Società
Terni, se il crocifisso non c’entra con l’aggressione, ma nessuno lo dice
È da ieri che rimbalza una storia di quelle che, sia come sia, inquietano. La storia ormai l’abbiamo letta tutti ed è quella di una ragazzina di dodici anni, aggredita fuori dalla scuola da un compagno di classe senegalese e da questi ferita perché “aveva il crocifisso al collo”. Le principali testate italiane la riportano ieri nel tardo pomeriggio o in serata. In ogni titolo campeggia la parola “crocifisso”, ogni articolo spiega, con più o meno dubbi e periodi ipotetitici che sì, un dodicenne senegalese ha aggredito una bimba italiana perché aveva il collo il crocifisso. A leggere con attenzione, in effetti, qua e là, qualche dubbio poteva emergere: in alcuni casi si riferisce che questa è la versione della madre della bambina aggredita, in altri si dice che invece è la versione data dagli inquirenti che l’avrebbero addirittura avuta dal giovanissimo aggressore senegalese.
Massimo Colonna, giornalista umbro, decide di non fermarsi alla versione circolante e sente anche la dirigente scolastica dell’istituto della quale correttamente non riporta il nome, per non rendere individuabili la scuola e i minorenni coinvolti. La docente spiega che le motivazioni religiose non c’entrano. Non possono c’entrare – dice – perché le parole da tutti messe in bocca al minorenne senegalese non sono compatibili col fatto che il bambino è arrivato in Italia a fine aprile, non parla per nulla la nostra lingua e, insomma, sta affrontando tante difficoltà di integrazione. Ha fatto una cosa grave, ma il crocifisso non c’entra, la religione non c’entra, l’Islam che odia i cristiani non c’entra. In effetti, anche un inviato di Repubblica che fa visita alla bambina ferita e alla sua famiglia racconta il giorno dopo una storia diversa: una brutta storia di aggressione, che nulla ha a che fare con il crocifisso. E anche il vescovo di Terni aveva gettato acqua sul fuoco, avanzando distinguo e prudenze.
Prudenze che, naturalmente, non hanno utilizzato Giorgia Meloni e Matteo Salvini, impegnati nella solita patetica corsa degli avvoltoi che puntano a planare per primi sulla vittima da becchettare. Agli avvoltoi, tuttavia, non si può chiedere di essere diversi da quello che sono. Perché nutrirli con informazioni approssimative, non verificate, imprudenti? Per un pugno di click? Dite davvero?
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