Arrampicata
La scuola è inclusiva se accoglie i disabili
“ You can use a wheel chair
To allow the grief and sorrow
To sit down “
La torre di Pisa ha un inclinatura, sembra quasi stia per cadere. Un uomo non cade mai. Le donne invece devono essere cedevoli. E siccome sono delle sciocche sentimentali dovrebbero essere cedevoli davanti ad una foto. Quella che mostra un bicipite rinforzato, un abbraccio a tre.
Se io in classe entrassi mostrando il mio bicipte, oltre a una grande ilarità riceverei dissensi a suon di fischi.
Un insegnante è quell’anello di congiunzione tra la famiglia e la società, una figura un po’ vicaria del genitore che cerca di trasmettere dei valori che non siano sopraffazione e arrivismo, ma collaborazione e spirito di solidarietà, posture che non siano sbilenche. Una morale salda che richiede spirito di sacrificio.
Studiare significa sacrificarsi, significa passare ore intere seduti su una sedia e dover guardare fuori desiderando di poter godere di una bella giornata, rinunciandovi. Significa anche, però, trovare nella scuola un luogo di ritrovo, dove il ritrovare se stessi coincide con l’incontrare l’altro. Non un altro qualunque, ma un altro significativo, complementare, perché insieme all’altro mi formo, cresco, mi riconosco, appunto.
Mostrare il braccio forte, il pugno duro significa cedere a logiche che fanno del dominio la modalità con cui sovrastare l’altro, un dominio che coincide con la forza del potere economico. In una scuola si insegna che ci sono borse valori e valori non acquistabili. La gratitudine e l’ammirazione che si nutre per chi ha collaborato con noi ad un progetto, i modelli che abbiamo scelto perché gli alunni riuscissero a credere che non tutto il mondo è una sporcizia e che anche i figli di nessuno possono diventare qualcuno, non ha un prezzo. Si insegna che non è entrando nella camera di un uomo, o camera di commercio, concludendo affari come per la vendita di un titolo bancario che si diventa adulti e cittadini onesti.
L’educazione civica inserita nei piani di studio, rende la scuola responsabile di una formazione che approfondisce ancor di più temi che toccano l’umano in una società disumanizzante, il bullismo, la violenza sulle donne, il revenge porn. Si insegna a non cedere allo stereotipo del mondo patinato delle riviste, che vendere il proprio corpo pubblicamente lasciandolo, in modo consenziente, alle razzie di chi lo getta in pasto a chiunque è un atteggiamento che non è più ammissibile.
Si insegna che l’essere umano ha oltre la pelle, carne, sangue, che le ferite non le pulisci con un colpo di spugna e non le ricuci come quando si lavano superfici che senza alcuna ragion d’essere si sono scientemente e in modo protratto sporcate. La mente e il cuore registrano il dolore.
Si insegna che la disabilità non è un marchio da portare addosso, ma un problema da sostenere, e che tanti disabili hanno reso la propria disabilità un esempio di forza di volontà e di passione, facendo dell’educazione sportiva il modo con cui vincere sfide inimmaginabili persino a chi disabile non è. Che la disabilità educa a sviluppare abilità diverse in cui corpo cuore e mente funzionano all’unisono per superare l’ostacolo.
Si insegna ancora che battersi per un principio costa fatica. Ma che per essere specchio fedele degli ideali di cui parliamo bisogna essere poco cedevoli e per niente sbilenchi, procedere con una schiena dritta.
In foto : Marcello Dudovich
Donna sulla spiaggia con cane
Collezione privata, Milano
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