Religione

Sottomissione

22 Gennaio 2015

Dopo i fatti di Parigi si è aperta una grande riflessione sui più svariati temi. È stato forse il vero 11 Settembre europeo stando alla portata e all’ampiezza delle reazioni delle parti che si sono sentite chiamate in causa (ossia, che si sono sentite chiamate ad esprimere una posizione). Due, fra questi temi, hanno attirato la mia attenzione più di altri tanto da sussumere i restanti sotto due macro-argomenti: 1. I fondamentalisti sono fondamentalisti e non c’entrano niente con la religione (in particolare quella islamica) – e se lo sono, è solo per via strumentale; 2. È insito nella religione (musulmana, per inciso) una deriva violenta e fondamentalista.

Per quanto mi riguarda affronterò il secondo punto, molto meno politically correct del primo – che è ormai sulla bocca di tutti – e molto più avvincente da analizzare. A questo proposito rimando all’interessante articolo comparso su Il Foglio il 9 Gennaio 2015 (http://www.ilfoglio.it/articoli/v/124455/rubriche/charlie-ebdo-deriva-violenta-della-umma-coranica-nel-mondo-parla-padre-samir.htm), La deriva violenta della umma coranica nel mondo, che può fornire una prima provocazione: «“Gli imam dicono che non bisogna confondere i terroristi con l’Islam, che invece è una religione che predica la pace e la non violenza. Troppo facile così, troppo poco”, dice al Foglio padre Samir Khalil Samir, gesuita nato in Egitto, vissuto in Libano, professore all’Université Saint Joseph di Beirut e al Pontificio Istituto Orientale di Roma».

L’Islam sembra non essere stato interessato da una radicale messa in discussione di se stesso né a livello intellettuale né a livello di pratiche di vita, così come lo è stato, invece, per il cristianesimo nel corso di due millenni. Senza risalire ai padri della chiesa (solo per esigenza di sintesi): Descartes ha aperto la via alla pensabilità di Dio attraverso la ragione filosofica prescindendo dalla teologia. Questo “peccato” di Descartes, e ancor prima di Tommaso, sarebbe quello di aver inaugurato la teologia naturale o filosofica, vale a dire di aver elaborato un’idea di Dio che non viene dalla rivelazione e che non poteva quindi non allontanarsi dalla nozione cristiana di Dio. Per Spinoza l’unica cosa che la ragione filosofica esige dalla teologia è che non si serva di questo concetto di Dio per sovvertire la natura, altrimenti, la teologia non potrà evitare di annullare la perfezione di Dio. La libertà dell’intervento di Dio non è concepibile in un mondo sottoposto al rigore delle leggi, a meno che essa non consista in nient’altro che nell’agire per le sole leggi della natura; per una mente formata a pensare secondo l’ordine geometrico, Dio non è più pensabile se rende impensabile il mondo. Con Kant si chiude una strada ad una conoscenza oggettiva, concettuale di Dio, alla pretesa di dimostrare razionalmente la sua esistenza mediante prove tratte dalle cause o dei fini del mondo; ma non si arriva all’ateismo, perché mostra come il pensiero di Dio scaturisca inesorabilmente dalla questione dell’uomo, dalla ricerca di senso del mondo, dalla coscienza dell’obbligo morale, dall’esperienza di una libertà fallibile. Con Kant sappiamo che Dio resiste alla ragione critica. In ultimo, con Hegel la dura parola che dice che Dio è morto contiene anche il giubilo eretico che è il Dio esteriore a morire, e ciò che risorge si chiama spirito della comunità cristiana. La libertà è sempre da realizzare nella storia, ed essa si realizza attraverso le tre tappe di liberazione: arte, religione e filosofia.

La religione cristiana ha saputo via via confrontarsi con la ragione filosofica di ogni tempo giungendo alla propria – sempre in fieri – autocoscienza, appunto attraverso un confronto aperto con l’altro da sé. Solo dopo la morte del dio esteriore ha saputo mettere al centro l’uomo, il figlio dell’uomo, Gesù che è il Cristo.
Sempre che si ammetta una seppur minima correlazione fra il sistema e le sue singole parti, la provocazione è servita: per l’Islam – cui grava sulle sue spalle un mancato serio confronto con le ragioni del tempo – Dio è ancora al centro del sistema. Ecco, questa è la vera differenza di sistema fra il mondo islamico e quello cristiano: che comporti forse qualcosa di realmente concreto nelle nostre vite?

P.S. Anche l’islam ha i suoi Voltaire contemporanei. (http://www.ilfoglio.it/articoli/v/124696/rubriche/terrorismo-islamico-i-voltaire-dellislam.htm)

 

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