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A scuola di innovazione con i Joint Open Lab

29 Dicembre 2014

Se l’innovazione è una questione di sistema, ricerca e industria non possono più essere considerate in modo separato. È da questa premessa che Telecom Italia ha deciso di investire nelle eccellenze dell’università italiana sperimentando nuovi modelli e soluzioni per l’innovazione. Nel triennio 2012-2015 sono stati attivati in cinque diverse università italiane altrettanti Joint Open Lab (JOL), ovvero laboratori di ricerca multidisciplinare orientati alla sperimentazione di nuove soluzioni tecnologiche che vanno dalla robotica fino alle tecnologie di connettività.

Per saperne di più, abbiamo parlato con Gabriele Elia, Responsabile Open Innovation Research di Telecom Italia, che ci ha spiegato come “lo sviluppo di nuovi mercati necessita un tipo di collaborazione interdisciplinare che difficilmente può essere alla portata della singola università o della singola azienda. Per questi motivi Telecom Italia ha deciso di finanziare la ricerca nel nostro paese seguendo una strada tanto nuova quanto stimolante”.

Gli atenei coinvolti nel progetto di Joint Open Lab sono 5 (Università di Trento, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Politecnico di Milano, Politecnico di Torino e Università di Catania) per un totale di 350 giovani ricercatori. I vari Joint Open Lab hanno l’ambizione di proporsi come esempio da imitare per tutti coloro che guardano alla knowledge economy come a un nuovo modello di sviluppo. Rappresentano infatti una nuova forma di collaborazione tra mondo accademico e impresa in grado di rivitalizzare il contributo della ricerca all’economia reale. Il manager di Telecom non ha dubbi a riguardo:

“Anche se i JOL non sono per Telecom un caso di fatturazione diretta, investendo in innovazione difficilmente si sbaglia. In un mondo dove i costi di produzione sono stati abbattuti, il vero valore aggiunto viene non solo dalla conoscenza, ma dalla capacità di impiegarla con velocità ed efficacia per risolvere sfide tecniche sempre più sofisticate”.

“Per quanto riguarda il CRAB di Torino, si tratta di un laboratorio composto da una decina di persone tra ricercatori, dottorandi ed esperti dell’azienda”, ci spiega Elia. “L’iniziativa dei Joint Open Lab sparsi su tutto il territorio italiano è nata dall’idea di creare uno spazio di ricerca non classico, ma animato dalla volontà di unire l’anima industriale della ricerca a quella universitaria, per concentrarsi su tematiche emergenti e su una vera e propria ibridazione di culture che altrimenti rischierebbero di non incontrarsi”.

Con il resposabile per l’innovazione di Telecom abbiamo parlato anche del progetto di Fly4SmartCities: “Dopo il successo della sperimentazione di luglio, il JOL CRAB è ora pronto a entrare, in collaborazione con l’ENAC, la Protezione Civile e i Vigili del Fuoco,  nella fase due della sperimentazione, per capire quali potranno essere i primi effettivi scenari operativi in cui lo sciame potrà mettere in pratica al servizio della comunica ciò che ha imparato finora.”

Le problematiche che emergono dalla ricerca in questi campi non rientrano però soltanto nel dominio della tecnica. E parlando appunto di ibridazione di culture Gabriele Elia aggiunge: “Non si tratta soltanto di nuovi gadget, ma di una vera e propria rivoluzione delle nostre abitudini. È per questo che non ci servono soltanto ingegneri e tecnologhi, ma anche esperti di design, per progettare interfacce amichevoli, e psicologi, per prevedere e governare l’impatto emotivo che questo tipo di innovazioni avrà sulla società”.

Un altro ambito dove opera il JOL CRAB di Torino è quello dei robot prestati ai beni culturali. La tecnologia, infatti, potrà offrire un nuovo tipo di fruizione del patrimonio storico e artistico del nostro paese. Primo esempio di queste possibilità è stato presentato lo scorso novembre al Castello di Racconigi, a Cuneo. Si tratta di Virgil, la prima guida robotica che si può trovare in un museo italiano per offrire ai visitatori un tour interattivo e personalizzato della reggia sabauda. Come emerge dunque da quest’ultimo esempio, passato e futuro non sono in questo senso in concorrenza, ma possono, insieme, trovare una sintesi in cui l’aspetto tecnologico e quello storico si rafforzano vicendevolmente. È il primo passo che porterà nel nostro paese gli assistenti virtuali, che potranno essere poi utilizzati, oltre che nei musei, anche in ambienti diversi, come per esempio gli spazi fieristici. I vari JOL sono dunque un modello di ricerca che mette insieme pubblico e privato: “Ciò permetterà -aggiunge Gabriele Elia- di ricevere maggiori finanziamenti, essenziali a uno sviluppo dell’Internet delle Cose, ovvero la rete delle macchine che evolve insieme alla società per plasmare bla comunicazione del futuro”.

L’ambito della robotica è di certo uno dei più affascinanti per quanto riguarda l’innovazione e le nuove tecnologie e Telecom guarda non solo al mondo universitario, ma anche a quello della scuola degli istituti secondari: “Oltre ai musei e ai droni, Telecom avvierà presto una collaborazione destinata ai più giovani insieme a Comau, un’azienda italiana che rappresenta anche a livello globale un’eccellenza nella robotica industriale. È stato infatti firmato un accordo con il Miur per sperimentare progetti di robotica nelle scuole superiori.”

Per approfondire l’argomento leggi il focus sul JOL di Torino pubblicato su Gli Stati Generali.

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