Partiti e politici

Thinking the Unthinkable: Yezers incontra Enrico Giovannini

24 Aprile 2020

Thinking the Unthinkable. A new imperative for leadership in the digital age, è il titolo di un report del 2016, redatto da Nik Gowing e Chris Langdon. Finalizzato a comprendere perché le grandi organizzazioni siano spesso strutturalmente incapaci di adottare decisioni efficienti e prevedere i grandi shock, preparandosi dunque alle non linearità, il lavoro ruota attorno ad un’ottantina di interviste, principalmente anonime, a professionisti del settore privato, pubblico e della politica.

Il monito del report – pensare l’inimmaginabile – è stato il leitmotiv dell’incontro organizzato da Yezers martedì 21 aprile con il professor Enrico Giovannini, economista, ordinario di statistica all’Università Tor Vergata, portavoce dell’ASviS (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile), presidente dell’ISTAT dal 2009 al 2013, ministro del lavoro nel governo Letta e ora al servizio della task force governativa, istituita dal Dpcm del 10 aprile 2020 con il compito di studiare “processi razionali per ripensare l’organizzazione delle nostre vite”.

Una lettura che consiglio a tutti, che mi ha influenzato nel modo di approcciarmi ai problemi”, spiega Giovannini, riferendosi al testo sopra citato. Durante l’incontro, che si è svolto in modalità telematica e che ha coinvolto circa duecento partecipanti, Giovannini ha spiegato come nella task force – e in generale in ogni organizzazione – l’eterogeneità dei saperi sia una ricchezza, evidenziando, comunque, il ruolo di sintesi che i decisori devono svolgere nel gestire la complessità delle informazioni. “Accade che nelle grandi organizzazioni tende a svilupparsi un cosiddetto group thinking, che porta tutti i componenti a pensare nello stesso modo”, spiega il professore, aggiungendo che “quando arriva un nuovo amministratore delegato, un ministro appena nominato o un nuovo Presidente del Consiglio, con la volontà di voler cambiare tutto avendo delle grandissime idee, costui si debba necessariamente interfacciare con la realtà”. Il leader, a questo punto, si circonda di tecnici di cui si fida ciecamente, i quali, avendo capito come la pensa, disegnano la tecnostruttura più adatta per suffragare le sue idee. “Qual è il risultato? Che tutti insieme appassionatamente vanno verso lo schianto”. La deflagrazione di errate politiche pubbliche, decisioni inoculate in seno alle aziende e alle società quotate in borsa è il risultato, dunque, di un approccio devoto al corto-termismo, fenomeno perfettamente inserito in un mondo che valuta maggiormente il breve termine – e in questo la finanza ha avuto un ruolo straordinario – piuttosto che il medio-lungo termine.

Cosa suggerisce il report di Gowing e Langdon per far fronte a queste problematiche? “Il leader si dovrebbe circondare di due squadre, la blu e la rossa”, spiega Giovannini, “l’una con il compito di supportare e definire le strategie, l’altra con quello di smontarle, per poi periodicamente invertire i ruoli. Quello che intendo dire è che esistono tecniche per affrontare crisi come quella esistente. La letteratura in materia di disaster management insegna che coloro che si occupano della gestione delle emergenze non possono far fronte anche alle scelte sul futuro, perché la pressione sul presente è così forte che non riuscirebbero a trovare le energie intellettive e psicologiche per pensare ad altro”.

Una soluzione che permetta di affrontare le criticità del presente, conciliandole a quelle future, si potrebbe basare su un meccanismo di resilienza. A tal proposito, è fin dalle prime fasi della crisi del Coronavirus che Giovannini propone, alla Commissione Europea e al Governo italiano (ed alcune regioni hanno accolto il suggerimento) di attivare delle unità di resilienza trasformativa, cioè strutture organizzative che pensino a come “rimbalzare oltre” la crisi e che quindi siano dotate di una capacità di reazione allo shock Covid-19 che trasformi business, politica ed obiettivi. “Questo è quello che spero che la nostra task force possa realizzare, così come auspico che lo facciano molte imprese italiane”.

Thinking the unthinkable, dunque. Ma come si fa a disegnare proposte alternative, che stravolgano la fisionomia delle politiche pubbliche attuali e che ruolo potrebbero svolgere i giovani, ed in particolare organizzazioni come Yezers, in questo processo? Nel corso della discussione, Giovannini ha evidenziato come sia fondamentale individuare nuovi schemi mentali per approcciarsi alla politica. Innanzitutto, rimane fondamentale una scelta, che impone di circoscrivere l’azione o all’ambito locale o al Paese. Inoltre, secondo il professore, è d’obbligo un cambio di paradigma, anche in considerazione del fatto che lo schema politiche economiche-sociali-ambientali è ormai obsoleto, a favore di una riclassificazione degli interventi pubblici del tutto nuova e più sostenibile. “In questi giorni abbiamo pubblicato un policy paper per il Joint Research Centre (JRC) della Commissione Europea su coronavirus e resilienza (qui il link, ndr). In quest’ultimo lavoro si evidenzia come lo schema mentale debba in primo luogo comprendere se si devono fronteggiare shock brevi e leggeri, di media durata e intensità, o di lunga durata e forte impatto. Nel primo caso”, spiega il professore, “noi possiamo assorbire; nel secondo, dobbiamo adattarci; nel terzo, invece, dobbiamo trasformarci”. Ecco, dunque, la riclassificazione: le politiche non sono più economiche, sociali e ambientali, ma diventano interventi che proteggono, promuovono, preparano, prevengono e trasformano. “Ogni contributo, anche quello che affronta i grandi problemi, deve tenere conto dell’importanza di una fase analitica preliminare”.

Nel corso dell’incontro, Giovannini ha anche evidenziato la necessità, per tutti i Paesi colpiti dall’emergenza, di basare la ripartenza economica su forze diverse da quelle con cui si è andati avanti fino ad ora. Per l’Italia, due considerazioni: ridurre significativamente il 12% annuo di evasione fiscale (percentuale sul PIL) e regolarizzare tre milioni di lavoratori irregolari, di cui un milione circa è impiegato nelle filiere produttive essenziali. Un altro aspetto di cui si è discusso è la mancanza di un centro studi per il futuro in seno allo Stato, entità presente in molte nazioni, ma non ancora attiva nel nostro paese. Inoltre, in riferimento alle conclusioni dell’ultimo Consiglio Europeo, Giovannini ha evidenziato un passaggio dove l’UE afferma di non voler derogare dagli intenti ante crisi – ad esempio Green Deal e digitalizzazione – e invita la Commissione ad elaborare un progetto per aprire un’area sulla gestione delle crisi. “Faccio riferimento a questo perché, come ha detto qualcuno, la crisi da coronavirus non è altro che una crisi da cambiamento climatico in time-lapse, cioè spaventosamente accelerata”, spiega, auspicando, inoltre, che molti degli obiettivi a medio termine dell’UE (decarbonizzazione al 2050, lotta al cambiamento climatico) non vengano accantonati. “Oggi scegliere la sostenibilità è un investimento e può essere un modo per coniugare insieme ripresa economica, occupazione, e difesa dell’ambiente. Questa è la grande sfida. Purtroppo molti advisor del governo e dei ministri sono stati formati al vecchio modello di economia: magari gli regaleremo una copia di Thinking the Unthinkable”.

 

Francesco Giorgi

Membro della Redazione di Yezers

 

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