Religione

Quando santi non fa rima con fanti

12 Settembre 2017

1.    11 aprile 1963 Giovanni XXIII pubblica l’enciclica PACEM IN TERRIS. E’ l’ultimo documento della sua vita, l’ultima sua parola. Per molti il riassunto dell’impegno ideale di un’esistenza e di un ministero. Giuseppe Roncalli morirà il 3 giugno 1963.

2.    Primi anni ’80. Reagan annuncia la volontà di riprendere con forza la propria politica di riarmo. La guerra fredda ancora in atto rischia l’escalation per emulazione. Vari episcopati (statunitense per primo, ma poi anche francese e tedesco) elaborano, con processi di consultazione, documenti di riflessione sulla pace e di condanna della nuova corsa agli armamenti. Raniero La Valle nel 1987 ne cura un’analisi dettagliata e critica. Per concludere parlando proprio della PACEM IN TERRIS: “essa svela una freschezza, un’attualità, una preveggenza che il tempo trascorso non ha in alcun modo usurato, anzi il successivo incremento e perfezionamento del sistema di guerra, e il successivo smarrirsi e confondersi del discorso ecclesiastico sulla pace, hanno ancora di più fatto risaltare il valore e la portata dell’enciclica giovannea, parola piena di grazia della Chiesa, non raggiunta né superata in seguito da altre parole, parola rivelatrice e fondatrice di una pace che sta davanti a noi”.

3.    Ottobre 2003 la Conferenza episcopale italiana organizza un convengo a quarant’anni dalla pubblicazione della lettera di Giovanni XXIII dal titolo: “Pacem in terris, impegno permanente”. Tutti i relatori concordano in unico giudizio: la straordinaria portata profetica del documento che ancora oggi è in grado di parlare all’umanità. “La PACEM IN TERRIS ha potuto parlare degli scenari internazionali, sia allora che adesso; anzi, per lo sviluppo progressivo della globalità vissuta dall’intera famiglia umana alcune sue prospettive assumono oggi perfino un maggiore valore chiarificatore della scena mondiale e orientativo sul da farsi” (G. Crepaldi).

4.    Settembre 2017, l’Ordinariato militare italiano annuncia la decisione di proclamare patrono dell’esercito italiano san Giovanni XXIII. Mons. Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi così commenta: “Pensare a Giovanni XXIII come Patrono dell’Esercito lo ritengo anticonciliare anche alla luce della forte ed inequivocabile affermazione contenuta nella Pacem in Terris, “con i mezzi di distruzione oggi in uso e con le possibilità di incontro e di dialogo, ritenere che la guerra possa portare alla giustizia e alla pace è fuori dalla ragione – alienum a ratione”. E’ ‘roba da matti’, per usare un’affermazione di don Tonino Bello, anch’egli Presidente di Pax Christi fino al 1993. Papa Giovanni XXIII è nel cuore di tutte le persone come il Papa Buono, il papa della Pace, e non degli eserciti”.

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