Religione
Può esistere una società di atei?
Può esistere una società di atei? Può esistere una morale priva di cifra trascendente? Dostoevskij scrisse: “se Dio non c’è tutto è permesso”. È vero: anche la convinzione che Dio sia con noi (il “Gott mitt uns” dell’esercito prussiano e poi nazista, e prima ancora delle crociate e delle guerre sante) è estremamente deleteria. Ma ci può essere una società di senzadio? Margherita Hack, scienziata atea, sosteneva che se gli uomini si comportavano male non era per colpa della fede ma della mancanza di sensibilità. Ma questa sensibilità da dove viene fuori? Molto spesso da un’educazione e un’etica che sono intrinsecamente religiose! Anche chi sospende il giudizio e non crede ha inconsciamente paura di una punizione divina ultraterrena: è per questa ragione spesso che non si comporta male. È vero: bisogna mettere in conto l’incoerenza del comportamento, talvolta la dissociazione tra convincimenti interiori e azioni; ci sono persone atee che si comportano in modo eticamente irreprensibile e persone che si professano religiose e poi si comportano male. Ma ancora una volta qual è il più potente freno inibitorio per non comportarsi male? Il senso di colpa, il rimorso! E l’unico modo per avere il senso di colpa è ricevere un’educazione religiosa. Certamente (e si ritorna al discorso di prima) che ci sono persone che nel dubbio si comportano bene, ma sono un’esigua minoranza; non si può certo impostare un’etica collettiva e sociale sul dubbio. Kant, uno dei padri dell’etica laica occidentale, metteva come presupposti della sua morale l’esistenza di Dio e l’immortalità dell’anima. Non ci credete? È scritto nella “Critica della ragion pratica”. Il senso del dovere su cui si basa l’imperativo categorico kantiano presuppone l’esistenza di Dio e l’immortalità dell’anima. Resta da chiedersi quale Dio sia vero tra tutte le religioni. Resta da chiedersi dove stia la verità. Ma l’esperienza mistica è una costante antropologica. Per quanto l’esperimento del “casco di Dio” di Koren sia controverso e sia stato oggetto di critiche, sembra che stimolando elettricamente certe parti dell’area temporale noi proviamo esperienze mistiche. Insomma ce lo dimostrano la storia, la religione, l’etica, la filosofia che abbiamo bisogno di un Dio e che molti problemi dell’Occidente derivino proprio dalla morte di Dio annunciata da Nietzsche. Ma leggendo “Così parlò Zarathustra” ci accorgiamo ancora che siamo nell’epoca del leone: siamo ancora distruttivi ma non sappiamo ancora ricreare. Abbiamo distrutto la vecchia morale, ma non siamo andati oltre. Nuovi valori all’orizzonte non ce ne sono. La cosiddstta trasvalutazione dei valori non è avvenuta. L’epoca del fanciullo che riesce a dire sì alla vita deve ancora venire. Qualcosa o Qualcuno in cui credere dobbiamo averlo. Nonostante la presenza di molte religioni ci sono tante guerre e tanti crimini. Immaginiamoci cosa succederebbe senza la religione! Persino gli illuministi erano deisti. Ci sono scienziati miscredenti che poi alla fine sono panteisti. O si crede in Dio o si crede nel proprio io. Terzo escluso!
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