Acqua
Marche. Il racconto di Sara: “siamo in ginocchio, ma c’è tanta solidarietà”
Settimana di paura e tragedia nelle Marche, l’alluvione ha causato morti, danni e disagi.
Si poteva evitare? “Forse sì o forse no” – così ci dice Sara Sagrati, milanese d’adozione, ma originaria di Senigallia, dove si trovava la notte della piena. – “Tutta la mia famiglia è residente a Senigallia da generazioni, le uniche proprietà della mia famiglia sono dentro quella casa e le abbiamo perse quasi tutte. Però in certi momenti bisogna rimboccarsi le maniche, capire che c’è un bene privato e un bene comune e spero di riuscire a trasmettere questo. La città è in ginocchio, ma c’è anche tanto fermento. Il tempo di piangere arriverà dopo.”
Sara, che a Milano si occupa di comunicazione e cinema, ha scelto di raccontare, sui propri social, con alcuni video, quello che sta accadendo a Senigallia. Sono riuscito a intercettarla per avere la sua testimonianza diretta, mi ha colpito la sua determinazione, il suo sguardo lucido verso il futuro, nonostante gli attimi drammatici che ha affrontato con sua mamma e la commozione che traspare in alcuni passaggi del suo racconto.
Ci vuoi raccontare i minuti che hanno preceduto il disastro? Ve lo aspettavate? Cosa stavate facendo tu e tua mamma?
La mia casa è un piccolo bilocale, alla fine di via Settembrini, una piccola perpendicolare della statale che attraversa Senigallia e che finisce cieca sul terrapieni della ferrovia. La nostra è l’ultima casa in fondo e ci siamo ritrovati, nella notta fra il 15 e il 16 settembre, con il fiume intorno. Una sorta di castello senza ponte levatoio. Mi rimarrà sempre impresso che stavo guardando su Iris il primo Superman del 1978 e la luce è andata via esattamente quando Superman arriva a Metropolis. Ero molto stanca quel giorno e sono andata a dormire molto presto. La mia camera è esterna al bilocale, perchè l’abbiamo ricavata da un ex locale per gli attrezzi e verso l’una di notte mia madre mi è venuta a chiamare perché erano arrivate voci su un’allerta alluvione. All’inizio della mia via vivono dei signori molto anziani, che sono stati fatti evacuare, quindi è partito il tam tam fra vicini. Durante l’alluvione del 2014 a casa nostra non era arrivato nulla, per cui eravamo mediamente tranquille e ci siamo messe al riparo, alzando da terra proprio l’essenziale e mettendo la macchina al sicuro. Mentre eravamo a letto a guardare Superman, appunto, è andata via la luce e dopo poco ci siamo rese conto che c’era già l’acqua in casa. Siamo quindi corse sul divano per essere più rialzate, abbiamo messo in sicurezza le due gatte sui ripiani più alti dei mobili e abbiamo passato la notte spostandoci sui mobili, in altezza. Il divano a un certo punto ha iniziato a galleggiare, quindi abbiamo aperto il tavolo e mia mamma si è sdraiata lì e io sul ripiano della cucina. L’acqua in poco tempo ha raggiunto quasi il metro di altezza e vedevamo che fuori era ancora più alta. Abbiamo passato la notte così, poi dalle sei di mattina il livello è iniziato a scendere e verso le 7:30/8:00, senza nulla di adeguato, praticamente a piedi nudi, abbiamo provato a uscire, recuperando il recuperabile, tipo i trasportini delle gatte per portarle via, e siamo riuscite ad andare da mia zia che è fuori dalla zona rossa e non ha avuto danni. Ci siamo riposate un po’ e poi siamo ritornate in pigiama e scalze per vedere cosa stava succedendo a casa, i vigili del fuoco ci hanno aiutato a entrare per recuperare qualcosa in più e per fortuna un’amica di mia mamma ci ha messo a disposizione una casetta che affitta d’estate. Lì, in un letto che non era il nostro, abbiamo preso davvero coscienza di quello che stava succedendo.
Ci sono stati dei momenti in cui avete avuto paura potesse succedere qualcosa di grave?
Mi occupo di comunicazione e sono un’appassionata di cinema, ho visto tantissimi film apocalittici e fra questi ho visto una serie tv, non famosa in Italia, che si chiama Tremè e racconta il post alluvione dell’uragano Katrina a New Orleans. Senigallia è una cittadina di circa 45.000 abitanti e il Misa è un fiume piccolo. Quello che ho vissuto nelle prime ore sdraiata sul lavabo della cucina e quello che ho visto nei primi giorni girando per la città, mi ha subito rimandato a quella sensazione esponenziale che hai quando guardi una cosa in televisione. E se penso a quello che è successo qui in 9 km quadrati, per un fiumiciattolo come il Misa, non oso immaginare cosa sia stato realmente Katrina in posti appunto come New Orleans. Ecco a posteriori ho realizzato che in quei momenti non ho avuto paura, forse perché ero insieme a mia mamma e ci guardavamo negli occhi. Questa è stata una fortuna, perché io potevo essere a Milano, mi trovavo a Senigallia per caso, non so cosa sarebbe successo a mia mamma se fosse stata da sola. L’essere state insieme ci ha permesso di confrontarci, reagire e non commettere azioni di pancia, che sarebbero potute trasformarsi in tragedia. Abbiamo avuto la calma di affrontare quello che stava accadendo, insieme alla piena è cresciuta un’adrenalina che ci ha dato una forza incredibile. Per me è stata una sorta di panico calmo che si è trasformato in reazione quando l’acqua è iniziata a scendere.
