Medio Oriente
Vaticano e Fratelli Musulmani: un secolo di legami dimenticati
Quest’anno ricorre un secolo da quando i banchieri del Vaticano, guidati dalla famiglia Pacelli (il più famoso dei quali, Eugenio, diventerà Papa Pio XII), lavorando tra Tripoli ed il Cairo, hanno posto le basi per una collaborazione tra una banca egiziana ed una vaticana, così come tra un partito egiziano, di ispirazione religiosa ma profondamente laico, e quella che poi sarebbe diventata la Democrazia Cristiana. In cento anni tutto è cambiato, quella banca (Banque Misr) ora appartiene allo Stato, quel partito (la Fratellanza Musulmana) è stato perseguitato, i suoi esponenti torturati e uccisi, e poi, con il tempo, ha mostrato tendenze radicali; il Vaticano stesso ha più volte cambiato atteggiamento con l’Egitto e con il mondo arabo in generale, ma conoscere quella storia è necessario per capire l’affascinante parallelo tra l’Italia e l’Egitto degli inizi del 20° secolo, e capire oggi cosa sia rimasto (e cosa stia rinascendo) di quella esperienza.
Per questo partiamo dalla fine, ovvero dal momento in cui l’Islam nazionalista ed il Papato sono agli antipodi, ed intraprendono i primi passi per un riavvicinamento. Il 5 luglio del 2018 muore il Cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso – l’uomo che, accanto a tre Papi (Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco I), ha accompagnato un quarto di secolo di collaborazione tra Vaticano e COREIS, la Comunità Religiosa Islamica d’Italia[1]. Una collaborazione iniziata con un incontro storico tra Giovanni Paolo II e Ali Abd al-Rahman al-Hashemi, consigliere degli Emirati Arabi Uniti (e personale del leader del paese, Mohammed bin Zayed Al-Nahyan[2]) per le questioni religiose, in occasione di un Meeting dell’Amicizia a Rimini[3].
Quell’incontro è stato l’inizio di un percorso che, dopo decenni di silenzio ostile, nel 2007 ha permesso di stabilire relazioni diplomatiche tra EAU e Vaticano, che nomina il cardinale Paul Hinder Vicario Apostolico di Abu Dhabi[4]. Questo passo ha portato ad un’ulteriore distensione dei rapporti, culminata con l’incontro tra Papa Francesco I e Mohammed bin Zayed Al Nahyan a Roma nel 2016[5], e poi ad Abu Dhabi nel febbraio del 2019[6]. Ciò nonostante, Paul Hinder mantiene una posizione ambivalente sulla Fratellanza Islamica e la strenua guerra condotta contro questo partito dal governo filo-saudita del Cairo, da Riyadh e dagli Emirati: “When, years ago, the Muslim Brotherhood spread out from Egypt into other countries, they were received with open arms (…). But the idyll didn’t last long, and certain Arabic States have reacted with close and strict checks, or with expulsion”[7].
Una frase che il vicepresidente del COREIS, Yahya Pallavicini, rifiuta di analizzare[8]: Il COREIS non si lascia coinvolgere nelle diatribe interne all’Islam, specie quelle relative alla Fratellanza Islamica[9]. Secondo Pallavicini è giusto così[10]: il COREIS associa tutti i musulmani, non solo una fazione[11]. Ma ci sono forze, anche all’interno del mondo cristiano, che si oppongono come possono all’avvicinamento tra le chiese cristiane e musulmane, e nel nome di uno sciovinismo ed un razzismo etnico, religioso, politico accusano Papa Francesco I di eresia e ne chiedono le dimissioni[12]. Sono le stesse forze che, in Italia come in diversi Paesi del Medio Oriente, negli Stati Uniti ed in Asia, aderiscono ai progetti di estrema destra violenta ed antidemocratica, legati alle monarchie saudita e degli Emirati, a Donald Trump, a Steve Bannon e gli ambienti vicini al Ku-Klux-Klan, ai sovranisti europei: Matteo Salvini in Italia, Marine Le Pen in Francia, Alexander Gauland e Christian Lueth in Germania, Norberto Pico in Spagna, Nikolaos Michaloliakos in Grecia, Jaroslaw Kaczinsky in Polonia, Viktor Orban in Ungheria[13].
Tutti costoro, che accusano di terrorismo Papa Bergoglio e le forze politiche che, nei Paesi islamici, si oppongono alle monarchie, non sanno che tra il Vaticano e la Fratellanza Islamica esiste una collaborazione che, proprio nel 2020, compie cento anni di storia. Un secolo in cui gli egiziani, per far partire una propria economia, libera dal giogo inglese, hanno guardato all’Istituto per la Ricostruzione Industriale[14] (IRI) in Italia[15]. E con la creazione di un partito laico, la Fratellanza Musulmana, fortemente legato alla religione islamica, costruito in similitudine del Partito Popolare Italiano di Don Luigi Sturzo[16], che diventerà poi la Democrazia Cristiana e guiderà l’Italia democratica per oltre sessanta anni, continuando a simpatizzare per i Fratelli Musulmani ed i movimenti che sono legati all’esplosione della Primavera Araba – perché in tutta l’Africa settentrionale, dalla Tunisia alla Libia ed all’Egitto, i movimenti legati alla Fratellanza Islamica cercheranno di ricreare le condizioni per un partito simile alla DC italiana: laico, ma fortemente religioso[17].
La Banque Misr[18] è il risultato di questo tentativo: prima banca di soli capitali egiziani, è stata fin dall’inizio osteggiata dal potere coloniale britannico (che voleva ad ogni costo evitare forti concentrazioni economiche tra egiziani che potessero mettere in discussione il primato di Londra[19]), ma sostenuta e protetta dal governo tedesco[20], oltre un decennio prima che il nazionalsocialismo prendesse il potere a Berlino[21] (giacché i tedeschi si battevano contro gli inglesi per la supremazia commerciale nel Mediterraneo[22]). Questa banca, tutta egiziana, sarebbe stata la forza propulsiva che, tra il 1920 ed il 1936, fonderà e sosterrà finanziariamente la nascita delle imprese egiziane dei trasporti, della navigazione (con il Banco di Roma[23]), dell’energia, dell’industria tessile, dell’edilizia, dell’agroalimentare[24].
