Scuola

Adunata Alpini, gli insegnanti vicentini chiedono una scuola di pace

8 Maggio 2024

Scuole chiuse per due giorni, visite scolastiche per ammirare “moderni mezzi ed equipaggiamenti”, bicer de vin a prezzo calmierato e “gender washing”: le iniziative delle istituzioni scolastiche e del Comune fanno arrabbiare i docenti. A Roma nel weekend iniziativa sulla militarizzazione delle scuole.

“In occasione della 95° Adunata Nazionale degli Alpini, che si terrà a Vicenza dal 10 al 12 maggio 2024, le Truppe Alpine dell’Esercito e l’Associazione Nazionale Alpini allestiranno presso il “Campo Marzio” la tradizionale “Cittadella degli Alpini”. Si tratta di una vetrina espositiva e interattiva dei più moderni mezzi ed equipaggiamenti oggi in dotazione alle Truppe Alpine dell’Esercito, chiamate a operare in molteplici contesti, non esclusivamente montani, caratterizzata oggigiorno da una spiccata componente innovativa e tecnologica. La Cittadella offre una panoramica delle differenti capacità espresse dalla Truppe Alpine, mostrando, attraverso un percorso guidato, le differenti armi e specialità che oggi le compongono. Si potranno conoscere realtà come quelle del Genio, dell’Artiglieria e della Cavalleria inquadrate nelle Truppe Alpine, ma anche i diversi contesti operativi in cui sono state impiegate, anche per eventi di soccorso e di pubblica calamità, ambito dove le Truppe Alpine e l’Associazione Nazionale Alpini hanno scritto più di qualche pagina della storia insieme.

Con la presente si invitano i Dirigenti, i Docenti e gli Studenti a visitare la “Cittadella” in occasione dell’apertura del prossimo 09 maggio dedicata interamente alle Scuole per l’Infanzia, Primarie e Secondarie di primo e di secondo grado: la Cittadella sarà accessibile dalle ore 8,30 alle ore 19,30 senza alcun limite numerico. L’offerta espositiva permetterà di approfondire sia la conoscenza del Mondo Militare che della Protezione Civile dell’Associazione Nazionale Alpini, consentendo ulteriormente di mettersi alla prova nella traversata di un ‘ponte himalayano’, nell’arrampicata su una parete artificiale, seguiti da istruttori militari qualificati.”

Una circolare stilata in un linguaggio edulcorato, in cui “contesti operativi” e “moderni mezzi ed equipaggiamenti” sostituiscono guerre e armi, insieme alla notizia della chiusura delle scuole per due intere giornate, venerdì e sabato, su richiesta del prefetto, hanno suscitato la reazione di un gruppo di insegnanti vicentini, sfociata in una petizione che ha raccolto oltre 800 firme.

“La scuola rappresenta, per i nostri giovani, la possibilità di imparare a confrontarsi e a convivere tra loro nel loro tempo storico. Oggi più che mai. Con la crisi climatica ormai conclamata, i conflitti in Ucraina e in Medio Oriente che appaiono sempre sul punto di degenerare, diventa fondamentale promuovere una cultura di pace e di convivenza. Ne va della tenuta del nostro pianeta, della nostra esistenza come esseri umani. Ci risultano incomprensibili, pertanto, i messaggi che arrivano alla scuola dalle Istituzioni ad essa preposte, in occasione dell’adunata degli alpini prevista a Vicenza per inizio Maggio” scrivono gli autori del testo, che evidenziano la contraddizione tra l’impiego degli alpini in esercitazioni militari e attività di addestramento nel nord Europa e sul confine ucraino e il titolo “Intrecci di pace” dato dall’amministrazione comunale alla vendita di oggetti realizzati da bambini, giovani e adulti in occasione dell’Adunata per sostenere progetti di educazione alla pace e alle pari opportunità.

“Non riteniamo che una panoramica su armi e dotazioni dell’esercito possa avere valenza educativa, soprattutto in un momento storico in cui tutti i governi d’Europa stanno operando dei tagli in settori fondamentali come istruzione, sanità, servizi ai cittadini, per investirli nella difesa. A meno che non si voglia operare come denunciato dallo storico romano Tacito: ubi solitudinem faciunt, pacem appellant. Hanno fatto il deserto e lo hanno chiamato ‘pace’ ”.

“È un’iniziativa francamente incomprensibile”, conferma Antonio Mazzeo, insegnante e giornalista, autore di La scuola va alla guerra. Inchiesta sulla militarizzazione della scuola in Italia (Manifesto Libri, 2024) che, ci racconta, si trovava a Vicenza quando si è diffusa la notizia. “Capisco che l’Adunata congestionerà il traffico cittadino, ma due giornate di chiusura sono un messaggio sbagliato e mettono in difficoltà molte famiglie di lavoratori, inclusi gli insegnanti che abitano a Vicenza ma lavorano nelle scuole della provincia, che in quei giorni lavoreranno e dovranno sistemare in qualche modo i figli piccoli”. Una mail inviata lunedì, con cui chiedevo alla dirigente scolastica autrice della circolare citata delle ragioni della chiusura e del valore didattico della visita alla Cittadella degli Alpini, non ha avuto risposta.

