Università

L’okkupazione è videotrasmessa: Università di Amsterdam in subbuglio

28 Febbraio 2015

Ve li immaginate i cronisti e le telecamere della tv a filmare e a mandare in diretta un’assemblea da un’università occupata? Ve lo immaginate un sindaco che va a parlare con gli studenti, gli stessi sgomberati da un altro edificio il giorno prima? Certamente non ve lo immaginate, eppure è quanto successo mercoledì 25 all’ Università di Amsterdam (UvA), nella strana Olanda.

Tutto è cominciato due settimane fa, quando, nella notte di venerdì 13, un gruppo di studenti è penetrato all’interno del Bungehuis, polo umanistico dell’università a pochi passi dal duomo di Amsterdam, e si è barricato all’interno. Per rivendicare un’università pubblica, democratica e di qualità e contro le politiche di aziendalizzazione, che prevedono pesanti tagli nelle facoltà umanistiche, e contro quei vertici, in primis il rettore  Dymph van den Boom, che le hanno approvate e sostenute.

L’edificio occupato ne era il simbolo più evidente: secondo i piani, infatti, dovrebbe trasformarsi nei prossimi anni da polo umanistico dell’Università a club esclusivo per super ricchi. E’ solo la punta dell’iceberg di un piano di disimpegno finanziario, teso a ridimensionare l’offerta formativa delle facoltà umanistiche, poco “produttive” e, quindi, particolarmente penalizzate. Gli studenti, allora, riuniti nell’organizzazione De Nieuwe Universiteit, hanno fatto la loro mossa, prendendo alla sprovvista il consiglio di amministrazione, poco uso a questo genere di pratiche e incapace così di articolare, col passare dei giorni, una risposta coerente e decisa.

Prima le minacce, poi le multe, passando per pretestuosi tentativi di accomodamento, e infine, giovedì, il ricorso penale che ha sancito l’illegalità dell’occupazione studentesca del Bungehuis. Nel frattempo, però,  non si sono dimenticati di tagliare l’elettricità e il riscaldamento dell’edificio. Niente, però, né l’imminente sgombero né il freddo né l’assenza di elettricità né le sanzioni pecuniarie, è riuscito a incrinare la determinazione degli occupanti che, anzi, sono riusciti a allargare la rete di solidarietà intorno a sé: docenti e ricercatori, stanchi del destino di precarietà e della scarsità di finanziamenti che l’università assicura loro, hanno espresso pubblicamente in una lettera il loro sostegno alla lotta degli studenti mentre il Partito Socialista (SP) si è offerto di pagare una multa giornaliera, dall’importo di 1000 euro, che pendeva sugli studenti per ogni giorno di occupazione. Ma nonostante la crescente solidarietà non si è riuscito a evitare il peggio. 14076_10153096481197232_5021831007505586843_n

Martedì 24, in Spuitstraat, di fronte all’edificio occupato, infatti, si è radunata in forze la polizia che, dopo aver invitato gli occupanti a desistere, è entrata nel Bungehuis, arrestando i 46 rimasti all’interno. Tutti portati via in manette , mentre in tanti protestavano sulla strada. Sembrava l’ultimo atto e anche la decisione degli studenti di rimandare il corteo di solidarietà al giorno successivo pareva confermarlo.

Invece no. Mercoledì 25, sono stati tanti gli studenti che hanno sfilato per le strade di Amsterdam, chiedendo il rilascio degli arrestati e ribadendo le richieste  dei giorni precedenti, in primo luogo la democratizzazione dell’istituzione universitaria e le dimissioni dell’attuale consiglio di amministrazione, non più rinviabili dopo quanto avvenuto il giorno precedente. Alla fine il corteo, il più partecipato dall’inizio della mobilitazione, non si è sciolto, ma anzi ha rilanciato, entrando nel Maagdenhuis, centro amministrativo dell’UvA. Una volta preso possesso dell’edificio, gli studenti hanno dato vita a un’assemblea nel salone principale. Il tutto filmato dalle videocamere della tv locale TV5  che hanno seguito e mandato in onda, in streaming, il dibattito che si svolgeva tra gli studenti e i simpatizzanti accorsi nell’edificio.

Il rischio di uno sgombero violento come quello del giorno precedente era ben presente: c’era chi cercava vie di mediazione e chi, invece, progettava strategie di resistenza. Alla fine, però, tutti hanno accolto con favore la notizia dell’arrivo del sindaco di Amsterdam, Eberhard van der Laan in quota PvDA, che, forse per il proverbiale pragmatismo della società olandese, forse per le telecamere che filmavano,  intorno a mezzanotte, proprio quando sarebbe dovuto scadere l’ultimatum della polizia, ha fatto il suo ingresso nel salone.  In piedi, affiancato da agenti della polizia, ha parlato con gli studenti, ha risposto alle loro critiche, sviando spesso le loro precise domande ma, alla fine, non li ha convinti. Perlomeno, lo sgombero è stato rinviato: l’occupazione prosegue.

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