Società
Un algoritmo ci (dis)seppellirà
Sui recenti ragionamenti di Alessandro Baricco.
- Il piccolo saggio pubblicato qualche giorno fa su la Repubblica da Alessandro Baricco – il titolo era “E ora le élite si mettano in gioco.
Come il mondo si è diviso e come l’era digitale ha amplificato la rabbia di chi non si sente parte del Game” (e che potete leggere integralmente qui) – ha smosso parecchi ragionamenti personali o sollecitato interviste. (Vale la pena leggerle).
Ne avrete già sentito parlare ma per riassumere ai “nuovi”: le élite hanno sempre determinato i grandi cambiamenti (ci sta come direbbero i telecronisti), il patto non scritto era che questi cambiamenti offrissero alla maggioranza silenziosa un certo grado di benessere economico e autonomia benefica (ci potrebbe stare). Poi è arrivata la tecnologia e ora le suddette élite sono diventate bersaglio di osservazioni critiche. Che colpiscono l’ordinario e il sovratale. Una roba tipo la rivoluzione francese ma senza cannoni e pistole ma tastiere e smartphone.
Le conclusioni finali finali finali:
Lasciare che i più veloci vadano avanti, a creare il futuro, riportandoli però tutte le sere a cenare al tavolo dei più lenti, per ricordarsi del presente. Fare la pace con noi stessi, probabilmente, perché non si può vivere bene nel disprezzo o nel risentimento.
Respirare. Spegnere ogni tanto i nostri device. Camminare. Smetterla di sventolare lo spettro del fascismo.
Pensare in grande. Pensare.
Niente che non si possa fare, in fondo, ammesso di trovare la determinazione, la pazienza, il coraggio.
Le ultime tre parole – tutto il ragionamento conclusivo – sollecitano qualità umane che appaiono arrivare lì un po’ dal nulla. E non è detto per pessimismo ma per sillogismo. Una specie di deus ex machina a chiudere un ragionamento acuto, lucido, di sana irriverenza e sorvegliata appassionata ingenuità (c’è un senso buono della parola).
Va detto, o almeno io lo dico, lo scrittore torinese è naturalmente dotato del senso dell’occasione e del gol (e questo gli ha portato molta fortuna e un bello score professionale ma lo ha spesso esposto all’invidia altrui o talvolta all’ansia da prestazione sua). Molte delle imprese che ha iniziato non sono finite (male) a dispetto dei denigratori. Per esempio la scuola di scrittura Holden.
Era ora (allora) che qualcuno ci pensasse lui lo ha fatto. Pure altri più tristemente ci hanno (avevano) provato. Lui ci è riuscito allegramente e allegramente molti detrattori hanno dovuto ricredersi.
Il ragionamento di Baricco nel saggio – che cade nel vuoto di mesi di poverissima interlocuzione politica e istituzionale – ha una sua legittimità che poteva essere ancor più notata nella sua scomodità. La scomodità di chi non cerca approdi sicuri e standard (questa è una delle qualità di questo outland hero).
In fondo, se ci troviamo leader improbabili masanielli o politici scarichi di tutto se non di egotismo o sforniti anche del minimo necessario appeal, qualcosa sarà capitato in mezzo. Ma se credete al caso o alla provvidenza: accomodatevi!
Il popolo, per usare concetti non poi così sorpassati, ha bisogno di élite e qualsiasi cambiamento ha necessità di uno zoccolo duro di prima fila a guidarne i rivolgimenti (fatevi un giro nella Rete fuori dal cerchio delle vostre amicizie da approdo sicuro). Il punto sembra piuttosto cosa debbano fare là davanti queste élite. Portare le folle verso il baratro o portare le folle verso il baratro?
Siamo in cima a una montagna (in parte se la vetta fosse stata anche morale dovremmo gioirne ma evidentemente non ci riesce) e – sembra dirlo anche Baricco – non possiamo che scendere.
E invece: c’è crisi? Creiamo i presupposti perché continui: dilazionata, slittata nel tempo e nello spazio, corretta o con nuove vie di correzione (la parola è nel paradigma). C’è congestione? Cerchiamo presupposti perché si allarghi lo spazio, la banda, il coefficiente, l’algoritmo.
La verità è che ci siamo appassionati ai numeri, alle statistiche e ai sondaggi. Preferiamo non badare al “percepito”. Fiduciosi che i numeri danno una ragione. Che il senso o è 01 o non è.
Vedevo una puntata di Peppa Pig (Può starci se si hanno bimbi in giro) e sono rimasto colpito da un’osservazione di un personaggio che chiede “cosa è antica?”. La risposta che nomina anche un “rigattiere” non sollecita la stessa curiosità. Quindi rigattiere è concetto assodato o più di antica. Strano? Forse non più di tanto. Piuttosto strano risulta che ora grazie alla Rete parole come soldi e ladri possano essere scritte su striscioni alla stregua di troika e banchiere – sapendone i significati o massimizzandoli. Eh già, qualcosa è cambiato.
Se i partiti politici non esistono più e le religioni non hanno più voce in capitolo sulle cose temporali (forse una riparazione fisiologica a troppi pronunciamenti passati), quel moderato laico civismo che tanto ci lusingava latita, la risposta non potrà però essere solo freddamente algebrica. Se sono stati soppiantati da guru del basta e del no a prescindere l’analisi non basterà che sia semiologica o antropologica per quanto utilmente applicate.
Certo non potrà essere dirimente l’attesa entropica di un nuovo ordine dal caos.
Un algoritmo ci (dis)seppellirà? La Rete riuscirà a trovare una banda più estesa, un sentimento più efficace perché calcolato?
Sembrano nuovi ulteriori presupposti pre-copernicani: ma la notizia è che la vetta della montagna non ha una seconda vetta. E quindi è forse il caso di lasciar cadere giù quello che non serve, più che quello che ci accomoda e che accomoda i più. La situazione è scomoda e non serve cercare risposte brevi. Per questo bisogna dubitare delle divise perché è come se chi la indossa – intellettuale o falangista – cercasse ufficiosità esterna.
Servono determinazione pazienza e coraggio ma serve una visione. Non una facile roboante e applaudita. Né una incomprensibile o paradigmatica.
Servono pensieri semplici e dubbiosi che quelle qualità possano sollecitare come risposta a un qualunquismo di ordine che sia in divisa o in tweed. Ecco non basta invece un tweet per dimostrare che si ha la soluzione ma questo purtroppo lo capiamo ogni giorno senza algoritmi.
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Immagine di copertina: Lo scrittore Alessandro Baricco al Festival della Letteratura di Mantova; Mantova, 10 settembre 2016. Italian writer Alessandro Baricco attend Mantua Literature Festival, in Mantua, September 10, 2016
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