Università
La filosofia non può permettersi di essere inutile
Ho letto con attenzione il bell’articolo di Sara Fumagalli a cui faccio i miei complimenti per il conseguimento del dottorato. Di seguito cercherò di chiarire meglio la mia posizione in merito allo stato della filosofia.
Non contesto che la filosofia sia uno strumento meraviglioso per la formazione della persona e che leggere la Critica della ragion pura farebbe bene a chiunque. Tuttavia, quando dici: “E se solo ognuno di noi fosse consapevole del potenziale che la comprensione della Fenomenologia dello spirito di Hegel comporta, si farebbe davvero tante risate delle presunte competenze. Andrebbe in questo mondo, veloce, globalizzato, ipertecnologico e se lo mangerebbe, sorprendendosi pure delle inaspettate vie che gli si sono aperte dopo una laurea in filosofia” non sai di cosa parli. Questo senso di onnipotenza tipico del filosofo è vivo e trova riscontro solo in accademia, o meglio, nei pochi dipartimenti di filosofia rimasti in Europa. Fuori, nessuno ha tempo e voglia di ascoltare “supercazzole” ottocentesche. La filosofia è nata come pensiero elitario ma da trent’anni a questa parte le èlite culturali sono in via di estinzione e questo, a mio parere, per tre motivi ben identificabili:
– le èlite sono economiche: i top manager e le grandi corporation dettano lo sviluppo culturale, dialogano alla pari con le Istituzioni spesso piegandole alle loro necessità.
– la società è sempre più orizzontale, questo significa che sono cadute le barriere che proteggevano le èlite (vale anche per quelle economiche), barriere che servivano ad impedire ad altri concorrenti di diventare avversari temibili. Un esempio su tutti, l’istituzionalizzazione del movimento cinque stelle in Italia. O ancora, nella comunicazione social uno vale uno e l’influenza culturale non ha nulla a che vedere con lo spessore (il filosofo, di spessore senza dubbio ma polveroso per formazione rifiuta i social e predilige scaffali di carta).
– l’aumento della complessità in una società sempre più mondializzata determina un’enorme difficoltà nella creazione di filosofia. Se il pensiero non afferra il proprio oggetto gira a vuoto. Kurzweil infatti, capo degli ingegneri di Google – unica realtà con una visione destinale (si veda il libro la singolarità è vicina) – sta facendo esperimenti per inserire nanotecnologie nel corpo umano aumentandone le potenzialità e sopperire così al problema della complessità.
Come vedi ambiti in cui la filosofia potrebbe sfogare la sua curiosità non mancano e tutto si può dire, tranne che il mondo di oggi non sia stimolante. Il problema è che la filosofia così come viene insegnata crea “intellettuali” (voglio essere generoso) e professori, i primi non esistono più se non in forma specifica e i secondi fanno una fatica disumana a trovare impiego.
Credo e mi auguro che la filosofia abbia la forza di innovarsi e che persone come te, che vivono di accademia, lavorino in questa direzione altrimenti la fine è inevitabile (non si può andare contro lo spirito del tempo). Insomma, la domanda: che cosa può fare un filosofo dopo la laurea? è secondo me sacrosanta e merita una o più risposte.
Tu dici che “la filosofia, per fortuna, è inutile”, il punto è che non se lo può permettere perché oggi come mai quel ruolo spetta all’arte, mestiere dei geni, non dei filosofi.
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