Società
Scalfari, magico intellettuale della Rivoluzione Francese
Non era un giornalista ma un intellettuale illuminato, un borghese che avrebbe fatto il giuramento della Pallacorda con i rivoluzionari francesi nella magica estate del 1789.
Scalfari era un uomo bellissimo, un facondo oratore, ma soprattutto un conoscitore profondo della filosofia: si leggano “Alla ricerca della morale perduta” e “Incontro con Io”.
È nato già editorialista, direttore, non è passato per la gavetta, non ha fatto il cronista come Dino Buzzati, Enzo Biagi o l’inviato di guerra come Indro Montanelli, Alberto Cavallari o il corrispondente come Alberto Ronchey.
Proveniva da “ Il Mondo” di Pannunzio, quella Italia di minoranza di intellettuali, senza dei quali saremmo bacchettoni e cattocomunisti.
“Barbapapà”, come lo canzonava Giampaolo Pansa, era un fantastico imprenditore e direttore d’orchestra. Ha messo insieme uno squadrone di giornalisti: Bocca, Pirani, Augias, Serra, Eco, Zucconi, Aspesi, Pansa, Ezio Mauro, Miriam Mafai. Ha convissuto con Forattini.
Ha fondato prima “L’Espresso”, settimanale di grandi inchieste, ma il suo capolavoro resta “La Repubblica” che Berlusconi non gli ha sottratto. Sarebbe morto prima.
Era un direttore stile Luigi Albertini de “Il Corriere della Sera”, perché fondatore ed editore; ed era adorabile con gli editoriali domenicali, quando bacchettava Craxi che definiva Ghino di Tacco, o Andreotti che chiamava Belzebù.
Scriveva magnificamente di economia e di filosofia: si ricordino i suoi libri con Giuseppe Turani ed Emanuele Severino. Era affascinato da Berlinguer e soggiogato da De Mita. Ma riconosceva che Montanelli fosse il principe, perché le 60 righe di Indro erano sintesi sontuosa.
Ha rubato al Corriere della Sera i migliori giornalisti, Citati, Calvino, Cavallari ed ha creato quella famiglia “la Repubblica” che, come diceva Marco Pannella, era un partito.
Si batteva per la riforma delle istituzioni e per l’attuazione della Costituzione.
Si definiva socialista liberale come i fratelli Rosselli ed europeista come Altiero Spinelli.
Ha inventato il formato tabloid e giocato con le foto e gli occhielli in modo fantastico nei menabò di Repubblica.
Innovatore sopraffino ha portato il colore nei quotidiani del mattino.
Negli ultimi tempi si era anche avvicinato alla fede e restano preziosi i suoi dialoghi con il cardinale Martini e con Papa Francesco.
Era anche un raffinato poeta( Scuote l’anima mia Eros)e corteggiatore di belle donne.
Aveva moglie ed amante che andavano d’accordo .
Di lui ho letto tutto ed è come se avessi perso un genitore.
Mi fanno compagnia i ritagli dei suoi articoli.
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