Acqua

Clean Sea, il drone subacqueo che terrà sotto controllo i nostri mari

21 Marzo 2016

Dopo i cieli, i droni arrivano anche in mare. Niente foto o video per divertirsi con gli amici, però, ma un passo in avanti per l’analisi dei fondali, la salvaguardia dell’ecosistema marino e il controllo delle piattaforme petrolifere. Questa la missione di Clean Sea, veicolo tutto italiano sviluppato da Eni, che di fatto si inserisce nella categoria dei droni perché, esattamente come questi ultimi, può fare a meno di un pilota. Clean Sea è un robot sottomarino, che può definire da solo le operazioni da effettuare una volta in acqua. Può essere anche controllato da remoto per svolgere tutta una serie di attività che, per le condizioni ambientali in cui avvengono, comportano difficoltà notevoli per l’uomo.

Il robot, evoluzione di sistemi sviluppati in ambito militare, è impiegato utilizzando navi di supporto di dimensioni estremamente ridotte, diminuendo i costi legati alla logistica ed offrendo un’opzione vantaggiosa dal punto di vista economico rispetto alle tecnologie attualmente in uso. Oppure può essere lasciato autonomo, grazie alla tecnologia AUV (Autonomous Underwater Vehicle) che lo contraddistingue. In pratica il sottomarino è in grado di muoversi da solo, elemento prezioso nei casi, non rari, in cui Clean Sea non può essere utilizzato comandandolo da remoto (ROV, Remotely Operated Vehicles).

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I sistemi a comando remoto, infatti, si basano su collegamenti fisici tra il mezzo immerso e una nave in superficie che ne controlla le operazioni, comprese immersione e recupero. Il collegamento permette anche di fornire energia elettrica e una linea dati per lo scambio di informazioni con il mezzo. Non sempre però questa soluzione è possibile. In condizioni di mare avverso o in operazioni molto prolungate, la possibilità di gestire il robot sottomarino da remoto si riduce e allora entra in gioco la tecnologia AUV, che permette al drone di gestirsi autonomamente anche per periodi prolungati. Clean Sea, infatti, è in grado di cambiare autonomamente idea una volta in acqua, aggirando gli ostacoli e rilevando anche criticità inaspettate (comportamento che in gergo viene definito reattivo).
E-Pod Clean Sea

Ma che cosa può fare nel concreto Clean Sea? Eni lo utilizza per ispezionare le condotte che trasportano petrolio o gas e che collegano le installazioni in mare tra loro o con gli impianti a terra. I sensori di cui è dotato il drone, in pratica, rilevano con precisione possibili perdite, aiutando l’uomo ad intervenire rapidamente per contenere eventuali danni all’ambiente circostante. Clean Sea studia anche la morfologia dei fondali e mappa il loro habitat. Dati preziosi, che permettono una razionalizzazione e un maggior controllo dei tratti di mare dove installare nuovi impianti. Il veicolo è composto da un corpo centrale e da diversi moduli aggiuntivi (e-pod) ognuno dei quali può essere configurato per una missione specifica, sfruttando sensori e tecnologie di cui dispone.

 

 

 

Una nuova tipologia di prodotto, quindi, in grado di adattarsi rapidamente per le sue caratteristiche a lavori di monitoraggio di strutture marine e fondali. Un’arma in più per controllare e prevenire incidenti nel contesto marino, sfruttando caratteristiche tecniche all’avanguardia e sensori precisi. Prodotto da Saab, Clean Sea ha caratteristiche tecniche notevoli. È capace di immergersi fino a 3.000 metri di profondità, dispone di batterie che gli consentono di rimanere in attività per lunghi periodi e raggiungere velocità di circa 9km/h con un peso complessivo di 1300 kg. Dotato di tre telecamere in alta definizione, può catturare video e foto dettagliate dei fondali o delle condotte petrolifere che esplora, inviandole subito in superficie anche grazie all’aiuto di lampade a led che forniscono un’illuminazione accurata dei fondali. Eni lo sta utilizzando già nel mediterraneo, dopo averlo testato nel Mar Caspio e nel Canale di Sicilia. Probabile che in futuro possa diventare anche un prodotto commerciale per quei player che abbiano interesse per ragioni diverse a monitorare i fondali marini. Dalla ricerca archeologica all’ambito scientifico, i campi di applicazione del drone marino sono ancora tutti da scoprire.

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