Ma anche i vicentini non sembrano entusiasti: “Vicenza centro stamattina. Vedete tante bandiere? Gli Alpini hanno fatto del loro meglio, secondo le loro dotazioni. Il problema secondo me è la popolazione: non sente l’appuntamento” si legge sul gruppo Fb “Adunata Alpini 2024 Vicenza nell’attesa…”. “Amaro, sconfortante ma…vero! Ho 73 anni, quindi “vecio Alpin” ma i commenti per strada sanno più di fastidio che di gioia, ieri una donna ha sentenziato….i fa festa tra lori!!!” “Anche secondo me, ci sono più bandiere esposte nei paesi limitrofi che non a Vicenza città”. Paesi limitrofi come Montecchio Maggiore, dove venerdì il comune e il Museo delle Forze Armate organizzano “Grazie mulo amico mio”, con sfilata fino alle scuole Manzoni e nel pomeriggio, presso il Museo, “attività didattica sui muli militari”.

Mazzeo fa propri anche altri aspetti della petizione: la decisione di utilizzare i fondi raccolti durante l’Adunata per alcuni progetti di pari opportunità appare un maldestro atto di “gender washing” per coprire le molestie all’Adunata 2022 a Rimini e la decisione di calmierare il prezzo del bicchiere di vino è in flagrante contrasto con le misure adottate in altre occasioni: “Perché durante le partite di calcio è vietato vendere alcolici e qui si fa il contrario?”

Nel suo libro Mazzeo documenta minuziosamente la crescente presenza dei militari nelle scuole attraverso progetti di collaborazione sottoscritti tra Stato e forze armate e, a livello locale, spesso utilizzando la cosiddetta “alternanza scuola-lavoro”, tra dirigenti scolastici e distretti militari, ma anche strutture militari NATO e internazionali. Sempre a Vicenza il 24 aprile l’ufficio scolastico territoriale ha siglato un protocollo d’intesa col CoESPU (Center of Excellence for Stability Police Units), un think tank dei Carabinieri, creato in collaborazione col Dipartimento della Difesa USA, per l’addestramento e il dispiegamento di unità di polizia militare in azioni di peacekeeping. Dopo la firma anche l’FLC CGIL ha segnalato “l’esigenza di porre un freno al moltiplicarsi di iniziative volte a sancire accordi o intese, tra i rappresentanti dei Ministeri della Scuola e della Difesa, volte a istituzionalizzare la cultura bellica negli istituti scolastici di ogni ordine e grado”.

Portare i militari nelle scuole e gli studenti nella caserme, è la tesi di Mazzeo, costituisce una “preparazione alla guerra totale”, e rientra in una strategia internazionale che in altri paesi europei ha già portato all’intervento dei militari nella definizione dei programmi e nella formazione dei docenti e in Italia ha portato a episodi inquietanti, come quello stigmatizzato da un’interrogazione parlamentare di Elisabetta Piccolotti (AVS) dopo che a Gioia del Colle il Reggimento logistico Pinerolo ha celebrato l’anniversario del tricolore con attività di military fitness (tipo il ponte himalayano di Vicenza), facendo indossare agli allievi delle scuole elementari e medie giubbotti antiproiettile e portandoli a bordo di mezzi militari a “pigiare bottoni”.

L’istituzione della Giornata nazionale della memoria e del sacrificio degli alpini il 24 gennaio, anniversario della battaglia di Nikolajewka, durante l’invasione italo-tedesca della Russia nella II Guerra mondiale – approvata all’unanimità dal Parlamento con 7 astenuti alla Camera (25 giugno 2019, Conte 1) e un astenuto al Senato (5 aprile 2022, Draghi) – segna un clamoroso passo bipartisan verso l’unità nazionale armata a sostegno dell’imperialismo italiano in vista di nuovi conflitti. E instaura un clima che investe anche la scuola. Come ho cercato di documentare in “Sospensioni e manganelli, la scuola-caserma” (Roma Report, 2 marzo 2024) l’inasprimento delle regole disciplinari da parte dell’attuale governo e l’atteggiamento persecutorio verso le proteste studentesche in atto ormai da anni rientra in questo quadro.

Per questo l’Osservatorio contro la Militarizzazione delle Scuole e dell’Università e l’associazione Per la scuola della Repubblica – ODV hanno convocato per il fine settimana un convegno di un’intera giornata venerdì e un’assemblea pubblica il giorno successivo presso lo Spin Time a Roma, con la partecipazione, oltre allo stesso Mazzeo, di Marco Travaglio (su media e propaganda), don Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi, docenti e attivisti (il programma). Contemporaneamente, a pochi chilometri da Roma, si svolgerà il “Bombing Day 2024”, iniziativa sponsorizzata dalle forze armate per ricordare il bombardamento alleato del bunker sul Monte Soratte, sede del comando tedesco in Italia dopo l’8 settembre: “Sta arrivando il BOMBING DAY 2024, il conto alla rovescia è iniziato! Scopri le sorprese e i tantissimi eventi in programma: un viaggio nel tempo ti aspetta sotto il monte Soratte tra reenactors in uniforme, veicoli storici e spettacoli aerei!” Tra gli eventi in programma: l’inaugurazione della statua donata dalla Stato maggiore dell’Aeronautica, il Bombing Fest, cena storico-rievocativa con piatti tipici locali (è gradita in abiti civili e militari anni ’40), l’esibizione della banda dei granatieri e il sorvolo del paese di Sant’Oreste con aerei d’epoca, inclusa la rievocazione del bombardamento del 12 maggio 1944, effettuato da 68 bombardieri con la tecnica del firestorm, una “tempesta di fuoco” pensata anche per risucchiare l’ossigeno nelle profonde gallerie sotterranee. Risultato: 100 soldati tedeschi morti, molti schiacciati dal crollo delle gallerie, molti altri sotto shock portati fuori dalle gallerie e soccorsi dal parroco del paese, alcuni rimasti a lungo inabili.

Ieri pomeriggio, invece, una delegazione dei promotori della petizione si è recata presso l’Ufficio scolastico di Vicenza, per consegnare le 815 firme raccolte e farle protocollare.

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