Scuola

Quando il Ministero e gli studenti sono più avanzati della classe intellettuale

23 Giugno 2017

Onore al merito va dato al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, e pertanto alla sua titolare (i temi di maturità devono passare per il visto del ministro), la senatrice Valeria Fedeli, per avere dato un tema per l’esame di maturità di Diritto ed Economia politica assolutamente perfetto.

Il tema è perfetto per tre ragioni.

La prima è la scelta dell’oggetto sul quale gli studenti sono stati invitati a riflettere e a scrivere: il lavoro e la disoccupazione. Non si poteva scegliere un tema più rilevante (se non, ma è strettamente connesso, quello della diseguaglianza: come ci può essere eguaglianza se il lavoro è così scarso e la disoccupazione così alta?).

La seconda ragione è che il tema è stato proposto non in termini generici o vacuamente generalisti, ma sulla base di due precisi grafici che rappresentano, al tempo stesso, dati e ipotesi concettuali: agli studenti è stata pertanto indicata una traccia di svolgimento intelligente e per nulla retorica.

Infine, terza ragione, all’analisi degli studenti sono state sottoposte le due principali e contrastanti concezioni dell’economia, quella keynesiana e quella monetarista. In tal modo, si è indicata la natura complessa del pensiero economico: in economia politica non esiste il pensiero unico, non esiste un unico metodo o ragionamento possibile.

Alcuni insigni economisti accademici hanno obiettato: “tema troppo difficile… gli studenti non sono sufficientemente preparati… gli insegnanti di scuola superiore queste cose non le insegnano.” È probabilmente vero, anche se solo parzialmente (noi conosciamo insegnanti che queste cose le insegnano, magari nell’ambito delle ore di “storia e filosofia”, ma tant’è). Più importante è tuttavia il fatto che queste cose – il lavoro, la disoccupazione, il “Jobs Act”, ecc. – sono fatti di esperienza su cui i giovani hanno le loro idee e i loro modi di informazione. Anche durante l’esame di stamattina, se, per caso, non avessero saputo che cosa fosse la “legge di Okun” (peraltro chiarissimamente spiegata nel testo del Ministero), un’occhiatina a Wikipedia o a qualche altra risorsa di internet i maturandi avrebbero ben potuto darla (lo fanno sempre, no?). Inoltre, era a loro disposizione anche il testo della Costituzione italiana (su cui vertevano le ultime due domande a scelta).

Infine, è vero che l’insegnamento dell’Economia politica (ma non solo dell’Economia) nelle scuole è, quasi sempre, deficitario (in ogni senso del termine). Ma la responsabilità di ciò ricade in primo luogo sulla classe dirigente e intellettuale italiana. Il lavoro da compiere è, come sempre quando si tratta di ‘lavoro’, molto e difficile. È fondamentale che, superando ogni assurda e ottusa barriera generazionale, questo lavoro sia fatto insieme (come, di fatto, è avvenuto dopo la crisi in tutta Europa e in Usa, e anche in Italia).  “Insieme” vuol dire: studenti, insegnanti (di ogni ordine di scuola: dalle scuole primarie a quelle di dottorato), intellettuali (oggi vergognosamente latitanti), e politici. Che un ministro, o una ministra (come desidera essere chiamata), della Pubblica istruzione abbia formulato un tema di maturità come quello di oggi è un segnale molto positivo.

 

P.S. Ringrazio tre studenti (due di liceo, uno di università) che mi hanno aiutato a esprimere meglio il mio pensiero.

 

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