Costume
Scandalo al sole
C’è una cosa sola che detesto più del caldo.
E’ il perbenismo.
Qualcuno penserà che si tratti di due concetti inassimilabili, paragonare i quali è impossibile.
Lo capisco.
Ma a me sembra invece di percepire, in ambedue i casi, l’alito dell’inferno.
Una diabolica folata di male assoluto (avevo scritto assolato, potenza del refuso e del correttore).
La differenza è solo che nel primo caso la nemesi si concretizza climaticamente in modo inequivocabile, nel secondo rimane nascosta, inespressa e inespressiva ma non per questo meno esiziale.
Il risultato è infatti lo stesso: il soffocamento di ogni forma di vita intellettuale – per la quale, com’è noto, necessita il freddo secco – e la desertificazione cerebrale del conformismo e della inedia – che del primo è caso particolare e forma specifica.
Il caldo è un imbuto che inghiotte l’intelligenza e pratica il peggiore degli egualitarismi: quello per cui un’ameba vale l’altra e due corpi al sole sono lacerti distesi ad infrollire, anche se uno dei due appartiene ad Albert Einstein e l’altro a David Parenzo.
Il perbenismo d’altra parte è un imbuto che inghiotte la doppiezza e la concentra in un solo sfintere senza sprecarne neppure una goccia. Questo concentrato ipervitaminico diviene poi il nutrimento dell’ipocrita che è, sempre, un perbenista e un benpensante.
Un tempo era un frequentatore di messe e di parrocchie, un sostenitore dei valori tradizionali (Dio, Patria, Famiglia) e un fustigatore di costumi sessuali – che poi andasse a puttane d’ogni sesso rientrava solo nell’esercizio di quella ipocrisia di cui era un virtuoso.
Oggi quel tempo è definitivamente tramontato e, francamente, temo che si debba ancora una volta convenire che si stava meglio quando si stava peggio.
Adesso infatti, il perbenista è, nove volta su dieci, un progressista laico.
Esercita il suo diritto di voto (generalmente vota PD o Renzi o Calenda che poi è la stessa cosa ma non disdegna neanche le famose “battaglie radicali” nè la Bonino che è un’europeista di vaglia) è un modernista umanitario, un propugnatore dei diritti della comunità arcobaleno e un ecologista; è attento alla dieta (occasionalmente la sua ma soprattutto quella degli altri) è un animalista, un cittadino modello e se ti vede fumare chiama la polizia oppure si rivolge alla magistratura alla quale lo legano affinità profonde e vocazione giudiziaria.
Del perbenista d’antan gli rimane la caratteristica di non farsi mai i cazzi suoi, perché farsi i cazzi altrui per lui “Non è un lusso da intellettuali o una questione accademica. E’ un dovere cruciale dell’etica civile” (cit. Gianrico Carofiglio). E anche la convinzione che se non fai come dice lui commetti peccato mortale; solo che da illuminista preferisce chiamarlo mancanza di civismo, inciviltà e, se il caso, ignoranza
Il vecchio perbenista propendeva insomma per le nerbate mentre questo preferisce il TSO.
Essendo soddisfattissimo di ciò che è pretende comunque che gli altri siano, a parte qualche concessione marginale, proprio come lui. Che è senz’altro il modo migliore di essere. Per fare un piacere a chi, purtroppo, è sfortunato e non lo è, egli mette per iscritto le regole per diventarlo. Perché lui non dice mai: io faccio così voi fate come cazzo vi pare. Lui dice: io faccio così e voi pure, se no siete bestie e finirete male.
C’è un modello di comportamento e quel modello lo fornisce lui.
Perciò non scrive ciò che – fortuitamente – gli capita di pensare (le volte in cui per avventura gli capita) ma pensa e scrive direttamente ciò che tu sei tenuto a pensare.
Dunque, nel terzo millennio, quest’uomo concepisce breviari. E non se ne vergogna neanche un poco.
Per questo, confessione per confessione, io confesso.
Così come – potendo farlo azionando una levetta – eliminerei dal campo del possibile le temperature superiori ai ventisei gradi allo stesso modo – potendo cancellare dalla faccia della terra la tipologia infernale del benpensante perbenista solo premendo un pulsante – lo farei senza esitare.
In ambedue i casi il clima ne guadagnerebbe assai.
E l’umanità dovrebbe essermene grata, anche se non lo pretenderei affatto: mi basterebbe la soddisfazione senza prezzo di avere adempiuto a un dovere cruciale dell’etica civile.
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