Scuola

Lucchini: “la mobilità sociale è il tema chiave dell’Italia di oggi”

15 Luglio 2021

«La competizione nel mercato del lavoro per i giovani è diventata molto difficile a livello mondiale, occorre metterli in condizione di scoprire le loro potenzialità e far emergere il loro talento, a prescindere dalle condizioni economiche e sociali di partenza». Ad affermarlo è Stefano Lucchini, chief institutional affairs and external communication officer Intesa Sanpaolo, intervenendo al convegno “Merito e mobilità sociale per il rilancio del sistema paese” della Scuola Superiore Sant’Anna.

Il convegno, svoltosi questa mattina, ha presentato i risultati del progetto “Merito e mobilità sociale 2.0” realizzato in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e la Conferenza dei Collegi Universitari di Merito che, anche grazie al sostegno di Intesa Sanpaolo, ha favorito l’orientamento universitario di 250 studentesse e studenti di quarta superiore dagli ottimi risultati scolastici, provenienti da contesti svantaggiati.

«La mobilità sociale è il tema chiave dell’Italia di oggi – ha proseguito Lucchini -. Dopo un decennio di bassa crescita e riforme rinviate, dobbiamo cogliere l’opportunità unica del PNRR che mette i giovani al centro. Intesa Sanpaolo è consapevole del significato sociale di questa situazione per oggi e per il futuro. Anche ispirandosi al dettato costituzionale dell’art. 34, la Banca lavora con istituzioni e atenei come la Scuola Superiore Sant’Anna per promuovere la formazione in tutti i suoi aspetti, valorizzare il merito e riattivare l’ascensore sociale».

Al convegno hanno partecipato anche Giuliano Amato, vice-presidente della Corte costituzionale, Sabina Nuti, rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna e Patrizio Bianchi, ministro dell’istruzione.

Peraltro, Il Rapporto Nazionale Invalsi 2021, il primo al tempo del Covid, diffuso ieri, ha mostrato come, tra didattica a distanza e chiusure prolungate, la pandemia abbia inevitabilmente presentato un conto salato al mondo della scuola. A pagarlo sono stati soprattutto gli studenti, non tanto quelli delle scuole elementari, quanto quelli di medie e superiori. E il Sud Italia versa dal punti di vista educativo e scolastico in condizioni particolarmente critiche. Solo un territorio è riuscito a distinguersi in positivo: è il Trentino – o meglio la provincia autonoma di Trento – che ha confermato miglioramenti rispetto al passato in tutti gli aspetti della rilevazione.

«Mentre stiamo tentando di  uscire dalla pandemia – ha affermato il ministro -, togliendo l’effetto velo che essa ha  creato, occorre una capacità profonda dei nostri sistemi  educativi per coinvolgere i ragazzi nell’avventura del  cambiamento e avere strumenti e capacità per gestirlo». Sul Rapporto Invalsi, Bianchi ieri ha spiegato che «le prove ci restituiscono una scuola che aveva già problemi prima della pandemia, problemi diversi e differenziati all’interno del Paese. La pandemia ha accentuato le criticità e su questo dobbiamo intervenire».

Nell’apprendimento dell’italiano, per esempio, dal Rapporto risulta che la quota degli studenti delle scuole medie che non ha raggiunto il livello minimo è passata da 34% del 2018 al 39% del 2021, con una crescita maggiore tra gli studenti che provengono da famiglie economicamente svantaggiate. Il peggioramento è stato però più sensibile in matematica: la quota degli studenti che non ha raggiunto il livello minimo è passata dal 40% del 2018 al 44% del 2021 con Toscana, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna sotto la media nazionale del 2018. Nelle scuole superiori la quota degli studenti che non ha raggiunto il livello minimo in italiano è invece passata dal 35% del 2019 al 44% del 2021.

Analizzando il quadro delle trasformazioni strutturali in atto, il ministro si è soffermato sul ruolo dei sistemi educativi. «Siamo entrati nella fase della pandemia con tassi di crescita bassissimi, tra l’1 e l’1,5%, e scontando pesantemente la crisi del 2009-2010, tra crisi  strutturale e crisi fiscale, molto pesanti per alcune aree come  quella dell’educazione. A differenza delle strutture economiche  e sociali, il ciclo della trasformazione della scuola è più  lungo di quello dei sistemi produttivi. Ecco perché anche il  lavoro proposto dalla Scuola Sant’Anna ha il merito di sostenere questi due pilastri fondanti per il rilancio, cioè merito e mobilità sociali per una nuova scuola e una nuova università».

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