Scuola
Ma che belli gli studenti del Virgilio
Leggo con molta curiosità e con una punta di nostalgia le notizie che arrivano dal liceo Virgilio, uno dei migliori di Roma, bloccato da un’occupazione degli studenti che dura ormai da quattordici giorni. Penso sia quasi inutile entrare nel merito delle ragioni della protesta, così come sono di contorno le invettive dei genitori e della preside dell’istituto. Le occupazioni e le autogestioni ci sono sempre state e probabilmente ci saranno sempre, vuoi perché sono una specie di ricorrenza non ufficiale, vuoi perché basta entrare in una qualsiasi scuola pubblica italiana per capire che di motivi per protestare ce ne sarebbero infiniti. Un tempo si contestavano i bagni rotti o i topi nei laboratori, oggi le telecamere di vigilanza o il wi-fi che non funziona. Insomma, scavare nei pretesti serve solo a sentirsi più vecchi e io non voglio sentirmi più vecchio.
Ricordo alcune assemblee proprio al Virgilio (se la memoria non mi inganna…), ormai più di venti anni fa (sigh…). Già all’epoca era uno di quei licei dove era più facile incontrare il “personaggio” di turno che si mischiava agli studenti, nobilitando quelle giornate di “sega collettiva” che persino gli insegnanti mettevano in conto all’inizio dell’anno scolastico. Le scuole del centro erano quelle dove era più facile trovare un primo approccio con la politica, interloquendo direttamente con chi militava nelle organizzazioni studentesche. C’era poi la parte più ludica, dai corsi di educazione sessuale – che nel mio istituto animavo volentieri – ai cosiddetti “gemellaggi” con le altre scuole. Era un modo per creare socialità, conoscere altre persone con cui confrontarsi su questioni serie o semplicemente per stringere nuove amicizie.
Certo, si marinava la scuola. Ma lo si faceva in maniera collettiva e ci si sentiva tutti meno colpevoli, con l’esclusione di quei pochi delatori che per compiacere gli insegnanti entravano in classe a far presenza. Se solo avessero saputo che per quegli insegnanti quelle due o tre presenze erano inutili se non fastidiose, forse anche i compagni delatori si sarebbero divertiti un po’ di più e non avrebbero accumulato lauree e master per finire a lavorare nei call center.
Le occupazioni erano – e presumibilmente sono ancora – il momento clou della protesta, un po’ come il crescendo finale degli spettacoli pirotecnici. All’impegno politico si univa il proibito e talvolta il peccato. Nottate caratterizzate da momenti diversi; dal sottile spavento (esorcizzato da giovanili espressioni di sfida) quando il poliziotto trascriveva i dati della carta d’identità, alle indimenticabili esperienze erotiche dentro dei sacchi a pelo o avvolti in delle coperte di pile ornate con dei discutibili orsacchiotti. In quelle occasioni si raggiungevano vette di promiscuità che sarebbero rimaste impresse nella memoria e che – posso dirlo con certezza – si sarebbero rivelate col tempo assai più utili di molte lezioni di fisica.
Probabilmente i ragazzi del Virgilio si sono lasciati prendere un po’ troppo la mano. Siamo a dicembre, c’è il Giubileo, il prefetto Gabrielli parla di “situazione molto delicata”. Ma quel gruppo di “irriducibili” è riuscito ad ottenere un incontro col sottosegretario all’Istruzione, ad apparire sui maggiori quotidiani nazionali e a far discutere dei problemi del loro istituto anche una fetta di opinione pubblica. Scusate se è poco.
Con tutt’altra modalità e con tutt’altro scopo, la perseveranza di questi studenti ricorda quella dei ragazzi del Cinema America Occupato, che sfidando il lassismo delle istituzioni e i portafogli cuciti di registi e attori miliardari, stanno costruendo qualcosa di straordinario, portando la “macchina dei sogni” anche dove non si è più abituati a sognare.
Malgrado tutti i loro limiti e i loro eccessi, nonostante gli smartphone, i social network, gli x-factor, i grandi fratelli e le isole dei famosi, questi ragazzi sono davvero belli. Ci raccontano che – a torto a a ragione – si può combattere contro ciò che non ci piace, magari vincendo qualche battaglia e chissà, forse un giorno la guerra. Speriamo non lo dimentichino mai e che continuino a crederci, anche se al Virgilio dovesse arrivare un più che lecito sgombero forzato. Se molti di noi non avessero rimosso lo spirito di quelle autogestioni e di quelle occupazioni, forse vivremmo in un paese più giusto.
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