Dai tuoi video traspare tanta determinazione, voglia di ricominciare, gratitudine per i piccoli gesti, per le persone, sono video che in qualche modo danno speranza Perché hai deciso di fare un racconto in diretta delle tue giornate e di quello che Senigallia sta vivendo in queste ore?
Il racconto sui social è arrivato qualche giorno dopo quella notte, proprio perché volevo avere la giusta lucidità per raccontare e non farlo sull’emozione di quel panico calmo che può però esplodere in qualsiasi momento. Certo avrei potuto fare il video del livello dell’acqua che continuava a salire, ma qual è il limite fra il condividere un’esperienza e il mettersi in mostra? In quel momento mi sono concentrata su altro e il telefono era un mezzo solo per chiamare aiuto, in caso di necessità. L’adrenalina di quella notte fra il 15 e il 16 è iniziata a scendere ieri, 21 settembre, oggi è il primo giorno in cui sento tutto il peso della tensione che è calata. Intorno a me ho visto tantissima rabbia, comprensibile, ma io, ancora con il carico di adrenalina in corpo, ho sentito fosse giusto mostrare quello che di buono stava accadendo nella tragedia della situazione. Nessuno è pronto a un’emergenza del genere, nelle Marche c’erano disponibili pochi mezzi sul territorio ed è ovvio che si inizi dalle situazioni più gravi, nei territori all’interno i danni sono molto più ingenti e ho visto, indipendentemente dal colore politico, una mobilitazione che nel giro di 72 ore ha portato nelle Marche e a Senigallia un dispiegamento di mezzi e di aiuti provenienti da ogni parte. Croce Rossa, Protezione Civile, il Cisom, Anpas… Ovunque mi giro vedo mezzi con loghi che arrivano da ogni parte d’Italia, con un grande spirito di solidarietà, con grande voglia di mettersi a disposizione. Ci sono più di 400 volontari della zona e un numero di telefono da chiamare se si ha bisogno. C’è una solidarietà in atto che si vede e si tocca, anche nei piccoli gesti, come appunto aiutare un amico a sgombrare casa. Ecco nel mio piccolo mi sembrava giusto raccontare anche questo lato della medaglia. Quando c’è un problema a me piace prima risolverlo e poi farne l’analisi e tirare le somme.
Come procedono i lavori?
A ieri c’erano circa 650 volontari specializzati, professionisti, con circa 200 mezzi, che si stanno occupando delle emergenze più gravi, quindi stanno sgomberando e pulendo le vie più grandi per permettere il ripristino della circolarità nelle zone nevralgiche e per permettere ai mezzi di arrivare nelle zone meno trafficate. C’è una grande emergenza sulle parti interrate: i garage dei condomini, le fosse, le zone limitrofe al fiume che sono sotto al livello dell’acqua. Una grande corsa a liberare queste zone e soprattutto spurgare, perché è prevista di nuovo pioggia e anche se minima, potrebbe far tornare su la fogna. Tutti i mezzi sono quindi interessati a pulire. La mia via, per esempio, fino a martedì era talmente piena di mobili e rifiuti ingombranti, che non ci si poteva nemmeno passare a piedi, per fortuna nella notte sono passati a prendere tutto. Quindi di notte puliscono e di giorno spurgano, ma è un continuo, perché solo nella mia via, che sarà lunga 10 metri, si è già riformato un nuovo accumulo di rifiuti. In strada si cammina, io giro in bici e mia mamma in macchina, ieri sono stati anche tolti i blocchi che limitavano la circolazione. Le scuole rimarranno ancora chiuse, ma solo per un discorso di viabilità, in strada c’è ancora tanto fango e potrebbe essere pericoloso.
Era un disastro che poteva essere evitato?
Il bacino della valle del Misa sono anni che crea problemi e allerte, la prima inondazione di cui ho memoria, perché me l’ha raccontata mia madre, è del 1977. Da allora si parla di una serie di interventi di contenimento e allargamento del letto del fiume, come al solito la macchina burocratica è lenta, i fondi da stanziare sono di difficile reperimento, insomma come sempre le grandi opere sono complicate da attuare. L’altra alluvione è quella del 2014, che comunque è stata molto meno devastante di questa. Dal 2014 il letto del fiume è stato ripulito più volte, ma nel territorio di Senigallia e limitrofi. Quello che è successo giovedì è stata una bomba d’acqua, che ha portato le precipitazioni degli ultimi sei mesi concentrate in poche ore, sull’Appennino e sul territorio collinare. A Senigallia era una serata bellissima. La piena è stata improvvisa ed è mancato un presidio che potesse mettere in contatto, nell’urgenza imminente, tutti i sindaci del territorio. Una bomba d’acqua non può essere evitata, è possibile però fare degli interventi per arginare i danni.
C’è un appello che vuoi fare ai tuoi concittadini, agli italiani o ai politici?
La prima cosa che mi sento di dire è di non cedere alla rabbia e di aiutarci fra cittadini e vicini. Per il bene comune ci si aiuta aiutando gli altri, perché la prima linea per affrontare l’emergenza è il privato, i cittadini. Il secondo appello riguarda gli autospurghi, chiunque ne abbia, privati o pubblici, li invii qui. La città ha bisogno di spurgare le fogne, le fosse biologiche. Oggi ce ne sono 37 sul territorio, se arriviamo a 50 mezzi riusciamo ad arginare il problema. Il rischio sennò è che il problema perduri fino a Natale. Oggi qui chiedono l’Esercito, ma se i militari non hanno competenze specifiche in merito all’emergenza è un dispiego di uomini inutile, abbiamo bisogno di personale preparato e specializzato e di mezzi per affrontare questa emergenza. Tra poco arriverà la fase della ricostruzione e della corretta manutenzione del territorio, speriamo che la burocrazia non rallenti tutto.
Devi fare login per commentare
Accedi