Scuola

Compiti per le vacanze: ballare all’alba?

11 Giugno 2015

Per chi amava tutta la filmografia di Peter Weir a partire da “Picnic ad Hanging Rock” fu duro leggere la forte e  forse ingiusta  stroncatura di Piergiorgio Paterlini  de “L’attimo fuggente” che a lui parve « non solo un brutto film, un film che, dal punto di vista espressivo, scambia retorico con romantico, confonde tristissima melensaggine con commozione; ma è – sul piano che più ha impressionato, quello del rapporto professore-studenti, adulto-ragazzi – un film profondamente autoritario». Ma forse fu una stroncatura lungimirante, perché evidentemente prefigurava la perniciosa moltiplicazione dei professor Keating finanche a Scanzorosciate o a Fermo come questo  prof. Catà,  i cui compiti per l’estate rimbalzano su  tutto il web in questi giorni.  Lista di compiti che qualche commentino sullo stesso registro stilistico di Paterlini lo merita, anzi visto che il nostro Keating di Fermo si chiama Catà, richiede  immediato ricorso proprio alle spezie pungenti dei Kataballontes (i discorsi demolitori) di Protagora.

A me sembrano questi consigli  un minestrone di insipide sciocchezze accompagnate da una musichetta di fondo  modulata su flebili  intonazioni stilistiche: il “poetico” generico e dolciastro, il tono elegiaco e  impostato che danza, questo sì,  sull’orlo dell’abisso del melenso e del sublime pencolando tra le tonalità alla Papa Giovanni (il discorso sulla luna e il bacio ai bambini) e l’antipedagogia di don Milani (che sarà un santino antiautoritario epperò usava la frusta ) la  bonaria paideia  televisiva dei “Ragazzi di padre Tobia” con Silvano Tranquilli o Padre Brown di Rascel, ma anche, salendo di tono, il pompier sfrontato di  Alma Tadema per le immagini classicheggianti della danza in riva al mare greco cui si sovrappone  qualche contaminazione visiva dei balli rivieraschi dei “figli dei fiori” a Poona (gente, occorre ricordare, che aveva il posto pronto all’interno dei ranghi  borghesi,  una volta finita di correre la cavallina giovanilista).

Tralascio il ricorso pedestre al poncif, al dozzinale, nell’aggettivazione, nelle immagini:  “la volta dorata sotto cui camminare insieme”, “allegri come il sole”,  “indomabili come il mare”, “dialoghi struggenti” sono voltaggi stilistici davvero imbarazzanti: e mi permettono di suggerire subito al periodare slombato del Prof Catà -Keating non dico Baudelaire, ma  il semplice e geniale  Mogol delle “discese ardite e delle risalite” al fine di  temperarsi quanto meno lo stile se proprio vuol mettersi in sintonia con le derive scacciapensieri dei  ragazzi.  L’ultimo  punto, il 14,  “fate i bravi” fa compiere un salto all’indietro perché  centra spaventosamente  in pieno le atmosfere citrulle del  panettone Balocco.

E poi: il consiglio di  leggere al punto 3 mi sembra uno  sciapo truismo. Cosa dovrebbe fare uno studente in estate se non leggere? È come dire ai bambini di portarsi secchiello e paletta in spiaggia. O, come il TG1, che immancabilmente suggerisce a ogni canicola di vestirsi leggeri e di bere “tanti liquidi”. E quell’obliquo  “chiedete a me per i consigli di lettura”, è ruffianeria pedagogica allo stato puro, svenevolezza ammiccante. (Come dire: sono il vostro amico complice ma dopotutto il vostro prof). Ma io dico che la lista deve essere già pronta, e deve essere da togliere il fiato: imporre  cento sperando che facciano dieci, trenta, cinquanta e altrimenti che vadano al diavolo, i supermercati sono in cerca di commessi al banco. Il mio insegnante di filosofia ci riempiva di suggerimenti bibliografici alla fine di ogni lezione e durante l’anno. Quando questo  finiva bastava riesumare quella lunga lista e  il gioco era fatto.  Ma leggere per sentirsi “simili a rondini in volo”, no, non è cosa che si possa vedere senza ricorrere all’uso immediato della doppietta come quell’omino in bianca veste da camera nei film muti di una volta. Immagine svenevole e leziosa, da impallinare subito, le rondini e il prof Catà-Keating.

Tutta  la lista dei compiti di Catà-Keating  mi sembra, se costui non è alla ricerca del quarto d’ora di celebrità alla Warhol (che pare sia arrivato), la spia indiziaria del grado di midcult  allarmante   cui è giunta la classe docente del nostro povero Paese. Un livello da denuncia urgente al provveditorato di Fermo di Pesaro di Urbino, che provveda lui  a rieducare, al ritorno dalle vacanze,  i giovinastri del professor Catà-Keating  con la somministrazione di visioni violente e ripetute del filmaccio  “Ufficiale e gentiluomo”, al solo fine di introiettare per sempre “la” figura  ideale di istruttore-insegnante-tutor chiamatelo come volete, che non è quel loffio che vi accarezza il pelo, ma quel sergentaccio cattivo che ha “visto” nel vostro blocco informe di marmo l’ufficiale e vi aiuta con modi duri e spicci a farlo uscire fuori da voi facendovi andare fuori di voi. Ma senza barare; dicendovi la verità, che per intanto è questa:  che  “lo studio è fatica alla carne” come avverte il Qohelet (12, 12)  della Bibbia, che dovete massacrarvi coi libri, febbrili e ansiosi anche in vacanza, altro che danzare all’alba come nella pubblicità del Montenegro o dell’amaro Averna.

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