Esattamente ciò che ha poi fatto l’IRI: l’istituto nato dalle idee dell’economista Alberto Beneduce, che fin dal 1911 si è battuto in Parlamento per fondare una banca al servizio della rivoluzione industriale[25]. Molto prima di fondare l’IRI, già nel 1919 aveva creato CREDIOP, una banca strutturata esattamente come Banque Misr: soldi di imprenditori illuminati che, moltiplicati dalla speculazione finanziaria, sovvenzionassero la rinascita industriale nazionale[26]. Successivamente, quando Beneduce già lavorava per il governo Mussolini, lui inviò un giovane banchiere della COMIT (100% IRI) a collaborare con l’Egitto e Banque Misr, fondando la filiale del Cairo della COMIT Banca Commerciale Italiana nel 1921[27]: Paolo Grassi[28], che sarà poi uno dei più grandi economisti della storia d’Italia. Ma il Vaticano si era già mosso: nel 1912 il Banco di Roma, guidato da Ernesto Pacelli, aveva mostrato agli egiziani la via, fondando con il capitale del Banco di Roma la Cines Seta Artificiale, la prima grande industria di fibre tessili artificiali italiana, che tra il 1920 ed il 1936 iniziò a lavorare anche con le industrie del gruppo Misr[29], sicché l’Egitto divenne uno dei mercati più importanti per l’industria tessile italiana, e viceversa[30].
Oggi tutto è cambiato. La Banque Misr è stata da tempo nazionalizzata: dopo un secolo travagliato, ma anche di grandi successi, oggi la banca vanta circa 14.500 dipendenti ed il più grande portafoglio tra le banche egiziane: oltre 10 milioni di clienti[31], un capitale di circa 15 miliardi di EGP (950 milioni di dollari)[32], un fatturato (2018) di 670 miliardi di EGP (42 miliardi di dollari[33]), 159 partecipazioni azionarie in banche, industrie, imprese commerciali, cinque filiali negli Emirati Arabi e una in Francia, in Libano e Germania, nonché uffici di rappresentanza in Cina e Russia e una rete globale di corrispondenti in tutto il mondo[34].
C’è però un segreto che non è ancora stato rivelato: mentre nascevano le relazioni tra nazionalismo egiziano e gli istituti guidati da Beneduce, il Vaticano, in seguito all’avventura coloniale in Libia, ha intrapreso esso stesso la via che porta al Cairo: il neonato (1890) Banco di Roma[35] (la cui maggioranza azionaria, a quei tempi, era in mano al Vaticano[36] ed alla Comunità Ebraica di Roma[37]), d’accordo con il governo guidato da Giovanni Giolitti, aveva aperto una filiale a Tripoli e si proponeva come alternativa, per gli imprenditori locali, in opposizione alla Turchia[38], che occupava militarmente Tripolitania, Cirenaica e Fezzan[39].
Con il governo fascista di Benito Mussolini e l’invasione della Libia, la presenza del Banco di Roma in Africa Settentrionale si è rafforzata e, dopo l’inaugurazione della filiale del Cairo, la direzione per l’Egitto e la Libia è stata affidata ad Ernesto Pacelli, nipote di Papa Pio XII[40], un banchiere del Vaticano[41]. La banca non ha in Egitto gli stessi amici di Mussolini: lui appoggia Ahmad Hussein, leader del movimento Misr Al-Fitat, un gruppo di camicie nere che, nei principi antisemiti, nel corporativismo e nello sciovinismo estremo, ha posizioni lontanissime sia dalla Banque Misr, sia dalla Fratellanza Islamica[42]. In ogni caso, la Chiesa cattolica non è nemmeno dalla parte del partito di maggioranza di quei tempi, il WAFD (Ḥizb al-Wafd al-Miṣrī – il Partito della Delegazione, nato nel 1919 per ottenere l’indipendenza egiziana durante le negoziazioni del Trattato di Locarno[43]), che è a favore della secolarizzazione della società e dell’opposizione ad ogni potere religioso e politico europeo[44].
Il Vaticano cerca altrove, e scopre Mohammed Tal’at Pasha Harb ed il suo sogno di un Egitto indipendente, laico, e di ispirazione religiosa, costruito sulla collaborazione tra musulmani, cristiani copti ed ebrei sefarditi (che parteciperanno anche con i loro soldi alla nascita della Banque Misr[45]). Herb ha preso dai banchieri italiani e tedeschi l’idea per la nascita di questa banca, fondata con il contributo economico di sei famiglie di latifondisti egiziani (originarie della Provincia di Al-Minya[46], come molti degli investitori del Banco di Roma in Egitto, fin dal 1905[47]) in base alle linee-guida tracciate da Harb nel suo libro del 1911: “Egypt’s Economic Solution and the Project for an Egyptian or National Bank”, il libro che indica la strada per il raggiungimento della liberazione dal giogo coloniale britannico[48].
Quel libro di Tal’at Harb ha ispirato molti egiziani, primo fra tutti Hassan Al-Banna, che nel 1928 fonda la Fratellanza Islamica[49], il movimento che accompagna i primi anni della vita della Banque Misr, sostenendola economicamente, politicamente e con la propaganda tra gli imprenditori egiziani[50]. Fino alla salita al potere di Gamal Abdel-Nasser, dopo il colpo di Stato del 1952 e l’espulsione dei militari britannici, e la conseguente messa al bando della Fratellanza, i cui leader scapparono dall’Egitto o furono incarcerati[51], la Banque Misr ha continuato ad essere diretta dagli eredi di Tal’at Harb, dagli amici di Hassan Al-Banna[52], dai maggiori latifondisti del Paese e dagli intellettuali laici che sognano un Egitto simile alla Turchia di Atatürk[53].
Nasser, come Al-Sisi ed i suoi amici a Riyadh e Dubai oggi, hanno un apparente motivo religioso per osteggiare la Banque Misr: si tratta di un istituto che opera secondo le regole della finanza internazionale, e non quelle della sharia, la legge economica del fondamentalismo islamico, che proibisce di costruire ricchezza offrendo o riscotendo interessi o speculando in borsa[54] – lo stesso motivo che, oltre 90 anni dopo la sua fondazione, il Generale Al-Sisi affermerà essere quello per cui la Fratellanza Islamica (e la vecchia dirigenza della Banque Misr) è colpevole di eresia[55].
