Scuola

La didattica a distanza, sette mesi dopo

4 Ottobre 2020

Le prime settimane di apertura delle scuole hanno restituito uno scenario di delicato equilibrio fra l’impegno e il coraggio dimostrati da dirigenti, insegnanti e genitori per ritornare ad una nuova normalità e l’attenzione necessaria a gestire una didattica che, pur non essendo più quella esclusivamente online della scorsa primavera, deve però apprendere dalle difficoltà sostenute, ma anche dalle possibilità che essa riveste nel caso in cui sia necessario farlo, se non in modo trasversale in modo puntuale.

Se le difficoltà emerse la scorsa primavera ci hanno consegnato un Paese in cui l’accesso alla Rete non può considerarsi scontato ed anzi ha evidenziato, secondo i dati dell’Istat, come un quarto delle famiglie non abbia una connessione a banda larga (con un enorme divario fra Trentino Alto Adige e Lombardia e le regioni del Sud) e se la familiarità con la didattica digitale ha evidenziato i limiti di parte del corpo docente, i mesi di scuola online hanno però finalmente messo in chiaro le specificità nell’uso di contenuti e strumenti digitali e la necessità di predisporli in modalità adeguate perchè non sostituiscano i libri di testo e l’insegnamento in presenza, ma affinino le capacità di ricerca ed elaborazione critica degli alunni adottando un linguaggio a cui sono abituati.

Ecco perchè è utile valorizzare l’impegno che tutti gli editori scolastici italiani ed internazionali stanno profondendo, con webinar e prodotti ad-hoc, per accrescere la familiarità dei docenti con i mezzi che la Rete offre e la disponibilità di materiali ed esercizi online per arricchire le lezioni ed i compiti a casa. Ed ecco perchè, allo stesso modo, merita osservare la strada compiuta negli ultimi anni da parte delle grandi aziende digitali che, senza sostituire il ruolo delle casi editrici, hanno predisposto ambienti (Apple Education e Google Classroom su tutti) e tools per studiare, per esercitarsi, per collaborare con i propri compagni di classe, per prepararsi ad utilizzare ciò che ormai è entrato nella quotidianità del mondo del lavoro.

Oltre a Classroom, l’ambiente che Google mette a disposizione degli insegnanti per gestire la condivisione di materiali e compiti a casa, Google ha sviluppato per le scuole G Suite for Education, un insieme di soluzioni che includono:

– i principali software di produttività personale di Google (Docs, Slides, Sheets, …) e di collaborazione online attraverso l’ambiente cloud di Drive;
– i servizi online che possono avere un’applicazione nelle scuole come Google Earth;
– la lavagna interattiva di Jamboard;
– il servizio di incontri via streaming di Meet;
– il motore di ricerca per le pubblicazioni accademiche Google Scholar;
– gli strumenti appannaggio degli insegnanti per valutare gli studenti come Forms ed Assignments;
– gli ulteriori prodotti di Google nell’ambito della realtà virtuale pensati per le scuole (Cardboard e Expeditions).

Non c’è alcun dubbio che la scuola sia un terreno di competizione fra Google ed Apple ed Apple Classroom, anche con il nuovo arrivato in Italia Apple Teacher, è l’ambiente a disposizione degli insegnanti per gestire l’apprendimento in classe – anche grazie ad interventi diretti sui dispositivi degli studenti – e fa il paio con l’evoluzione messa in atto attraverso iTunes che, con iTunes U, predispone strumenti e contenuti per l’animazione di una classe.

Dalle app che rendono più efficiente il prendere appunti (Notability, Explain Everyting) alle interfacce online che supportano l’insegnamento della matematica (Wolphram Alpha e Photomath), dalle piattaforme per l’apprendimento delle materie scientifiche di Amazon (Ten Marks e Inspire) agli ambienti di confronto e di produttività per i docenti come Edmodo e Cengage MindTrap, il digitale rappresenta dunque un ecosistema di gestione e di lavoro per reperire strumenti e contenuti a supporto dell’attività didattica, ma anche un esercizio adeguato a favorire un uso consapevole e positivo della Rete.

Tale adozione del digitale in classe non è infatti solo valido in sè, sul piano didattico, ma favorisce il confronto con gli insegnanti in merito ad un suo uso positivo, proficuo, attento e responsabile ed accresce le possibilità che ne emerga un dibattito in aula sui suoi aspetti deteriori che, soprattutto per i più giovani, non è presente solo nelle cronache dei giornali, ma nella quotidianità degli adolescenti: abusarne a discapito della socialità e dell’attività sportiva, averne una visione distorta come si osserva nei fenomeni di cyberbullismo e revenge porn online e, da ultimo, trascurarne le insidie date dagli aspetti di insicurezza da cui sono pervasi i social media debbono diventare un tema di “educazione al digitale“, un capitolo sempre più importante dell’educazione civica che con ogni insegnante ed in ogni materia è in questi anni sempre più importante.

 

 

 

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