Asia

Terrorismo e uso dei morti dello Sri Lanka

23 Aprile 2019

Da più parti si segnala che i media (e anche il papa) non avrebbero definito esplicitamente “islamisti” gli attacchi in Sri Lanka contro obiettivi cristiani e turistici per qualche oscuro disegno filoislamico. Invece, fin da pochi minuti dopo le esplosioni, alcuni habitué dei social, in Europa, avevano già molte certezze sulle responsabilità.

L’iniziale prudenza del governo srilankese, che ha potuto identificare la matrice degli attentati solo dopo le indagini, oltre a essere causata dal timore di aver sottovalutato informazioni di intelligence, nasce dal fatto che il paese, un crogiolo incredibile di etnie e religioni, ha vissuto decenni di terrorismo di ogni specie, ma finora non islamista. Le Tigri Tamil, espressione nazionalista-marxista della minoranza etnica del paese (e di religione prevalentemente induista), hanno condotto operazioni di stampo terroristico (anche suicida) per oltre trent’anni, causando migliaia di morti. I marxisti-leninisti del JVP hanno dato per qualche tempo il loro contributo di violenza. Le stesse forze armate sono state accusate di violenza arbitraria.

In molti di questi casi, le vittime erano componenti della minoranza musulmana srilankese, che anche di recente è stata oggetto di pesanti attacchi piuttosto che essere responsabile di aggressioni. Il gruppo di fondamentalisti buddisti del Bodu Bala Sena è protagonista da qualche anno di violenze anti-islamiche, culminate negli scontri del 2014. Per questo, la matrice islamista degli attentati di Pasqua, per mano del recentissimo e poco noto gruppo fondamentalista del JTW, è pressoché una novità per questo paese martoriato da decenni di violenza.

Quanti editorialisti e vittimologi dell’ultima ora hanno scritto una sola riga sui morti srilankesi degli ultimi quarant’anni? Quanti hanno compiuto lo sforzo di inquadrare il tema della violenza contro i cristiani, che è in preoccupante aumento in molte aree del mondo in cui i cristiani sono in minoranza, nella specificità della storia complicata dell’isola? C’è l’impressione che alcuni abbiano scoperto lo Sri Lanka e i suoi morti soltanto oggi, per usarne le vittime cristiane in chiave politica e religiosa (eclatanti sono le provincialissime invettive contro i migranti seguite a questa strage, come se le vittime non fossero esse stesse srilankesi, che sono a loro volta una delle comunità di migranti presenti in Italia; oppure l’assurda polemica, di fronte a oltre 300 morti, sull’«Easter worshipper» di Obama!), piuttosto che per piangere l’ultimo doloroso episodio di una lunghissima scia di sangue nella “lacrima dell’India”.

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