Beni comuni
La pace, un mestiere artigianale. Il discorso del Papa del 19 aprile alle scuole
Credo che la pace sia un mestiere artigianale, fatto di piccoli passi. Me ne sono convinto dopo avere sentito Papa Francesco a Roma, venerdì 19 aprile. L’occasione è stata l’incontro del Papa con la Rete Nazionale delle Scuole di Pace, invito esteso agli enti locali, ai rettori e docenti universitari firmatari del ‘Patto di Assisi’, il documento con cui nel 2022 centinaia di ragazzi provenienti da 120 paesi hanno sottoscritto gli impegni per un mondo e un’economia a misura di persona e di ambiente. Una rete di volontari del buon esempio, di testimoni, in un mondo che ovunque sembra andare tranne che nella direzione giusta. All’incontro di Roma ero presente anche io e uscendo da quell’incontro mi sono chiesto come riuscire a legarlo ad altre cose, rendendolo attuale e concreto.
Credo che la pace sia un mestiere artigianale, una cosa necessaria all’interno del cantiere del futuro, perché, sembra ovvio, ma senza pace non ci sarà nessun futuro. Perché la tentazione è sempre quella di pensare solo all’oggi. E oggi è una scatola piena di tanti egoismi, di pulsioni e reazioni scatenate dall’istinto. All’istinto però dobbiamo sempre contrapporre la ragione, il pensiero frutto di una riflessione, pensiero che si può allargare coltivandolo con responsabilità, allargando gli orizzonti, guardando avanti e seminando giorno per giorno quei semi di pace che domani potranno germogliare e portare frutto, come ha detto Papa Francesco nel suo discorso.
Le occasioni per coltivare un futuro di pace sono tante e le offrono tante istituzioni a tutti i livelli. Papa Francesco ha ricordato che nel prossimo mese di settembre si svolgerà a New York il Summit del Futuro, convocato dall’ONU per affrontare le grandi sfide globali di questo momento storico e firmare un “Patto per il Futuro” e una “Dichiarazione sulle generazioni future”. Un evento importante, segnalando ai ragazzi che c’è bisogno anche del loro contributo perché non rimanga soltanto “sulla carta” l’impegno per la pace, ma diventi concreto e si realizzi attraverso percorsi e azioni di cambiamento. E allora credo che la pace sia un mestiere artigianale perché prima di tutto è fatto da mani d’uomo.
Credo che la pace sia un mestiere artigianale perché necessita innanzitutto di cura e di cure. Torna con prepotenza il motto del priore di Barbiana, I care, mi riguarda, mi sta a cuore, mi prendo cura del mondo che sta tutto intorno a me. E allora, ha ricordato ancora Papa Francesco, non possiamo solo delegare le preoccupazioni per il “mondo che verrà” e per la risoluzione dei suoi problemi alle istituzioni deputate e a coloro che hanno particolari responsabilità sociali e politiche. È vero che queste sfide richiedono competenze specifiche, ma è altrettanto vero che esse ci riguardano da vicino, toccano la vita di tutti e chiedono a ciascuno di noi partecipazione attiva e impegno personale. E l’unico modo di rendere più forte la partecipazione di ognuno alle grandi questioni di oggi è mettersi in rete. Il Papa ha fatto scandire ai ragazzi più volte le frasi ‘mettersi in rete’ e ‘fare rete’ passando dall’io al noi.
Credo che la pace sia un mestiere artigianale perché coincide con la somma dell’impegno di tutti. I fatti e le cronache delle guerre di oggi, ha ricordato il Papa, interrogano l’intera comunità umana, richiedono il coraggio e la creatività di un sogno collettivo che animi un impegno costante, per affrontare insieme le crisi ambientali, le crisi economiche, le crisi politiche e sociali che il nostro pianeta sta attraversando. E servono persone sveglie e non addormentate per affrontare queste sfide. Il Pontefice ha elencato come attivarsi per un futuro di pace: lavorando, non dormendo; camminando per le strade, non sdraiati sul divano; usando bene i mezzi informatici, non perdendo tempo sui social. E poi, ha sottolineato Papa Francesco, questo tipo di sogno si realizza anche con la preghiera, cioè insieme con Dio, e non con le nostre sole forze.
Credo che la pace sia un mestiere artigianale perché nasce prima di tutto dalla cura che riusciremo a prenderci del nostro prossimo e del mondo in cui viviamo. Dal “prendersi cura” reciproco, ha ricordato Papa Francesco, nasce una società inclusiva, fondata sulla pace e sul dialogo. In questo tempo ancora segnato dalla guerra, vi chiedo di essere artigiani della pace; in una società ancora prigioniera della cultura dello scarto, vi chiedo di essere protagonisti di inclusione; in un mondo attraversato da crisi globali, vi chiedo di essere costruttori di futuro, perché la nostra casa comune diventi luogo di fraternità. Nella parte finale del suo discorso il Papa ha ricordato i bambini che vivono nei paesi che sono in guerra, i bambini ucraini, quelli di Gaza, bambini che hanno dimenticato come si sorride. E allora credo che la pace sia un mestiere artigianale perché è fatta prima di tutto di gente che sa sorridere.
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