Scuola
Per-Corsi di trasformazione della formazione superiore di secondo grado
Riorganizzare le nostre scuole superiori passando da una organizzazione per classi a una per corsi?
Un vantaggio tra tanti: l’abolizione del ripetente.
Dalle classi ai corsi
Nel nostro sistema scolastico, il gruppo classe costituisce la cellula che struttura l’organizzazione della didattica, l’amministrazione, la valutazione del rendimento e l’avanzamento nella carriera scolastica.
La valutazione dei singoli studenti è espressa dal consiglio di classe al completo, su tutte le materie contemporaneamente. Di conseguenza si viene ammessi o meno all’anno successivo solo se si è raggiunta la sufficienza in tutte le materie. In caso contrario si sospende il giudizio e si attivano opportuni corsi di recupero. Se la sufficienza non viene raggiunta nemmeno agli esami di settembre (ex-esami di riparazione), il risultato è che si viene “bocciati” su tutte le discipline, anche quelle nelle quali si era registrato un giudizio positivo, e si è costretti a ripetere l’anno.
Un cambiamento di struttura possibile consisterebbe in una organizzazione secondo modalità, in parte, universitarie e una organizzazione per corsi, suddivisi in tre livelli fondamentali: base, intermedio e avanzato.
Ogni singolo corso potrebbe avere scansione trimestrale o semestrale con avanzamento ritmato dal superamento delle relative prove d’esame. Le prove d’esame sarebbero collocabili a fine corso o ritmate dalla scansione trimestrale o semestrale. Sarebbe così possibile una valutazione autentica dei livelli diversi di competenza raggiunti e maturati dagli studenti nelle singole discipline.
Corsi, con un tetto massimo di venti studenti faciliterebbero il superamento di didattiche trasmissive, prerequisito essenziale all’adozione di metodi educativi di tipo
maieutico-comunicativi, in grado di alimentare e coltivare la creatività individuale e di gruppo.
Pianificazione della formazione e della ricerca individuale
Un’organizzazione per corsi permetterebbe un’avanzamento di carriera secondo progetti di ricerca e formazione in forma di veri e propri piani di studio.
La scelta e l’adozione dei progetti di studio andrebbe effettuata subito dopo la scuola dell’obbligo e potrebbe ispirarsi integralmente a piani di studio “consigliati” ovvero già confezionati. Questo genere di progetti di formazione potrebbero, per intenderci, calcare la formazione più tradizionale annoverando piani di studio per la formazione di geometri, periti agrari, ragionieri ecc. Altri progetti di formazione potrebbero assumere la forma di piani di studio suggeriti dallo specifico territoriale in cui vive la scuola secondo indicazioni provenienti da enti locali, associazioni, strutture produttive, imprese, organizzazioni di categoria, di comunità ecc.
Infine, anche il singolo studente dovrebbe poter comporre e proporre un proprio piano di studi, del tutto personalizzato e magari inedito, da sottoporre alla valutazione di una apposita commissione, che potrà respingerlo o approvarlo oppure accoglierlo con riserva di accettazione di modifiche ed integrazioni suggerite dalla commissione, in una sorta di contrattazione culturale della formazione, secondo criteri condivisi di organicità e completezza.
In questo modo si affiancherebbero, ai percorsi più tradizionali, piani di studio in continuo divenire. La comunicazione tra i molteplici soggetti che abitano il territorio potrebbe generare una grande varietà di composizioni possibili per i piani di studio adottabili. Se ne ricaverebbe una riduzione del rischio di obsolescenza e saturazione cui è (stata) generalmente soggetta la formazione tradizionale e una maggiore capacità del sistema della formazione di aderire alla rapida evoluzione dei percorsi di formazione possibili.
Un insopprimibile vincolo nella formazione dei piani di studio personali, dovrebbe garantire una base formativa comune di tipo cognitivo-contenutistico incentrata sulle conoscenze disciplinari più tradizionali. Tale formazione di base avrebbe il compito di conferire, oltre a un comune substrato culturale, una sorta di identità nazionale al Sistema Scolastico Italiano, da declinare localmente, col contributo dell’offerta formativa di più soggetti, sulla base delle particolari specificità territoriali di ordine culturale, economico, storico e antropico.
