Scuola
Al via le iscrizioni scolastiche: come scegliere l’istituto migliore?
È un dato certo: anche la scuola è stata ormai contaminata dal virus del marketing, la competizione.
Siamo nel periodo caldo dell’anno scolastico e i genitori si apprestano a compiere il rito delle iscrizioni. Nel caso in cui abbiano figli adolescenti dovranno scegliere oculatamente l’istituto superiore: professionale? tecnico? liceo?
Tappe del rituale: consultazione delle classifiche stilate da Eduscopio; pellegrinaggi presso gli istituti scolastici delle città nei giorni stabiliti per gli open day; sottile azione di plagio – camuffata sottoforma di utile consiglio – da parte dei genitori nei confronti dei figliuoli, affinché si iscrivano in scuole prestigiose, formalmente per assicurare loro un’istruzione salda, di fatto per soddisfare il proprio narcisismo, senza tener affatto conto delle inclinazioni naturali e degli interessi culturali dei ragazzi.
È, infatti, un fenomeno ricorrente che durante gli incontri dedicati all’orientamento scolastico i genitori siano molto più attenti dei figli: pongono domande, intervengono, sollecitano risposte, interpellano i docenti reclutati dalle scuole per esporre i cardini dell’offerta formativa del loro istituto. Ormai è chiaro: sono i genitori a scegliere la scuola al posto dei figli.
E tra gli istituti scolastici si assiste a deprimenti campagne di proselitismo volte a catturare iscritti come se fossero prede da braccare in una battuta di caccia. La propaganda scolastica è perfino peggio di una campagna elettorale, è fatta di slogan degni dei migliori spot pubblicitari. La competizione è spietata e il campo di battaglia è sconfinato: si estende dagli istituti scolastici fino ai giornali e ai network locali.
Perché questo caos?
Le spiegazioni sono molteplici, ma fanno capo, in buona sostanza, al fenomeno ormai irreversibile, a quanto pare, dell’aziendalizzazione delle scuole che sentono il peso – ogni anno più pressante – di essere sempre “al top”, di dover fornire progetti esclusivi, offerte formative competitive, per evitare il rischio di accorpamento ad altri istituti, per salvaguardare l’organico: e l’elevato numero degli iscritti è sempre una risorsa.
Se tutto si risolvesse in una leale promozione di iniziative culturali e di servizi didattici, nulla quaestio.
C’è, però, un elemento che stona: il ruolo giocato da Eduscopio in questa feroce campagna-acquisti degli iscritti.
Sul sito di Eduscopio si legge lo slogan Confronto, scelgo, studio. La “missione” di questo ente è quella di garantire confronti tra istituti scolastici, fornire ai genitori (gli unici in grado di discernere dati statistici: come potrebbe, infatti, decodificarli un ragazzo di tredici anni?) informazioni utili ad operare comparazioni tra scuole localizzate nel raggio di 30 Km rispetto alla residenza degli studenti.
Insomma, Eduscopio stila classifiche tra le scuole come se si trattasse di hit parade.
Sul sito di Eduscopio si legge ancora la seguente riflessione: una volta rese comparabili le performance universitarie degli studenti se ne può ricondurre la qualità alle scuole in cui hanno conseguito il diploma. La capacità di una scuola di preparare bene agli studi universitari sarà infatti rivelata dalla media delle performance dei suoi studenti nei tre anni considerati.
Appare chiaro che la valutazione positiva o negativa di un istituto scolastico è emessa a partire dalle performance universitarie dei suoi studenti. Si tratta di dati statistici non obiettivi; il percorso universitario di un soggetto, infatti, non è la diretta conseguenza della qualità dei suoi studi superiori: dipende, infatti, da una serie di variabili che riguardano la sfera personale, familiare, esistenziale, economica, quella della salute di un individuo.
Quale oggettività o credibilità possono avere, dunque, le informazioni fornite da Eduscopio?
Va considerato, poi, un dato specifico: Eduscopio è un progetto della Fondazione Giovanni Agnelli e crea gerarchie tra le scuole – arrogandosi il diritto di promuoverne alcune e discriminarne altre e non si sa bene per quali motivi abbia assunto tale compito valutativo – nella convinzione che il capitale umano sia fra i fattori principali del benessere economico, come si legge sul sito della Fondazione
Ora è tutto più chiaro: “capitale umano” e “benessere economico” sono le parole chiave che condizionano le scelte dei genitori, i quali, a loro volta, incidono sui percorsi di formazione dei figli.
L’economia muove l’istruzione: Eduscopio emissario del Panopticon.
Ancora un dato: il presidente della Fondazione Agnelli è un noto economista che nel suo curriculum pubblicato su Internet vanta incarichi di prestigio presso Telecom, Confindustria, Banca d’Italia. Ne consegue che l’impianto della scuola contemporanea deriva dalla formazione economica del Presidente di un ente che pur non avendo alcuna relazione con il mondo della formazione, dell’educazione, della pedagogia, che dovrebbe essere il fulcro del nostro sistema scolastico, ne orienta, però, fortemente l’indirizzo.
E la scuola si trasforma così in una fucina di studenti manovrati da genitori a loro volta condizionati da un ente di fatto asservito alle logiche del mercato: ci sono molti verbi transitivi al participio passato in questa frase. Va ricordato che nella nostra lingua il participio passato dei verbi transitivi ha valore passivo e la coniugazione passiva è quella in cui il soggetto non agisce, ma subisce.
A volte la grammatica spiega molte cose.
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