La Banque Misr è anche la prima banca del mondo arabo ad essere accettata nel novero dei soci della Bank für Internationalen Zahlungsausgleich di Basilea (BIS – Bank for International Settlements)[56], alla fine della Seconda Guerra Mondiale, molto prima che, una dopo l’altra, aderissero anche l’Arabia Saudita (1952) e la sua Arab Bank, dopo che la monarchia aveva creato la SAMA Saudi Arabian Monetary Agency, che costringe il sistema creditizio saudita a seguire le regole del commercio internazionale[57]. Prima di allora, il clearing delle banche egiziane era controllato e garantito dalla Bank of England e la divisa ufficiale era comunque la sterlina[58]. Il Banco di Roma, che già nel 1936 appoggerà la domanda di adesione della Banque Misr, dimostrando che l’Egitto fosse uno dei pochissimi Paesi in grado di battere moneta avendo una completa copertura con i depositi aurei[59], era già socio della BIS fin dal 1930[60].
Gli italiani, in seguito alla disfatta militare della Seconda Guerra Mondiale, nel 1946 riescono a riaprire solo la filiale del Banco di Roma a Tripoli[61], e lo stesso Banco di Roma centrale, a causa delle ristrettezze finanziarie del Vaticano, viene acquistato, per decisione del primo governo post-monarchico a guida democristiana, dall’IRI[62], pur mantenendo uno strettissimo legame con il Vaticano[63] e la famiglia Pacelli – la famiglia del Papa Pio XII[64]. La Deutsche Orientbank, che era di proprietà della Dresdner Bank[65], aveva la sede principale ad Istanbul, ma entrerà in crisi di liquidità a causa del collasso dell’economia mondiale del 1929, passando sotto il controllo (ufficiale[66]) di azionisti turchi, e dichiarando bancarotta nel 1946[67].
La collaborazione tra Banque Misr e Banco di Roma riprende nel 1975, quando la banca egiziana, in seguito all’apertura egiziana ai capitali stranieri, fonda la Misr International Bank, nella quale Banque Misr ha il 44% delle azioni, mentre il 7,375% viene sottoscritto dal Banco di Roma[68] che, negli anni successivi, salirà fino al 10% del capitale[69]. Nonostante la nazionalizzazione operata dal Presidente Nasser, il legame tra Banque Misr e Fratellanza Islamica rimane fortissimo[70], specie grazie ad Ahmed Al-Najjar ed alla Mit Ghamr Bank[71]: Al-Najjar ha studiato in Germania, crede nelle regole della sharia (come i leaders della Fratellanza Islamica) e, tornato nel proprio paese unisce i suoi studi ed il suo operato con l’influenza del pensiero socio-economico della Fratellanza Musulmana, che era nato con la Banque Misr ed era stato negato e cancellato dal regime di Nasser[72].
Al-Najjar non si limita a scrivere articoli, ma diventa banchiere lui stesso. La Mit Ghamr Bank viene fondata nel 1963 ed applica la sharia[73]: non paga dividendi o interessi, ma concede prestiti senza interesse, il cui guadagno è solo una futura partecipazione agli utili[74]. Il motivo per cui Al-Najjar ha fondato la banca in quella cittadina del governatorato di Ad Daqahliyah risiede nel fatto che proprio lì esisteva già, alla fine della Prima Guerra mondiale, un grande e florido centro di produzione dell’alluminio che, con circa 20 piccole fabbriche, copriva oltre il 70% del fabbisogno nazionale[75]. Ma per sopravvivere economicamente e garantire la produzione, quelle fabbriche, tradizionalmente, occupano fino a 50’000 persone con dei salari da fame, almeno un terzo dei quali sono bambini, che vengono pagati ancora meno, e producono gravi malattie polmonari (come la fibrosi) nella totalità dei dipendenti, un fatto che, da un secolo, lascia del tutto indifferenti le autorità egiziane[76]. Nonostante il sistema di produzione sia ovviamente vetusto, e quindi oramai queste fabbriche si trovano quasi tutte in stato di insolvenza, nel 2014 lo Stato ha deciso di rifinanziarle, considerandole un bene per l’occupazione e la socialità, e quindi da non lasciar chiudere, non importa a quale costo – in denaro ed in salute[77].
Il tentativo di Al-Najjad funziona: la prima banca al mondo ad applicare la sharia[78] guadagna bene, garantisce i salari ai dipendenti di una dozzina di filiali, paga lo Zaqat e concede oltre un quarto del proprio patrimonio per quello che oggi chiamiamo micro-credito[79], e che allora era un concetto rivoluzionario, che Al-Najjar aveva imparato dalle Savings-Banks della Germania (quelle che in Italia si chiameranno Casse Rurali)[80]. Ma Nasser non accetta questa sfida e, nel 1967, nazionalizza, rinomina l’istituto in Nasser Savings Bank e poi lo chiude, costringendo Al-Najjar ad espatriare in Turchia[81]. Le filiali dei villaggi circostanti vengono distribuite tra le quattro banche nazionalizzate d’Egitto (tra cui la Banque Misr) ma, negli anni a seguire, chiuderanno i battenti, perché Al-Najjar stesso, nel 1967, si stava accorgendo che, con il crescere del numero di clienti e, quindi, dei prestiti erogati, dato che non esistevano interessi, qualunque piccolo rovescio congiunturale sul commercio o la produzione industriale si ripercuoteva in modo grave sulla banca: da un lato non entravano guadagni, e dall’altro molti clienti non riuscivano a ripagare regolarmente il debito, nonostante questo fosse senza il carico degli interessi[82].
L’esperimento era stato appoggiato con entusiasmo dalla Fratellanza Musulmana (il che, secondo gli studiosi di storia dell’economia, è il motivo principale per cui Nasser ha voluto annientare quel tentativo)[83]. Ma a guardare con ammirazione alla Mit Ghamr Bank era soprattutto il Vaticano, che fin dai tempi della Rivoluzione Francese (ed ancora prima, con Tommaso d’Aquino) aveva condannato la nascita e la crescita del sistema bancario e dei prestiti, che considerava comunque un pericolo per la stabilità del feudalesimo e delle monarchie assolute, indissolubilmente legate al potere della Chiesa cattolica[84].
