Acqua
Acqua, energia, rifiuti: come gestire la crisi al tempo della transizione
È stato un processo lento ma inesorabile. “La cosa pubblica”, da Mani Pulite in poi, è stata considerata un male da estirpare. Una modello culturale da eradicare. Conseguenza ed effetto del modello politico centralista. Per questa ragione solo un riformismo in senso autonomista e federale avrebbe potuto incentivare una reale vocazione liberale e democratica, di una moderna potenza europea. Così cantavano i latori del futuro post- prima repubblica. Sulla soglia della terza però, è arrivata la crisi climatica, la pandemia, la guerra e adesso la siccità. E, come un Di Maio qualsiasi, la collettività ha preso atto che non era più il tempo dell’odio verso la cosa pubblica. Anzi: quando un Paese vive uno stato di sofferenza occorrono partecipazione, responsabilità, soluzioni concrete e quindi l’essenziale importanza dei servizi pubblici per la nostra vita quotidiana. Le lancette dell’orologio della storia umana ha compiuto un intero giro. Il tempo è galantuomo e adesso restituisce ciò che incautamente qualcuno ha tentato di rimuovere o di limitare significativamente: il senso di una socialità comune, di un’appartenenza condivisa.
Per questo a Milano, al Museo dei Navigli, ad interrogarsi sul come affrontare drammatici cambiamenti, e stati di transizione ambientale che hanno portata temporale diversa, si sono incontrati, tra gli altri, Alessandro Russo presidente di Confservizi Lombardia, Giuseppe Viola Direttore Generale di Confservizi lombardia, l’Assessore regionale lombardo all’ambiente Raffaele Cattaneo, un pugno di giovani tra cui Valentina Ceruti, Coordinatrice di Anci Giovani Lombardia,
Nadia Paleari, Youth Leader e European Climate Pact Ambassador
Mattia Teruzzi, Sustainable business developer e circular economy specialist.
L’esito, non scontato, è il prologo ad una nuova etica pubblica. “Dove sia la persona a fare la differenza”.
Dove i numeri e la scienza dicono che il privato ricerca con maggior continuità l’efficienza, sebbene l’acqua resti un bene di tutti, dunque ‘valore’ universale e paradigma simbolico dell’appartenenza allo stesso pianeta. E pertanto: non è il privato che prevale sul pubblico ma la sussunzione del secondo nel primo e del primo nel secondo, a raccontare che solo una rinnovata coscienza sociale può modificare il rapporto tra uomo e natura, tra l’umanità e il piccolo pianeta che lo contiene.
Ogni transizione dunque diventa comune ed individuale, ambientale, sociale ed etica.
La sintesi
Quello che resta da fare è costruire un cerchio ipotetico dove tutto si tiene: la transizione ecologica, l’economia circolare, la rivoluzione tecnologica. Un ritorno all’infanzia per ritrovare l’equilibrio perduto. Dove tutto vale se conta anche e soprattutto chi ti sta accanto. Un girotondo ideale attorno alla storia dell’umanità.
Una società in cui non puoi essere felice se non lo è anche chi ti è vicino. Comprese le 160 aziende pubbliche della Lombardia e le 14500 persone che lavorano per le aziende associate.
Contano, se tutti contiamo se tutti abbiamo senso dello Stato. “La produzione del servizio prima della produzione del profitto” dice al microfono Giuseppe Viola. Il giro di giostra è completo.
L’asse si tiene come in un girotondo d’infanzia.
Le interviste
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