opinione pubblica da sensibilizzare: c’è un intero stile di vita da modificare, e non ho più voglia di vedere bellissime campagne di sensibilizzazione, manifestazioni ambientaliste, proclami di professori.
In Italia, paese inquinato e inquinante come pochi altri vista la sua piccolezza, non abbiamo un partito/movimento verde degno di tale nome da anni.
Quindi meno parole, meno immagini evocative, meno agenzie di comunicazione e un po’ più di azione, e per ‘azione’ non intendo un click su change.org.
In poche parole: io non vi credo più.
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