Solo nel 1917, e con grande sofferenza, sotto la spinta della pressione secessionista dei Calvinisti[85], il Vaticano aveva ammesso la liceità della riscossione dei tassi di interesse[86] ma, in linea di principio, ha sempre combattuto quel metodo di guadagno, ribadendo la sua approvazione per le regole sostenute dalla Fratellanza Islamica e dalla sharia. Dopo l’elezione di Francesco I il Vaticano ha riaperto il dibattito interno sulla liceità dei tassi di interesse, ed ha mostrato apertamente la sua simpatia per la sharia, tanto da aver indotto il Managing Director del Fondo Monetario Internazionale (FMI), Christine Lagarde, a commentare la posizione vaticana ed a riconoscerne la validità[87]. La posizione del Papato è univoca[88], tanto che l’editore vaticano Marcianum Press pubblica la versione italiana dei libri di teoria economica della sharia[89] e Giovanni Maria Vian, direttore del quotidiano ufficiale vaticano, “L’Osservatore Romano”, ha più volte confermato la sua adesione ai principi enunciati da Sayyid Qutb[90], uno dei padri ideologici della Fratellanza Islamica e dei grandi sostenitori delle tesi economiche di Tal’at Harb e di Ahmed Al-Najjar[91]; un ideologo, Qutb, che verrà perseguitato e nel 1966 verrà impiccato per ordine del governo del Presidente Nasser[92].
Gamal Abdel Nasser sarà anche un acerrimo avversario del Papato. Il suo odio per Tal’at Harb e per il movimento di Al-Banna è probabilmente iniziato nella culla, visto che veniva da una famiglia povera di Al-Minya, e la famiglia di sua madre soffriva sotto il giogo economico delle famiglie che avevano fondato la Banque Misr[93]. Ma già dall’adolescenza le sue posizioni filo-socialiste e militariste lo avevano portato ad odiare Israele (in quanto oppressore dei palestinesi ed occupante illegittimo di territori che Nasser considerava egiziani) ed il Vaticano che, con il Papato di Giovanni XXIII, cercava di farsi perdonare per le posizioni ambigue di Pio XII con il nazionalsocialismo ed aveva allacciato legami solidi anche con le formazioni estreme del sionismo ebraico[94], e non aveva mai espresso una posizione chiara contro le affermazioni fatte nel 1945 da Abdul Rahman Azzam, che era il Segretario Generale della Lega Araba, e che aveva accusato il Papa di accettare l’idea ebraica di creare in Israele “a Jewish symbolic State” copiato dall’esempio di Città del Vaticano[95].
Ma dopo la caduta di Nasser, durante il Papato di Paolo VI e di Giovanni Paolo I, il Vaticano ha dimostrato equidistanza dalle due correnti più estreme dell’Islam contemporaneo: sia quella wahhabita, nata in Arabia Saudita, che ha portato alla nascita di Al Qaeda, sia quella della Fratellanza Islamica che, in seguito alla repressione ed all’esecuzioni di Sayyid Qutb, aveva proclamato la giustezza della jihad per difendere la repressione della religione maomettana[96]. Negli anni precedenti alla Primavera Araba c’era stato un riavvicinamento con l’organizzazione diretta da Tariq Ramadan: nel 2007 c’era stato uno scambio di messaggi ufficiali molto positivo[97], peraltro scaturita da una gaffe di Benedetto XVI, cui il Papa aveva reagito con delle scuse[98], e nel 2012, quando Mohammed Morsi aveva vinto le elezioni egiziane ed il Partito della Fratellanza Islamica era divenuto maggioranza democratica del paese, l’Ambasciatore Vaticano al Cairo, il Cardinale Michael Fitzgerald, si era recato in visita ufficiale a Sohag, nella base della Fratellanza[99].
Purtroppo, subito dopo sono iniziati i disordini, e chi scrive non è in grado di affermare se le 37 chiese cristiane bruciate, più i massacri di copti, siano stati orditi dalla massa inferocita e senza controllo, dalle squadracce fasciste di Abdel Fattah Al-Sisi e dei suoi sponsor di Abu Dhabi e Riyadh, o dalla Fratellanza. Sta di fatto che, specialmente a causa dei fatti di sangue in Egitto, fino alla nomina di Francesco I, tra le due parti è sceso il gelo[100], tant’è che l’elezione del nuovo Pontefice ha suscitato entusiasmo e speranza nella Fratellanza[101]. Un entusiasmo non condiviso dai gesuiti, che oggi guardano con più simpatia all’Arabia Saudita ed all’Egitto che alla Primavera Araba ed alla Fratellanza, ed hanno da subito aspramente criticato la tendenza pacificatrice di Francesco I[102], tant’è vero che il nuovo Papa, gesuita lui stesso, come prima decisione ha rimosso da ogni incarico il gesuita Padre Federico Lombardi, che da decenni comandava la linea politica di tutti i media vaticani, sia la stampa che la radio, la TV e la sala stampa[103]. Dopodiché è iniziato il periodo di distensione, che è ancora agli inizi, ma procede[104].
Sta di fatto che, dopo cento anni, si è concluso un cerchio. Il sistema bancario ispirato da criteri religiosi è tornato al punto di partenza, quello della famiglia Pacelli, del banco di Roma, della prima edizione della Banque Misr, di Tal’at Harb, e che vede il Papa e la Fratellanza concordi nell’affermare che il sistema finanziario, senza le regole della sharia, abbia sostanzialmente fallito – nel senso che non difende la socialità e l’umanità, ma opprime i deboli ed arricchisca coloro che erano già ricchi e potenti. Per quanto riguarda l’aspetto politico, oltre vent’anni dopo la scomparsa della Democrazia Cristiana, il peso della morale religiosa nella politica non può restare lasciato in mano a populisti di estrema destra, opportunisti e sovranisti che baciano i rosari ma poi commettono le più incredibili nefandezze.
