Scuola

Riformare la scuola l’obiettivo deformante di ogni governo

9 Febbraio 2021

E il naufragar mi è dolce in queste tare….

Perché a questo si è ridotta la scuola, all’imballaggio di una merce, la merce cultura da confezionare bene, con parole altisonanti e ridondanti.

Ancora una volta, la politica che fa della scuola la propria campagna elettorale: bisogna investire in cultura, formazione, ricerca. Ricovery Plan o meglio Next Generation EU, significherebbe che le politiche scolastiche da assumere guardassero alle politiche scolastiche dei partner europei.

E invece si gioca al ribasso, all’allungamento dei tempi di scuola, come se la scuola non fosse già stata spremuta abbastanza come un limone fino a questo momento. Come se la didattica a distanza non avesse già costituito un impegno oneroso, come se non avesse già messo a dura prova insegnanti pochi avvezzi alle tecnologie informatiche e che hanno dovuto cavarsela chiedendo al vicino, al figlio, al collega più competente che ha offerto la sua disponibilità. Come se fare didattica a distanza avesse significato la discesa della manna dal cielo per volontà divina.

Gli insegnanti si sono dovuti arrangiare, attrezzare, fare autoaggiornamento, seguire tutorial, si sono sentiti improvvisamente incapaci, si sono messi fortemente in discussione. Si sono rimboccati le maniche e non hanno incrociato le braccia scioperando contro un sistema che non li ha mai formati, hanno dovuto riconvertire almeno parzialmente il modo di fare didattica proponendo diversamente i contenuti. Si sono sentiti improvvisamente vecchi perché il nostro paese è un paese vecchio che non mette a disposizione l’aggiornamento della loro figura professionale, aumenta solo vertiginosamente il loro carico burocratico. I poveri insegnanti si sono riconvertiti sentendosi un’azienda decotta, con la differenza abissale che la scuola è una comunità non una azienda.

Guardare all’Europa significa guardare modelli educativi che hanno successo perché l’investimento delle politiche scolastiche avviene di fatto, ripensando, ad esempio, a un ambiente di lavoro gradevole per studenti e insegnanti, dove invece che tenere tante ore seduti gli alunni in un banco o dinanzi un computer si prevedono spazi e tempi di movimento, consentendo un giusto equilibrio e sviluppo psicofisico.

I risultati scaturiti dalle tanto criticate prove Invalsi nel quadro delle rilevazioni OCSE PISA per accertare alcune competenze degli studenti quando questi stanno per terminare l’obbligo scolastico, segnalano dati allarmanti sull’acquisizione di abilità fondamentali. Ciò vuol dire che le riforme scolastiche perseguite in questi ultimi anni si sono rilevate fallimentari. Prolungare il tempo scuola significherebbe mancare di rispetto al lavoro di professori e alunni che hanno impiegato tempo, energie, non si sono lasciati scoraggiare, né deprimere da un mondo che ci ha bombardato quotidianamente facendo la stima dei decessi.

È vergognoso che la proposta sia nata dopo il confronto con i sindacati; conforta almeno sapere che questo governo in cui tutti hanno chinato la testa al Massimo Fattor è già d’accordo su qualcosa.

 

 

 

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