Abilitazione all'insegnamento

Scuola

Il mercato delle abilitazioni all’insegnamento

10 Dicembre 2024

La legge 29 giugno 2022, n. 79, seguita dal decreto attuativo (DPCM 4 agosto 2023), ha ridisegnato il percorso per diventare docenti.  Per conseguire l’abilitazione all’insegnamento, che permetterà poi di partecipare al concorso, è necessario seguire un percorso abilitante di almeno 60 CFU (il CFU, Credito Formativo Universitario, indica un carico di lavoro per lo studente quantificabile in termini di ore), comprendente insegnamenti disciplinari e pedagogico-didattici, un tirocinio diretto nelle scuole e un tirocinio indiretto sotto la guida di un tutor coordinatore universitario. È un percorso che ha luci ed ombre, sul quale sarà il caso di tornare. Ma bisogna intanto denunciarne un aspetto inaccettabile. L’articolo 12 del decreto attuativo stabilisce che: “I costi massimi, pari a euro 2.500, di iscrizione ai percorsi di formazione iniziale, corrispondenti a non meno di sessanta CFU o CFA, sono posti a carico dei partecipanti”. In sostanza il governo ha pensato un percorso abilitante e ha caricato tutti gli oneri economici sulle spalle degli aspiranti docenti, costretti a pagare fino a 2.500 euro per acquisire il diritto di partecipare a un concorso.

È evidente che si tratta di una richiesta in aperto contrasto con lo spirito, ma forse anche con la lettera, dell’articolo 34 della Costituzione, che stabilisce che “i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Non si può escludere che vi siano degli aspiranti insegnanti, capaci e meritevoli, che non siano nelle condizioni economiche per affrontare il costo di un percorso abilitante, soprattutto se si considera che molti giovani hanno una vita fatta di lavori precari e spese crescenti per affitti e costo della vita. Un percorso, quello abilitante, che è di pratica, ma anche di studio, e che essendo post-universitario sembra rientrare pienamente nei “gradi più alti degli studi”.

Quanto agli altri, quelli che i soldi li hanno, non è difficile prevedere l’effetto di una simile richiesta economica sulla motivazione e l’atteggiamento verso il percorso. Si provi a immaginare che succederebbe se uno studente della scuola superiore, ad esempio, dovesse pagare una somma simile per un anno scolastico. Con quale spirito si porrebbe nei confronti della scuola e dei docenti? In che modo reagirebbe a un’insufficienza o peggio a una bocciatura? Rivendicherebbe, con ogni probabilità, la promozione indipendentemente dall’impegno, quasi fosse un diritto acquisito con lo sforzo economico compiuto per accedere alla scuola. E forse non avrebbe tutti i torti. È quello che rischia di accadere nel percorso abilitante, che può essere percepito, più che come importante momento formativo, come una incomprensibile gabella alla quale non è il caso di aggiungere un particolare impegno personale. Peraltro, una gabella richiesta per accedere a una professione malpagata. Nel rapporto 2022 Education at a Glance dell’OECD si legge: “Tra il 2015 e il 2021, in media nei Paesi dell’OCSE, gli stipendi tabellari degli insegnanti del livello secondario inferiore (programmi a indirizzo generale) con 15 anni di esperienza e le qualifiche più diffuse sono aumentati del 6% in termini reali. In Italia, l’aumento degli stipendi è stato pari all’1%, un valore inferiore alla media dell’OCSE”. Non  proprio una professione remunerativa; e le cose vanno perfino peggio se si considera il prestigio sociale. Non si comprende peraltro perché questo trattamento dovrebbe essere riservato solo ai docenti e non ad altre figure, meglio remunerate a parità di titolo di studio, della pubblica amministrazione.

Poiché è possibile frequentare il percorso abilitante anche presso Università private e telematiche, che sembrano essersi moltiplicate negli ultimi tempi, è sorto un vero e proprio mercato delle abilitazioni, con pubblicità sui social network particolarmente aggressive. Ed è istruttivo leggere i commenti a questi post pubblicitari: centinaia di richieste di informazioni da parte di aspiranti docenti, a riprova che il mercato è ben vivo (tutte le informazioni vengono date rigorosamente in privato); ogni tanto un commento critico, accolto dagli altri con apatia o rassegnazione. Una generazione di aspiranti docenti che abbiamo trasformato in concorrenti di un assurdo, vergognoso, schifoso Squid Game, in cui a vincere è il più cinico, il più spregiudicato o il più fortunato. Non certo il più meritevole. Non è difficile immaginare le conseguenze future per la scuola del merito e per il Paese tutto.

Foto di Riza Gabriela su Unsplash

 

1 Commento
  1. Ricordo ancora l’assunzione SENZA CONOCORSO dei 13.800 “insegnanti” di religione nella scuola pubblica da parte del governo Berlusconi, nel 2009 o giù di lì (la maggior parte con le sole medie al loro attivo ed una minoranza con le sole scuole elementari fatte).
    La loro presenza, insieme a quella dei ciarlatani assunti dopo, seppur con concorso, è un’imposizione vaticana al parlamento italiano che COSTA 900 milioni all’anno alla scuola pubblica, che poi non ha i soldi per i solai che cadono, per la carta igienica e per insegnanti di sostegno.
    Lo stesso perverso favoritismo ai sedicenti rappresentanti divini si concretizza in MILIARDI di finanziamenti annuali diretti e indiretti… e per forza lo stato cerca soldi dagli insegnanti, dall’iva al 22% dei tamponi mestruali, dalle tasse in perenne moltiplicazione ed aumento.
    Il solo giubileo ci costerà 2 MILIARDI, che è pure la cifra del passivo del fondo INPS CLERO, col quale noi italiani mandiamo tutti i preti in pensione SENZA LE REGOLE ITALIANE (mentre soldi per le nostre pensioni diventano sempre meno).
    “Fuori la propaganda religiosa dalla scuola” dovrebbe essere il motto quotidiano di ogni italiano al fine di condizionare il parlamento e rimediare a queste assurde storture

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi collaborare ?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.