Londra
Se l’immigrato è italiano
L’immigrazione è una questione annosa, che di volta in volta viene sfruttata dalle forze politiche più populiste. Dopo gli sbarchi estivi, c’è stato il caso di Tor Sapienza a confermare come sia avvertito il problema. Gli italiani si sentono invasi: è legittimo, perché il flusso migratorio è massiccio.
Tuttavia, in molti dimenticano che gli italiani sono anche invasori. Non si sta facendo riferimento ai periodi di Al Capone in America o all’epoca dei paisà con la valigia di cartone, bensì di dati attuali e freschissimi. Il Rapporto Italiani nel Mondo 2014 della Fondazione Migrantes ha svelato che nel 2013 ben 94mila italiani hanno fatto i bagagli per trasferirsi all’estero, scegliendo principalmente il Regno Unito. Certo, nessuno ha preso un barcone per un viaggio della disperazione, a differenza di chi scappa dalla Siria, dalla Libia o dai Paesi africani flagellati da guerre e povertà. Seppur in un contesto assai diverso rispetto alle modalità di migrazione di zone con grandi problemi, i dati della ricerca ricordano che siamo un popolo di migranti.
In questi giorni, proprio da Londra è arrivata una notizia che dovrebbe far scaturire una riflessione sui flussi migratori. Sarà che in Inghilterra vola l’antieuropeismo di Nigel Farage o che semplicemente Londra è stufa dell’Unione europea (che non ha mai amato), fatto sta che il premier britannico, David Cameron, ha prospettato una riforma che punta a penalizzare “l’invasione” dell’isola da parte degli europei. Di cui una parte sostanziosa è formata da italiani. La proposta del primo ministro conservatore è molto severa: per 4 anni non ci sarebbero sussidi per gli stranieri, mentre dopo 6 mesi i disoccupati europei sarebbero cacciati dal Regno.
L’iniziativa ha già trovato la strada sbarrata dalla sentinella Angela Merkel. Ma, al di là della reale fattibilità, l’idea di Cameron apre scenari preoccupanti sulla visione dell’Unione europea. E soprattutto questo progetto finirebbe per colpire molti italiani (pensate a quanti di noi hanno amici e familiari a Londra o comunque sparsi nelle città inglesi), che vedrebbero venir meno il sistema di welfare per 4 anni, perché viene sposata la filosofia “prima i sudditi di Sua Maestà”. Un concetto molto affine a quello che alcuni nazionalisti di casa nostra sostengono, dicendo: «Prima gli italiani».
Insomma, i britannici tratterebbero gli italici emigranti con un approccio decisamente nazionalista, rendendo gli stranieri cittadini di serie B. Una conclusione che dovrebbe far riflettere prima di scatenare – da noi – pandemoni anti-immigrati. Perché, nel mondo, l’immigrato è anche l’italiano.
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