Costume

Per fare amicizia a Berlino devi essere spontan. O no?

5 Ottobre 2018

Spontan. Storie di come (non) fare amicizia a Berlino

Alert: questo post contiene liste che cercano di sistemare le cose della vita in una gabbia riduttiva di puntini e elenchi numerati. Ho una passione per le liste. Mi aiutano a mettere ordine fuori (dentro invece, il solito mix di calzini spaiati) quindi le uso consapevole di come riducano la realtà a una fiera di stupidaggini masticate, creando e disfacendo luoghi comuni. Però mi rassicurano. 

Se non ami le liste, salta alla fine.

Spontan. Non c’è forse parola più emblematica delle differenze di Weltanschauung tra Nord e Sud dell’Europa. Per gli italiani a contatto con la cultura tedesca questa parola si rivela spesso una trappola. Un false friend, in tutti i sensi. Sì perché spontan, soprattutto tra amici, può creare disamori e incomprensioni.

“Vediamoci spontan!”. Sì bene, certo, cioè quando, dove e come?

Per il tedesco significa “senza mettersi d’accordo prima”, che diventa anche un po’ un “forse”, “se ne ho voglia”, “senza fissare un appuntamento”, “Chissà”. Perfetto. Peccato che per l’italiano il concetto stesso di mettersi d’accordo prima tra amici sia qualcosa di strano e anomalo. Vedersi spontan è la negazione stessa della spontaneità insomma. Come molte cose nella vita. Dire: Che tramonto romantico! Mangiamoci un gelato tranquilli! Uccide la magia e il romanticismo in un colpo solo. Mentre si nega un concetto si fa sorgere un dubbio (come si mangia un gelato da agitati?). Se mi dici che vieni spontan significa che non sei spontaneo, che ci stia pensando su, che ti stai sforzando. Ora come ci vorresti venire a casa mia altrimenti? Tirato a forza da dei cavalli? Spinto da una folla urlante che invoca il tuo nome? Ora dubito che la gente si faccia tutti questi pipponi, ma un certo senso di fastidio, una stonatura la si sente.

Ma allora come si fa amicizia a Berlino? Che tipi di amici esistono? Che grado di spontaneità hanno?

 

1.L’amico tedesco che è ha viaggiato all’estero. Spontaneità: 8.

Consapevole dei limiti emotivi della sua cultura di origine e della raffinatezza filosofica ma solo quella dei tedeschi, farà di tutto per essere diverso da se stesso. Farà cose che sembrano raccapriccianti pur di far capire al mondo che lui non è come loro. Quando è nato il nazismo era finito. Ama la musica sudamericana. Veste con dei ponchos colorati e pantaloni indiani. Sorride a tutti. Lui è Locker, sciolto, informale, antiprussiano, waldorfiano, abbronzato e lo dimostrerà al mondo intero. Diventerà tuo amico senza che tu lo sappia perché per non risultare il classico tedesco attendo alla privacy, sarà talmente aperto, solare, amichevole da diventare un rompiballe. Ti abbraccerà sempre.

 

2.L’italiano appena arrivato dall’Italia. Spontaneità: 11

Intenzionato a combattere la freddezza berlinese con tutta la forza del sole del Sud che sente di portarsi appresso, l’amico italiano appena arrivato farà tutto quello che è in suo potere per comportarsi da italiano, anzi, da super italiano. Esagerando tanto quando l’amico “tedesco che ha viaggiato all’estero” ma prendendo ispirazione dalla nonna siciliana, l’italiano appena arrivato ti rallegrerà le giornate, cucinerà per te e ti passerà il numero dello spacciatore di mozzarelle di bufala Che tu lo voglia o no, perché si trasferirà a casa tua.

3.Il tedesco tedesco. Spontaneità: 2

Inoffensivo e impossibile meta di amicizia a meno che tu non passi con lui/lei delle esperienze formative di alto livello che portano ad una grande vicinanza psicofisica simile alla fratellanza/sorellanza: condivisione di periodo ospedaliero, infanzia, intera processione al Karnival der Kulturen.

4.Lo straniero. Spontaneità: variabile.

Abituato al clima rigido e ai modi diretti di Berlino, lo straniero rimarra inizialmente in incognito, protetto dalla nebbia di noncuranza tipica della città. Quando scoprirò che sei straniero anche tu potrebbe diventare il tuo migliore amico.

 

5.Il tedesco gentile. Spontaneità: 6

Molti tedeschi cercano di essere gentili. Questo è un dato di fatto. È che non ci sono abituati. Ricordo personale imbarazzante. Era martedì. Nel mezzo di quella carenza affettiva che mi prende nel mezzo dell’inverno e che nemmeno la Nutella riesce a dipanare. In questi casi servono amici! Ho detto ad un amico se voleva venire con la famiglia a cena il venerdì.

Aiuto.

–   Questo venerdì?

–   Sì, se siete liberi, eh, non preoccuparti.

–   No, no, è che…

Il mio amico guardava per terra. La carenza affettiva inizia a galoppare.

–   Potete?

–   Devo sentire mia moglie…

–   Ok

Il mio amico sudava. Si passava la mano sui capelli guardando fuori dalla finestra in cerca di una via di fuga.

–   È che è un po’ sotto data e …

Una sinapsi di calendario implode e lascia il suo viso stanco e affaticato. L’imbarazzo è contagioso e alla fine ci siamo salutati in fretta. Venerdì non sono venuti e io ho sentito di aver osato troppo. Ma se riuscirete a superare gli imbarazzi il tedesco gentile diventerà un amico fidato che nemmeno un fratello.

 

6.L’italiano tedesco. Spontaneità: nessuna.

Odia gli abbracci, veste cappotti pesanti, parla tedesco con la r arrotolata e se scopre che sei italiano, sospirerà e ti chiederà: Da quanto abiti qui?

–   Beh, tipo, 5 anni…

–   Pivello, io 18.

 

(la lista è finita. Se le odi, qui puoi riprendere la lettura)

Per riassumere. Non mi sono mai sentita tanto spontan e immediata e senza vincoli e rumorosa come da quando sono in Germania. E ugualmente senza amici. Pochi e selezionatissimi. In pratica chiunque accetti di parlare con me. Eppure il sistema del prendere appuntamento funziona. Non sarà spontaneo, toglierà quel romanticismo all’amicizia che lascia sempre le porte aperte ma alla lunga funziona in una grande città come Berlino, mantiene la privacy, non ti pesta i piedi e entra cortesemente a casa tua senza rompere le scatole con cadenza bimestrale.

Alla fine, settimane dopo, la famiglia dell’amico è venuta a cena. Ha portato un mazzo di fiori. Si è chiacchierato bene. Non so se riesco a mantenere questo ritmo. Per questo mando le miei figlie ad una scuola italotedesca con un bar gestito da un italiano che in emergenza (inverno, buio, freddo…) funziona come in Italia. Si chiacchiera anche con gli sconosciuti. Ed è bellissimo.

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