Forse i cristiani in politica avrebbero bisogno di un nuovo Luigi Sturzo, e la Fratellanza Islamica va aiutata ed accompagnata in uno sviluppo che la riporti alle origini di Hassan Al-Banna ed alla comprensione del fatto che la jihad non liberi nessuno, ma uccida soltanto – perché, se le stragi dei fondamentalisti musulmani massacrano soprattutto fedeli dell’Islam, le stragi dei fondamentalisti cristiani, specie negli Stati Uniti, massacrano a casaccio, spesso per puro odio etnico, o per frustrazione personale. Lo aveva detto Giovanni Paolo II: il 21° secolo sarà quello di un grande ritorno della religiosità. Da laico convinto, spero intendesse un ritorno dei valori positivo degli insegnamenti religiosi, e non la follia omicida di tanti che, negli ultimi 2000 anni, non importa in nome di chi, hanno usato Dio per commettere stragi disumane a fini puramente personali.
[1] https://www.coreis.it/dialogo-interreligioso/notizia/ultimo-saluto-al-cardinale-jean-louis-tauran-protagonista-del-dialogo-tra-la-santa-sede-e-lislam-italiano-e-mondiale
[2] https://www.youtube.com/watch?v=XC8WLiebOB8
[3] https://www.coreis.it/dialogo-interreligioso/notizia/ultimo-saluto-al-cardinale-jean-louis-tauran-protagonista-del-dialogo-tra-la-santa-sede-e-lislam-italiano-e-mondiale ; https://web.archive.org/web/20100613025043/http://meetingrimini.org/default.asp?id=673&edizione=3923
[4] http://www.asianews.it/notizie-it/Relazioni-diplomatiche-tra-Santa-Sede-ed-Emirati-arabi-9423.html ; https://www.toscanaoggi.it/Toscana/SANTA-SEDE-ALLACCIATE-RELAZIONI-DIPLOMATICHE-CON-GLI-EMIRATI-ARABI-UNITI
[5] https://www.mei.edu/publications/pope-uae-and-muslim-brotherhood
[6] https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2019-01/papa-francesco-abu-dhabi-videomessaggio.html
[7] http://www.30giorni.it/articoli_id_15285_l3.htm
[8] https://www.nuovaresistenza.org/2015/06/lislam-di-oggi-visto-da-un-imam-lindro/
[9] Barry M. Rubin, “Guide to Islamic Movements, volume 2”, M.E. Sharpe Publishers, New York 2010, pages 475-476, see https://books.google.it/books?id=wEih57-GWQQC&pg=PA475&lpg=PA475&dq=coreis+%22muslim+brotherhood%22&source=bl&ots=14_Nc8UDUc&sig=ACfU3U2Wfm4p9Gbdv9Wz0uF-gTc2gkcM3Q&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjUj-LBgMvqAhUVxMQBHc-sBzkQ6AEwAHoECAYQAQ#v=onepage&q=coreis%20%22muslim%20brotherhood%22&f=false
[10] https://www.nuovaresistenza.org/2015/06/lislam-di-oggi-visto-da-un-imam-lindro/
[11] https://www.coreis.it/chi-siamo
[12] https://www.raiplay.it/video/2020/04/Report—Dio-Patria-Famiglia-Spa-850ab2dc-3f12-4aba-8d37-fd3547f30c69.html, starting after 12 minutes
[13] https://www.raiplay.it/video/2020/04/Report—Dio-Patria-Famiglia-Spa-850ab2dc-3f12-4aba-8d37-fd3547f30c69.html, starting after 12 minutes
[14] https://it.wikipedia.org/wiki/IRI
[15] http://www.mercatiaconfronto.it/Portals/0/Egitto%20IAI/EGITTO-Mondimpresa.pdf, page 18
[16] https://www.youtube.com/watch?v=CY5DGDg7jNk : Matthew Bagot, “The Right to Religious Freedom and its political Significance: Catholic and Islamic Approaches”, University of Dayton (Ohio), 2019 – see also https://ecommons.udayton.edu/human_rights/2019/events/26/?utm_source=ecommons.udayton.edu%2Fhuman_rights%2F2019%2Fevents%2F26&utm_medium=PDF&utm_campaign=PDFCoverPages
[17] http://www.radioradicale.it/scheda/489704/islam-e-democrazia-leccezione-tunisina
[18] https://www.banquemisr.com/en
[19] A. Khadir Yildrim, “Muslim Democratic Parties in the Middle East: Economy and Politics of Islamist Moderation”, Indiana University Press, Bloomington 2016, pages 129-130
[20] Monica Friedrich Zetek, “Die Entwicklung der national-ägyptischen Miṣr-Gruppe im Zeitraum zwischen den beiden Weltkriegen unter besonderer Berücksichtigung ihres Verhältnisses zum deutschen Kapital: eine wirtschaftshistorische Untersuchung der ökonomischen Aktivitäten der I.G. Farbenindustrie A.G. in Ägypten, insbesondere gegenüber den industriellen Tochtergesellschaften der Bank Miṣr“, Dissertation, Leipziger Universität, Leipzig 1989, passim
[21] Eric Davis, “Challenging Colonialism: Bank Misr and Egyptian Industrialization 1920-1941”, Princeton University Press, Princeton 1983, pages 68-75
[22] Monica Friedrich Zetek, “Die Entwicklung der national-ägyptischen Miṣr-Gruppe im Zeitraum zwischen den beiden Weltkriegen unter besonderer Berücksichtigung ihres Verhältnisses zum deutschen Kapital: eine wirtschaftshistorische Untersuchung der ökonomischen Aktivitäten der I.G. Farbenindustrie A.G. in Ägypten, insbesondere gegenüber den industriellen Tochtergesellschaften der Bank Miṣr“, Dissertation, Leipziger Universität, Leipzig 1989, Chapter 2-3
[23] http://www.aidmen.it/articles.html/_/articles/le-linee-di-navigazione-del-banco-di-roma-che-operarono-dal-1908-al-r50
