Società
Tutto è così terribilmente modesto che il partito unico non tarderà ad arrivare
Non abbiamo pensatori, per Diana! Non abbiamo intellettuali puri, gente davvero intelligente (dote morale) e non furbastri fagocitati dal sistema di comando. Abbiamo solo scrittori muti, che si scrivono addosso, che si piangono addosso, che si pisciano addosso, senza che i loro stessi editori ne traggano vantaggio, al di là dello sterile “sfizio” di averli scelti. E osservatori e critici di una miopia disarmante, attenti solo a conservare il loro status di starlette dell’informazione e della comunicazione. Tutto sembra essere piatto, inespressivo, modesto. La cultura e le arti, oggi, registrano il punto più basso degli ultimi cinquant’anni. Ma, nessuno lo dice, nessuno ne parla, nessuno sembra soffrirne. Tutti, o quasi, ignorano che la vera cultura, anche se marcatamente intensa e significante appare schiva, fine, superiore ad ogni cosa e finanche timida nell’approccio, in special modo quando ha da farsi riconoscere. E, certamente, non è mai volgare. Mai, nemmeno se dovesse usare il turpiloquio!
L’intellighenzia che ci ritroviamo, ossia i rappresentanti della cultura ufficiale del paese e più specificamente l’ambito di intellettuali ideologicamente impegnati, che costituiscono la mente direttiva della politica nazionale, non costituisce affatto un osservatorio attendibile. Il loro radar non vede a un passo di distanza e quel che è peggio non sanno rendere conto neanche dell’accaduto, di quello che è già stato. Va da sé che intuire quello che ci attende risulta per queste menti eccelse un’impresa tra le più impossibili. Vi è in atto, da tempo, un processo di trasformazione della cosiddetta sinistra che caratterizzerà il prossimo futuro della nazione. Sull’incedere di questo processo dovremmo soffermarci, raccontandone le modalità e analizzandone le finalità.
Vi è una sinistra perpetuamente in divenire, come quella italiana, che ha tranciato con apparente disinvoltura ogni legame col passato più glorioso e sintomatico, tanto che un pensiero di Gramsci o una posizione morale di Berlinguer, oggi, striderebbero fortemente con la sua linea di condotta. Si guardi al PD: ha finito per assumere la forma dell’acqua, adattandosi alle linee di qualsiasi contenitore che abbia un peso specifico. E come l’acqua, la sinistra, una volta rinunciato ad una configurazione e passata a liquefazione, avrà necessità di essere contenuta, delimitata e plasmata da un sistema di potere inclusivo, sì da esistere in una forma incongrua che va modellandosi agli umori e alla volontà di chi l’ha predisposta all’imbottigliamento e ne dispone. La sinistra priva di P (fosforo) ed in versione H2O (acqua) riempie le otri del potere fine a se stesso, lasciando a secco la pianta dell’ideologia.
Fuor di metafora: un criterio di deselezione, a vantaggio di un ambito composto dai soliti notabili, sembra reggere il meccanismo che la modella, facendone un laboratorio dilettantistico di acritici pensatori, di disarmanti strateghi, di impersonali dirigenti. Al suo interno manca un’anima e una mente in grado di rappresentare in maniera consona la base ipercritica, cresciuta a dismisura rispetto al suo apice, sprofondato, ormai, in una sorta di sonnambulismo intellettuale che ha del grottesco. Pare evidente assai, tranne che ai sottili analisti, che con una destra di minchioni, quale Salvini e compagnia bella, la sinistra si sposti verso quella direzione, stabilendo un campo politico con un’unica connotazione ideologica: e voilà, a breve, una destra peculiare che tenterà una dittatura morbida e subdola, col benestare dei più grandi impostori della cultura e del giornalismo, due delle attività che dovrebbero distinguere il grado di civiltà di uno stato.
Anche qui, ci sta bene l’epilogo: “Povera patria! Così, per dire.”
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