Diritti

Se il Senato comprendesse il Ddl Zan

15 Luglio 2021

Quella che si sta tenendo ancora oggi in Senato non è una discussione sul Ddl Zan, ma una barbarie. Le argomentazioni che si stanno presentando in aula sono la manifestazione riprovata dello scollamento – non più rimarginabile – tra la classe politica e il popolo. Una classe politica che non solo non rispecchia più in alcun modo l’avanzamento culturale della sua società, ma che anzi, la umilia. Dopo mesi ancora oggetto di profonda divisione parlamentare, il disegno di legge dovrebbe essere, secondo alcuni, ulteriormente modificato e ridotto. Non ultimo Matteo Renzi, il quale proprio oggi ha dichiarato che per passare al Senato dovrebbe essere tolto dal Ddl il riferimento all’identità di genere e alla cultura di esso nelle scuole.

Senza fare di tutta l’erba un fascio, senza nemmeno giungere a conclusioni affrettate prima ancora che si decida la sorte della legge Zan, un dato oggettivo è che buona parte dell’élite che siede a destra nei palazzi del potere non recepisce gli stimoli provenienti dalla realtà in atto, ma asseconda le proprie ancestrali convinzioni date per buone perché “così è sempre stato”. I senatori e le senatrici di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia si riempiono la bocca di qualunquismi, notizie false, distorsioni, gravità inaudite e l’amara verità, arrivati a questo bassissimo punto di storia, forse, è che non potranno mai capire. Perché quando si parla di sesso, sessualità, genere, identità di genere (e in realtà molto altro) non si parla di pareri personali né di chiacchiere sentite alla sagra del paese. Si parla di letterature, saggi, studi che non possono essere riassunti o recuperati documentandosi su Facebook o sui post raccapriccianti di Simone Pillon.

Chiediamoci, allora, se è ancora possibile ammettere questo vuoto, questa spaventosa ignoranza. Se è ancora possibile essere rappresentati da uomini e donne che equiparano i diritti delle persone Lgbt+ a “mode social” e a vezzi, che reputano l’omolesbobitransfobia uno “pseudopericolo” (Sandra Lonardo, Forza Italia). Che non sono in grado di utilizzare terminologie adeguate per cui scambiano la “transazione” (Sonia Fregolent, Lega) per la transizione, per cui la parola lesbica è alla stregua di una bestemmia. Se è ancora ammissibile doversi sorbire la litania sui bambini che hanno bisogno della mamma e del papà, che non possono essere indottrinati e corrotti nelle scuole dalla pericolosissima “ideologia gender”. Diteci, onorevoli senatori e senatrici, se è ancora tollerabile, infine, sentirvi parlare di “normalità”. Ma quale normalità?

 

 

 

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