[24] https://web.archive.org/web/20080302113831/http://www.wataninet.com/article_en.asp?ArticleID=17047 ; Monica Friedrich Zetek, “Die Entwicklung der national-ägyptischen Miṣr-Gruppe im Zeitraum zwischen den beiden Weltkriegen unter besonderer Berücksichtigung ihres Verhältnisses zum deutschen Kapital: eine wirtschaftshistorische Untersuchung der ökonomischen Aktivitäten der I.G. Farbenindustrie A.G. in Ägypten, insbesondere gegenüber den industriellen Tochtergesellschaften der Bank Miṣr“, Dissertation, Leipziger Universität, Leipzig 1989, passim
[25] Valerio Castronovo, “Storia dell’IRI dalle origini al dopoguerra: 1933-1948”, Laterza, Bari 2012, Chapter 1
[26] Pier Francesco Asso, Marcello De Cecco, “Storia del CREDIOP. Tra credito speciale e finanza pubblica: 1920-1960”, Laterza, bari, passim
[27] http://www.noicomit.it/dettaglio.php?id=76
[28] http://www.bankpedia.org/index.php/it/103-italian/g/20399-grassi-paolo-enciclopedia, § 6
[29] https://web.archive.org/web/20080302113831/http://www.wataninet.com/article_en.asp?ArticleID=17047
[30] Misr produceva cotone e seta, Cines produceva fibre artificiali, ed insieme vendevano in tutto il mondo – Marcella Spadoni, “Le fibre tessili artificiali in Italia dai primi del Novecento alla Seconda Guerra Mondiale”, Dissertazione, Pisa 2000, page 146 and page 42, http://www.storiaindustria.it/universita_ricerca/dwd/Tesicompleta_Spadoni.pdf
[31] https://aibe.it/banche-associate/banque-misr/
[32] https://www.unepfi.org/member/banque-misr/
[33] Banque Misr, “Annual Sustainability Report 2017-2018”, Cairo 2019, pages 42-43 – see https://www.banquemisr.com/en/aboutus/Documents/Annual%20Reports/Financial%20Statements%202017-2018.pdf
[34] Banque Misr, “Annual Sustainability Report 2017-2018”, Cairo 2019, pages 52-53 – see https://www.banquemisr.com/en/aboutus/Documents/Annual%20Reports/Financial%20Statements%202017-2018.pdf
[35] “In 1890, on direct inspiration of Leo XIII, men closely related to the Vatican founded the Banco di Roma, in order to finance the various confessional bodies. This bank was later favored in the management of public services for the city of Rome“, in Luigi Cipriani, “La finanza vaticana in Italia: dagli espropri del 1866 ai Patti Lateranensi”, Roma 1984, as in https://www.fondazionecipriani.it/Scritti/vaticano.html
[36] http://www.aidmen.it/articles.html/_/articles/le-linee-di-navigazione-del-banco-di-roma-che-operarono-dal-1908-al-r50
[37] Ilaria Pavan & Guri Schwarz, “Gli Ebrei in Italia tra persecuzione fascista e reintegrazione postbellica”, Casa Editrice Giuntina, Firenze 2001, pages 61-62 – see https://books.google.it/books?id=7WvJfHa_4lEC&pg=PA62&lpg=PA62&dq=%22banco+di+roma%22+egitto&source=bl&ots=HJsD2nPVOd&sig=ACfU3U3MFa-rJ1rzBQ8ZXqBc-xZogICwRw&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjz64DD9LvqAhVgQEEAHSpoAqwQ6AEwA3oECAkQAQ#v=onepage&q=%22banco%20di%20roma%22%20egitto&f=false ; https://www.lintellettualedissidente.it/controcultura/storia/fatalmente-legati-litalia-liberale-in-libia/
[38] https://st.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-08-25/1911-guerra-banco-roma-063918.shtml?uuid=AakDioyD
[39] Renato Mori, “La penetrazione pacifica italiana in Libia dal 1907 al 1911 ed il Banco di Roma”, Rivista di Studi Politici Internazionali, Volume 24, Roma 1958, pages 102-118 – see https://www.jstor.org/stable/42733953?read-now=1&seq=1#page_scan_tab_contents
[40] Saskia Van Genugten, “Libya in Western Foreign Policies 1911-2011“, Springer Verlag, Berlin 2016, pages 15-19; Sarvepalli Gopal, “History of Humanity”, Volume VII, UNESCO, Paris 2008, page 688
[41] Vera Zamagni, “The economic history of Italy 1860-1990”, Clarendon Press, Oxford 1993, pages 154-156 – see https://books.google.it/books?id=DJvGpo_CH-UC&pg=PA154&lpg=PA154&dq=banque+misr+banco+di+roma+pacelli&source=bl&ots=u6Y53r04AS&sig=ACfU3U1izFUghcrxqLx2vJThXLvzTeA77Q&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwj4k_3128nqAhUs4KYKHQkJAVIQ6AEwAHoECAoQAQ#v=onepage&q=banque%20misr%20banco%20di%20roma%20pacelli&f=false
[42] Peter Mansfield, “A history of the Middle-East”, 5th edition, Penguin Books, London 2019, chapter “Partition of the Arab East”
[43] Tarek Osman, “Egypt on the Brink”, Yale University Press, Newhaven (Connecticut) 2010, page 76
[44] Peter Mansfield, “A history of the Middle-East”, 5th edition, Penguin Books, London 2019, chapter “Partition of the Arab East”; Sarvepalli Gopal, “History of Humanity”, Volume VII, UNESCO, Paris 2008, page 688; Samir Sail, “La France et l’égypt: de 1882 à 1914”, IGPDE, Paris 1997, pages 5-29, see https://books.openedition.org/igpde/763?lang=it
[45] Chantal Bordes Benayoun “Les Juifs et l’économique : miroirs et mirages”, Université du Mirail, Toulouse 1992, page 152
[46] Eric Davis, “Challenging Colonialism: Bank Misr and Egyptian Industrialization 1920-1941”, Princeton University Press, Princeton 1983, page 71
[47] Giuseppe Moricola, “Tra politica e affari: la comunità italiana in Egitto tra 800 e 900”, in “Tra economia e politica: gli scambi tra il Nord e il Sud del Mediterraneo in una prospettiva storica”, Collana di Storia Economica, Anno XXI, Volume 1, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 2018, pages 50-51 – see https://unora.unior.it/retrieve/handle/11574/183138/53629/SE%201%202018%20SEZ%20Moricola.pdf
