Ambiente
Alluvione? La condanna di un paese senza classe dirigente
Ravenna, 23 maggio 2023. Ormai da inizio mese l’alluvione sta flagellando la Romagna e parte dell’Emilia. Oggi è una nuova giornata di allerta rossa. Il bilancio è già drammatico. Ovunque rivolgo lo sguardo vedo devastazione. Fortunatamente vivo in un quartiere solo sfiorato da allagamenti e inondazioni. Con enorme tristezza, ma senza alcun stupore, ormai da troppi giorni, giornalisti al soldo del padrone e politici tanto arrivisti quanto cialtroni continuano a litigare come bambini viziati sulle responsabilità politiche dell’alluvione. Perseverano senza sosta a speculare politicamente sulla tragedia umana che migliaia di persone stanno vivendo.
Nella paludosa cloaca che è il dibattito pubblico italiano i più raffinati ci spiegano che è tutta colpa del riscaldamento globale o della cementificazione selvaggia. È evidente che costoro hanno letto un copione senza conoscere nulla sull’argomento in questione. D’altronde, il riscaldamento globale è argomento perfetto per speculare politicamente. Quando ci sono tragedie come l’alluvione che stiamo vivendo in questi giorni nessuno dovrebbe parlare? Certamente non sto pensando questo, piuttosto il contrario. Coloro che gestiscono, governano, manipolano e creano il dibattito pubblico, in queste situazioni, dovrebbero manifestare maggiore responsabilità nei confronti dei loro ruoli. Infatti, oltre alla inevitabile cronaca sul campo dal tono apocalittico e melenso, sarebbe necessario dibattere pubblicamente sulle incapacità di gestione dell’alluvione con la serietà e la responsabilità necessarie.
Ascoltando con pazienza e umiltà coloro che conoscono realmente i problemi comprenderemmo l’importanza (o l’inutilità) di opere idrauliche come le casse di espansione, nuove dighe e bacini artificiali di scolo; di interventi come la rimozione del fango dalle dighe, la pulizia dell’alveo dei fiumi e di tutti i canali di scolo, il rinforzo degli argini. Tutti argomenti riguardanti lo stato, la manutenzione ed il rifacimento del reticolo idrografico nazionale. Un problema antico, sistemico, mai posto seriamente su un tavolo di confronto dai partiti politici, esclusivamente poiché troppo complesso e, conseguentemente, impossibile da utilizzare a fini propagandistici. Allo stesso tempo, dovremmo chiederci in quale misura eventi metereologici come quelli accaduti possano essere connessi al cambiamento climatico. Coscienti del fatto che determinare quanto un singolo evento sia reso più probabile o più intenso dai cambiamenti climatici in atto è un lavoro scientifico lento e complesso. Ma consapevoli dell’esistenza di robuste evidenze che collegano lunghi periodi di siccità ad eventi atmosferici estremi.
La “soluzione“ al problema della gestione dell’impatto delle alluvioni è tanto complessa da non poter essere definitiva. In ogni modo, é fuori di dubbio che comprendere, per quanto possibile, l’intricato nesso dei problemi che la riguardano permetterebbe di intervenire valutando quali benefici scegliere a fronte di inevitabili costi. Malauguratamente, l’ipocrisia e la meschinità della classe dirigente blocca fisiologicamente la possibilità di creare confronti pubblici responsabili che abbiano uno sbocco costruttivo. In Italia il dibattito pubblico è oramai diventato un grande circo mediatico nel quale ognuno vende il proprio personaggio al fine di riscuotere popolarità e consenso a breve termine. In questo clima circense i partiti politici, da più di trent’anni, hanno rinunciato definitivamente a pensare e proporre riforme strutturali su argomenti non profittevoli elettoralmente, come quello del rischio idrogeologico. Totalmente incuranti del fatto che, negli ultimi cinquant’anni, si sono verificate decine di tragiche alluvioni lungo tutta la penisola.
In quanto cittadino italiano e romagnolo credo sia necessario urlare alla politica di tacere, di smettere di sciacallare su tragedie umane per un pugno di voti. Di risparmiare alle nostre stanche orecchie la cantilena di facili e definitive soluzioni, la cialtroneria di chi non conosce l’argomento di cui parla o di chi propone stanziamenti economici senza logica. Responsabilità politiche? Esse riguardano tutte le amministrazioni comunali e regionali dell’Emilia-Romagna e i governi che si sono succeduti negli ultimi cinquant’anni. In altre parole, le nostre classi dirigenti, nel tempo, ci hanno lasciato in eredità un paese incapace di gestire e curare il proprio territorio, che non ha mai riflettuto seriamente sulle strategie di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici; tanto meno su quali risorse, rischi e costi sono da bilanciare per progettare il futuro, sul breve e lungo periodo. La triste conseguenza é rappresentata dalle tragedie di città e provincie sommerse dal fango, interi quartieri distrutti, case abbandonate per sempre, un tessuto socio-economico dilaniato. Morti e tanta sofferenza. Ulteriore sintomo, in questo caso tragico e inaccettabile, dell’ormai lento ma inesorabile collasso politico, economico e sociale del Paese.
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