Scuola

Breve difesa dell’estate lunga della scuola italiana

14 Settembre 2023

Ho due figli che vanno a scuola. Forse per questo ieri mattina mi è stato proposto di firmare una petizione che chiede di ridurre la durata delle vacanze estive. Per una serie di motivi personali (metà della famiglia è svizzera e la totale non-corrispondenza tra i calendari dei miei figli e dei loro cugini è effettivamente una complicazione) dovrei essere il candidato ideale per sostenere questa iniziativa, ma è un’iniziativa sbagliata e vorrei che fallisse.

La petizione chiede alcune cose ragionevoli (investire di più nell’edilizia scolastica, ridurre i costi dei centri estivi, forse anche ridurre le ore di lezione giornaliere), ma l’attenzione è tutta sulla proposta di ridurre la durata delle vacanze estive. Il motivo è che nessuno sa cosa fare dei figli in quelle lunghe quattordici settimane. L’estate “scoraggia la conciliazione di vita-lavoro per tanti genitori costretti a destreggiarsi tra campi estivi costosissimi e mancanza di alternative a prezzi ridotti”. Questo approccio implica che la scuola sia sostanzialmente un allevamento/parcheggio di bambini, utile a sgravare i genitori di un’incombenza, consentendogli così di lavorare. È una ben strana idea di scuola, ma non è questo che mi interessa. Quello che vorrei sottolineare è invece il vero e proprio orrore per questo tempo straordinario: quattordici settimane, tutte di fila, senza interruzione. Perché questo tempo è così scandaloso?

Le vacanze estive della scuola italiana sembrano accennare all’esistenza di un tempo radicalmente altro. Forse sono l’ultima traccia di un calendario rituale nella nostra società. Tra i motivi di questo lunghissimo periodo di vacanza la petizione cita l’esigenza di “aiutare i genitori a raccogliere il grano nei campi”, mostrando di non capire molto di agricoltura (il grano non rimane in piedi maturo per tre mesi di fila ad aspettare che qualcuno lo mieta), ma individuando almeno confusamente l’arcaismo implicito in questa durata così estesa. È questo tempo ad essere scandaloso, questo tempo non dedicato a produrre e scambiare merci o ad allenarsi a produrre e scambiare merci. In quattordici settimane ci si dimentica della scuola, questo è il problema. Ci si può annoiare. E questa facoltà di annoiarsi, questo tempo infinitamente disteso sono dati – una volta tanto – a tutti: ai ricchi e ai poveri, a chi li usa davvero per andare in vacanza, fare corsi di ungherese, imparare a suonare la cornamusa e anche a chi non ci fa assolutamente un cazzo, gioca a carte, mangia ghiaccioli, mormora oscenità su quelli che passano per la strada. L’estate di quattordici settimane è questo dono straordinario offerto ai bambini e, indirettamente, alle famiglie, a cui il sovrano far nulla dei bambini ricorda ogni giorno che dovrebbero altrettanto nulla fare anche loro, che l’estate può essere almeno un po’ sottratta a un tempo della produzione che si è già espanso fin troppo negli ultimi decenni.

Senza dubbio molte famiglie non riescono ad approfittare di questa possibilità, ma questo non è certo un motivo per toglierloro anche la possibilità! Quasi metà degli italiani non va in vacanza; dovremmo costruire le condizioni che consentano a tutte queste persone di poterlo fare. Invece quello che proponequesta petizione è proprio il contrario: siccome non avete soldi per andare in vacanza, potete mandare i figli a scuola anche d’estate e quindi lavorare ancora di più.

L’estate non è una stagione. L’estate è stata conquistata. E in tanti posti, l’estate non c’è. Sarà meglio difendere questa meravigliosa istituzione italiana.

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