[48] Eric Davis, “Challenging Colonialism: Bank Misr and Egyptian Industrialization 1920-1941”, Princeton University Press, Princeton 1983, page 75
[49] Brian R. Farmer, “Understanding Radical Islam: Medieval Ideology in the Twenty-First Century”, Peter Lang Verlag, Bern 2007, pages 82-85
[50] Hassan Muhammad Hassan, “Choix culturels et orientations éducatives en Égypte. 1923-1952”, pages 17-37, see https://journals.openedition.org/ema/68
[51] Saïd K. Aburish, “Nasser, the last Arab: a biography”, St. Martin’s Press / Thomas Dunne Books, New York 2004 – see https://archive.org/details/isbn_9780312286835
[52] https://ar.wikipedia.org/wiki/%D8%A8%D9%86%D9%83_%D9%85%D8%B5%D8%B1#cite_note-4
[53] A. Khadir Yildrim, “Muslim Democratic Parties in the Middle East: Economy and Politics of Islamist Moderation”, Indiana University Press, Bloomington 2016, pages 128-135
[54] https://www.investopedia.com/terms/i/islamicbanking.asp
[55] https://www.proshareng.com/news/Nigeria%20Economy/Africa-s-3-largest-economies-at-risk-of-GDP-reversal/17585#
[56] https://www.bis.org/about/history.htm?m=1%7C4%7C445
[57] “Bank restructuring in practice”, in BIS Policy Papers volume 6, Basel August 1999, pages 183-185 – see https://www.bis.org/publ/plcy06.pdf
[58] Banca dei Regolamenti Internazionali, “Quinta relazione annuale. 1° aprile 1934-31 marzo 1935”, BIS 1935, page 8
[59] Banca dei Regolamenti Internazionali, “Quinta relazione annuale. 1° aprile 1934-31 marzo 1935”, BIS 1935, page 9, page 19, pages 25-29
[60] Bank for International Settlements, “Sixth Annual Report. 1st of April 1935-31st of March 1936”, BIS 1936, page 63
[61] John Alfred Consiglio, “Banco di Roma’s Mediterranean Thrust 1900-1952”, Malta University Historical Society, La Valletta 2001, pages 87-89
[62] https://www.bancaditalia.it/chi-siamo/storia/istituzione/index.html
[63] Claudio Rendina, “L’oro del Vaticano”, Newton Compton Editori, Roma 2010, Capitolo 8 – retrieved in https://laviadiuscita.net/gli-impareggiabili-affari-del-vaticano/
[64] John Alfred Consiglio, “Banco di Roma’s Mediterranean Thrust 1900-1952”, Malta University Historical Society, La Valletta 2001, pages 75-76, pages 77-78
[65] “Merkblatt über den deutsch-türkischen Handelsverkehr und über das Garantiewesen: Deutsche Orientbank, Filiale d. Dresdner Bank”, Dresdner Bank, Berlin 1935, pages 3-9; “Ägyptische Wirtschaftsberichte“, Dresdner Bank, Berlin -1926-1939
[66] As early as 1940, the three major industrial and financial forces of the Third Reich (IG Farben, Deutsche Bank, Dresdner Bank) had begun to conceal their international assets to avoid an embargo or the seizure of their assets, so these companies, located abroad, they were often entrusted to local trustees who, vis-à-vis the national banking authorities abroad, seemed extraneous to German interests – cfr. Hans-Magnus Enzerberger, “OMGUS: Ermittlungen gegen die Dresdner Bank”, Franz Greno, Nördlingen 1986
[67] https://tuerkei.diplo.de/tr-de/vertretungen/generalkonsulat2/05-deutsche-orientbank/1563510
[68] https://www.wikiwand.com/en/Banque_Misr
[69] http://www.citystars-heliopolis.com.eg/en/directory/store/banque-misr?callback=storelist
[70] Robert J. Stefan, “Business in Islam: Contextualizing Business and Mission in Muslim-Majority Nations”, Wipf and Stock Publishers, Eugene (Oregon) 2020, pages 250-252
https://books.google.it/books?id=_NbaDwAAQBAJ&pg=PA250&lpg=PA250&dq=bank+misr+and+islamic+brotherhood&source=bl&ots=HNJohrPCBL&sig=ACfU3U1L3NMAWOUr_HUSPk7voMjA8bZwaw&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiOq6uVwMTqAhXPwMQBHadiDPcQ6AEwAXoECAsQAQ#v=onepage&q=bank%20misr%20and%20islamic%20brotherhood&f=false
[71] Emmy Abdul Alim, “Global Leaders in Islamic Finance: Industry milestones and reflections”, John Wiley and Sons, Hoboken (NJ) 2014, pages 9-10, see also in https://books.google.it/books?id=mT-kAQAAQBAJ&pg=PA10&lpg=PA10&dq=dr+ahmed+al+najjar+1960&source=bl&ots=zZlJDP52xM&sig=ACfU3U2c17aZ4KhZ3HhlDPZGz7GTTvig2A&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjb-uGVw8TqAhX0xcQBHeTOBLsQ6AEwAnoECAkQAQ#v=onepage&q=dr%20ahmed%20al%20najjar%201960&f=false
[72] Panos Kourgiotis, “Understanding Egyptian capitalism through the Muslim Brotherhood’s eyes: the quest for an ‘Islamic economy’ in the 1940s and its ideological and social impact”, in British Journal for Middle Eastern Studies, Volume 45, London 2018, pages 464-479, quoted as in a phone conversation with the author
[73] https://islamicmarkets.com/education/an-early-experiment-islamic-banking
[74] Zeyneb Hafsa Orhan, “Mit Ghamr Savings Bank: A Role Model or an Irreplicable Utopia?”, in “Insan & Toplum – The Journal of Humanity and Society”, Scientific Studies Association, Istanbul 2018, pages 85-102, see also https://insanvetoplum.org/content/6-sayilar/16-8-2/5-m0263/orhan.pdf
[75] http://www.lifestyletoursonline.com/location/mit-ghamr