A contorno, un adeguato circuito informativo faciliterebbe la conoscenza dell’offerta formativa esistente sul territorio e in rete.
La scelta dei corsi sarebbe così aperta a un ventaglio di possibilità, variabile secondo l’offerta formativa, proveniente da un ambito non ristretto al tradizionale contesto scolastico e indotta anche dalle esigenze di formazione, direttamente espresse dagli studenti e dai loro progetti formativi. In questo modo potrebbero nascere ma anche declinare nuclei di interesse specifici e non prevedibili a priori.
Una attività di coaching diffuso aiuterebbe lo studente a “individuarsi” cercando risposta a quegli interrogativi, cruciali ai fini della formazione individuale ed eventualmente di gruppo (vedi più avanti): chi sono, chi desidero diventare, che sogno desidero concretare, quali le mie potenzialità, come realizzarle, insieme a chi?
Agli studenti sarebbe dato di decidere il proprio ritmo di studio, la sequenza delle materie su cui impegnarsi e fino a quale livello di approfondimento, se base, intermedio o avanzato (unico vincolo le propedeuticità naturali). Per fare un esempio il corso di matematica di base e il relativo esame non dovrebbero necessariamente essere affrontati al primo anno. Diventerebbe possibile rimandarlo, ad esempio, all’anno successivo. Allo stesso modo qualora si scoprisse, nel corso degli studi, una particolare vocazione agli studi classici si potrebbe desiderare includere nella propria formazione i livelli avanzati dello studio del latino, della letteratura o della filosofia.
La convivenza nella stessa classe tra studenti svantaggiati e studenti eccellenti ha sempre posto agli insegnanti la necessità di adeguare la preparazione degli uni agli altri con difficoltà e dilemmi ben conosciuti. L’organizzazione per corsi elimina alla radice il problema. Ciascuno seguirà i corsi col ritmo che gli sarà più naturale e fisiologico.
Tutto ciò potrebbe facilitare l’individuazione della vocazione degli studenti sul campo, garantendo la fine di passerelle, esami di idoneità, integrazione ecc.
Ogni sede scolastica verrebbe ad essere caratterizzata dallo spettro dei corsi che sarebbe in grado di offrire insieme a quelli tradizionali.
Gli studenti sarebbero liberi di seguire i corsi di studio e formazione scelti nelle sedi che riterrebbero più opportune, per praticità e qualità degli stessi, con relativa possibilità di scelta anche del docente del corso.
Ai docenti sarebbe data l’opportunità di proporre corsi sugli argomenti più disparati e agli studenti facoltà di richiedere l’attivazione di corsi su argomenti non ancora trattati per i quali la richiesta formativa superasse determinati valori di soglia.
L’attivazione e stabilizzazione dei corsi sarebbe vincolata al numero dei richiedenti e partecipanti effettivi al corso;
Stage di formazione, corsi presso altri istituti formativi, fablab, singoli corsi presso sedi universitarie, corsi on-line riconosciuti, o presso aziende (alternanza scuola-lavoro) potrebbero integrare l’offerta formativa delle tradizionali sedi scolastiche.Tutto farebbe scuola.
Non solo formazione individuale
Il successivo rapporto con il sistema di formazione post-secondario potrebbe in parte prefigurarsi come il luogo in cui oltre all’approfondimento del percorso scelto si avrebbe l’opportunità di esplorare le naturali possibilità di convergenza tra piani di studio individuali.
I percorsi di formazione avrebbero la possibilità di evolversi in progetti di piccolo gruppo, maturando in forma di piccole cooperative, microimprese, associazioni no profit ecc., con il vantaggio di venire alla luce in situazione protetta (incubazione).
La formazione di gruppi, con un progetto comune, oggi troppo affidata al caso, sarebbe coltivata spostandola all’interno della istituzione formativa. Le “possibilità del fare” sarebbero così indagate sistematicamente al fine di verificarne la possibile tenuta nella futura realtà operativa.
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