[76] https://www.scidev.net/global/children/multimedia/egypt-s-aluminum-industry-thrives-child-labour.html?__cf_chl_jschl_tk__=378e3337f6fb0f3dc835b412a92563851a782032-1595063310-0-AU6FzT9gEiktBNp-tmPHVRixg2YrK1hEOHGTfn1Ft6fYpxlqoT_OY7e8hdBQIQqo_-CBkGYRenobaqI_9XXcPLvjN8W8DExZmcnnvIrT9dJiyC7ACeUYsvmBpktkcG7ZAX8dD81KDRsnq4dwLLSxkmzuMrQEz74A2V0d1lwvxpxVZhkicG-Xhh6XCzuatrAqUUZH6cN4cobeSJeTxSS0EtOBYCzbQrv5rXjw3501RKJ2jyfCrToKl1yWIYyNVsoX2JuyGhggdalf9hcizgcgw2NlRV5aSRh4qS4vghMKF1W-A1iRhrLXYUxhamXlp5RaI-Pd3LXvdCX_i69AOOyMavoEQsn8OVF-AZiWCy6DDY338oJ3_Q7Fw0op9gr1D0Bgdw
[77] https://steelguru.com/metal/ministry-of-industry-and-sfd-team-up-to-support-insolvent-mit-ghamr-aluminium-factories/417426
[78] https://islamicmarkets.com/education/an-early-experiment-islamic-banking
[79] Zeyneb Hafsa Orhan, “Mit Ghamr Savings Bank: A Role Model or an Irreplicable Utopia?”, in “Insan & Toplum – The Journal of Humanity and Society”, Scientific Studies Association, Istanbul 2018, pages 85-102, see also https://insanvetoplum.org/content/6-sayilar/16-8-2/5-m0263/orhan.pdf
[80] Andrew W. Mullineux and Victor Murinde, “Handbook of International Banking”, Edward Elgar Publishing, Cheltenham 2003, pages 192-193
[81] Zeyneb Hafsa Orhan, “Mit Ghamr Savings Bank: A Role Model or an Irreplicable Utopia?”, in “Insan & Toplum – The Journal of Humanity and Society”, Scientific Studies Association, Istanbul 2018, pages 85-102, see also https://insanvetoplum.org/content/6-sayilar/16-8-2/5-m0263/orhan.pdf
[82] Zeyneb Hafsa Orhan, “Mit Ghamr Savings Bank: A Role Model or an Irreplicable Utopia?”, in “Insan & Toplum – The Journal of Humanity and Society”, Scientific Studies Association, Istanbul 2018, pages 85-102, see also https://insanvetoplum.org/content/6-sayilar/16-8-2/5-m0263/orhan.pdf
[83] Zeyneb Hafsa Orhan, “Mit Ghamr Savings Bank: A Role Model or an Irreplicable Utopia?”, in “Insan & Toplum – The Journal of Humanity and Society”, Scientific Studies Association, Istanbul 2018, pages 85-102, see also https://insanvetoplum.org/content/6-sayilar/16-8-2/5-m0263/orhan.pdf
[84] Hans Visser, “Islamic Finance: Principles and Practice”, Edward Elgar Publishing, Cheltenham 2009, page 40, see also http://iaif.ir/images/khareji/books/finance/5.pdf
[85] Hans Visser, “Islamic Finance: Principles and Practice”, Edward Elgar Publishing, Cheltenham 2009, pages 44-45, see also http://iaif.ir/images/khareji/books/finance/5.pdf
[86] Paul S. Mills and John R. Presley, “Islamic Finance: Theory and Practice”, Palgrave MacMillan, London 1999, page 104, see also https://link.springer.com/content/pdf/10.1057%2F9780230288478.pdf
[87] Sazir Nsubuga Mayanja, “Embracing Islamic Finance in Africa: Opportunities and Challenges”, Chapter 5, “Islamic Finance as a factor in the global financial system and its prospects and challenges in Africa”, Lap Lambert Academic Publishing, Kigali 2019, page 5
[88] https://ahmadiyyatimes.wordpress.com/2010/02/03/vatican-says-islamic-finance-may-help-westren-banks-in-crisis/
[89] Sayyid Qutb, “La battaglia tra l’Islam ed il Capitalismo”, Marcianum Press, Città del Vaticano 2016
[90] Ann Black, Hossein Esmaeili Nadirsyah Hosen, “Modern Perspectives on Islamic Law”, Edward Elgar Publishing, Cheltenhma 2017, page 177, see also http://ijtihadnet.com/wp-content/uploads/Modern-Perspectives-On-Islamic-Law.pdf
[91] Sayyid Qutb, “La battaglia tra l’Islam ed il Capitalismo”, Marcianum Press, Città del Vaticano 2016
[92] https://www.iep.utm.edu/qutb/
[93] Robert Henry Stephens, “Nasser: A political biography”, Simon & Schuster, New York 1972, page 23
[94] Judith Hershcopf, “The Church and the Jews: The struggle at Vatican Council II”, American Jewish Year Book, volume 67, American Jewish Committee Springer, New York 1966, pages 110-111 – see also in http://research.policyarchive.org/17733.pdf
[95] Ido Yahel, “Covert diplomacy between Israel and Egypt during Nasser rule: 1952-1970”, SAGE Open Publisher, Tel Aviv 2016, page 1, see also in https://journals.sagepub.com/doi/pdf/10.1177/2158244016667449
[96] Sandra Toenies Keating, “What Catholics should know about Islam”, Knights of Columbus Supreme Council, Roma 2008, pages 35-35, see also in https://www.kofc.org/un/en/resources/cis/cis317.pdf
[97] https://www.globalmbwatch.com/2007/10/14/vatican-welcomes-letter-signed-by-muslim-brotherhood-leaders/
[98] https://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-3304528,00.html
[99] https://www.egyptindependent.com/vatican-ambassador-visits-brotherhood-headquarters-sohag/
[100] https://insidethevatican.com/news/newsflash/letter-20-2017-fatima-2/
[101] http://www1.adnkronos.com/IGN/Aki/English/Religion/Vatican-Muslim-Brotherhood-hopes-new-pope-will-be-more-tolerant-than-predecessor_314280167017.html
[102] https://www.ncregister.com/daily-news/jesuit-scholar-of-islam-assesses-upcoming-papal-visit-to-uae
[103] http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351400.html
[104] https://english.alarabiya.net/en/views/news/middle-east/2017/04/30/On-the-importance-of-relations-with-the-Vatican-and-other-religions.html
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